Pregare a scuola - Da Berlino un possibile precedente per l'Europa
Una notizia dei giorni scorsi ha fatto discutere sul modo in cui la Germania sta affrontando l'integrazione degli immigrati in un paese che conta oltre sette milioni di stranieri e circa quattro milioni di musulmani su una popolazione di ottanta milioni di persone. Il fatto si è svolto a Berlino. Un tribunale amministrativo della città ha dato ragione a un ragazzo musulmano, Yunus M. di 16 anni, che aveva chiesto di poter pregare a scuola, rispettando quindi il Corano e l'impegno delle cinque preghiere giornaliere. Nella sentenza, la prima del suo genere nella Repubblica Federale, il giudice Uwe Wegener ha ricordato che la Legge Fondamentale garantisce ai cittadini la libertà di religione e di espressione. Ha chiesto quindi alla scuola berlinese di consentire a Yunus M. di pregare in un luogo appartato per 10 minuti fuori dagli orari di classe. Il Diesterweg-Gymnasium, nel quartiere di Berlin-Wedding (nella foto l'ingresso della scuola), sta riflettendo se fare appello o meno, sostenuto dal governo cittadino. Sostiene che se altri studenti chiedono di fare altrettanto la gestione della scuola diventerà impossibile. Il dibattito ha avuto luogo in una città dove c'è una forte tradizione secolare: nell'aprile di quest'anno è fallito un referendum che in caso di vittoria avrebbe dato la possibilità agli studenti di scegliere tra corsi di etica e corsi di religione, mettendo le due materie sullo stesso piano. Oggi a Berlino i corsi di etica sono obbligatori, quelli di religione sono facoltativi.
La Repubblica Federale - come l'Italia - non ha i principi radicali della Francia, dove la separazione tra Stato e Chiesa è netta e la laicità vuole garantire neutralità religiosa. In molte regioni tedesche corsi di religione fanno parte del programma ufficiale, il crocefisso è presente nelle classi e le suore insegnano indossando l'abito religioso. Lo stesso referendum berlinese di questa primavera ha messo in luce come la questione sia aperta. Evidentemente, è più difficile in questo contesto ambiguo prendere decisioni che non appaiano controverse. Tornando alla sentenza, mentre la preside Brigitte Burchardt mette l'accento sull'organizzazione scolastica e sull'impronta laica di una scuola pubblica, il giudice Wegener crede che nessuno possa veramente impedire a Yunus M. di pregare, se così richiede la sua religione. Pregare a scuola: sì o no? Il tema delicatissimo ha scatenato le reazioni dei lettori nei siti dei giornali tedeschi. C'è chi ha sottolineato le difficoltà di fare le abluzioni tradizionali prima della preghiera e chi ha notato che dopotutto il ragazzo in questione pregherà a scuola una sola volta al giorno (le altre quattro preghiere giornaliere avrebbero luogo fuori dagli orari scolastici). La sentenza del magistrato berlinese (qui il comunicato stampa del tribunale) potrebbe rivelarsi un nuovo punto di riferimento giuridico, in Germania e in Europa, nello stesso modo in cui lo è stata per molti versi la scelta francese di vietare il velo nelle scuole.
Una notizia dei giorni scorsi ha fatto discutere sul modo in cui la Germania sta affrontando l'integrazione degli immigrati in un paese che conta oltre sette milioni di stranieri e circa quattro milioni di musulmani su una popolazione di ottanta milioni di persone. Il fatto si è svolto a Berlino. Un tribunale amministrativo della città ha dato ragione a un ragazzo musulmano, Yunus M. di 16 anni, che aveva chiesto di poter pregare a scuola, rispettando quindi il Corano e l'impegno delle cinque preghiere giornaliere. Nella sentenza, la prima del suo genere nella Repubblica Federale, il giudice Uwe Wegener ha ricordato che la Legge Fondamentale garantisce ai cittadini la libertà di religione e di espressione. Ha chiesto quindi alla scuola berlinese di consentire a Yunus M. di pregare in un luogo appartato per 10 minuti fuori dagli orari di classe. Il Diesterweg-Gymnasium, nel quartiere di Berlin-Wedding (nella foto l'ingresso della scuola), sta riflettendo se fare appello o meno, sostenuto dal governo cittadino. Sostiene che se altri studenti chiedono di fare altrettanto la gestione della scuola diventerà impossibile. Il dibattito ha avuto luogo in una città dove c'è una forte tradizione secolare: nell'aprile di quest'anno è fallito un referendum che in caso di vittoria avrebbe dato la possibilità agli studenti di scegliere tra corsi di etica e corsi di religione, mettendo le due materie sullo stesso piano. Oggi a Berlino i corsi di etica sono obbligatori, quelli di religione sono facoltativi.
La Repubblica Federale - come l'Italia - non ha i principi radicali della Francia, dove la separazione tra Stato e Chiesa è netta e la laicità vuole garantire neutralità religiosa. In molte regioni tedesche corsi di religione fanno parte del programma ufficiale, il crocefisso è presente nelle classi e le suore insegnano indossando l'abito religioso. Lo stesso referendum berlinese di questa primavera ha messo in luce come la questione sia aperta. Evidentemente, è più difficile in questo contesto ambiguo prendere decisioni che non appaiano controverse. Tornando alla sentenza, mentre la preside Brigitte Burchardt mette l'accento sull'organizzazione scolastica e sull'impronta laica di una scuola pubblica, il giudice Wegener crede che nessuno possa veramente impedire a Yunus M. di pregare, se così richiede la sua religione. Pregare a scuola: sì o no? Il tema delicatissimo ha scatenato le reazioni dei lettori nei siti dei giornali tedeschi. C'è chi ha sottolineato le difficoltà di fare le abluzioni tradizionali prima della preghiera e chi ha notato che dopotutto il ragazzo in questione pregherà a scuola una sola volta al giorno (le altre quattro preghiere giornaliere avrebbero luogo fuori dagli orari scolastici). La sentenza del magistrato berlinese (qui il comunicato stampa del tribunale) potrebbe rivelarsi un nuovo punto di riferimento giuridico, in Germania e in Europa, nello stesso modo in cui lo è stata per molti versi la scelta francese di vietare il velo nelle scuole.
Nessun commento:
Posta un commento