domenica 31 luglio 2011

IL RUGGITO DEL PELUCHE

Non eravamo in pochi a comprare Repubblica per saltare immediatamente le pagine alla ricerca dell'articolo con la sua firma. Quello che si apprezzava di più era la sua precisione nel circostanziare e quindi collegare fatti e situazioni (da qui la statura del vero giornalista) e quindi il suo coraggio (da qui la statura dell'uomo libero, democratico e indipendente). Accanto al suo essere profondamente giornalista d'inchiesta, però a volte si "incappava" anche in qualche analisi tout court, anche quelli erano articoli da seguire con attenzione e da scoprire come delle piccole possibili verità.

Nel nostro piccolo, D'Avanzo l'abbiamo virtualmente accolto nel nostro circolo sin da subito facendo nostra una delle sue prime analisi del Partito Democratico. Questa analisi che D'Avanzo proponeva, noi l'abbiamo chiamata in seguito il Ruggito del Peluche, per D'Avanzo erano i cosidetti Giovani Leoni senza Denti. Resta comunque una delle definizioni più calzanti e a modo suo graffiante che ci ha accompagnato in questi anni di pd e che ancora oggi campeggia nel banner di questo blog:

La declinazione della politica di Obama ha più a che fare con la giovane classe dirigente della Lega che non con i giovani leoni senza denti del Partito Democratico. Converrà allora che quei giovani si diano da fare. Riscoprano il conflitto. Comincino a pretendere regole certe per le primarie...

(Leggi qui tutto l'articolo)

sabato 30 luglio 2011

COSI' E ORA

Sembra una cosa incredibile, ma capita d'estate, in questo momento dell'estate, che è un po' il cuore dell'estate, ad un passo dalle vacanze per chi ci va, nel weekend statisticamente più incasinato per traffico, partenze/arrivi: la sensazione che qualcosa si sia irrimediabilmente colmato, compiuto, riempito all'inverosimile. Da qui a settembre, con la ripresa dell'attività anche politica, sembra dividerci un'attesa lunghissima. Accanto al lento capitolare di un sistema politico che in poco più di 3 lustri ci ha deformato istituzioni e cultura, accanto a questo spiraglio che si apre, accanto alla gente sempre più sfinita, accanto a questa gente che riprende a organizzarsi - e per fortuna che lo fa - da sè (vedi referendum, vedi ballottaggi, vedi certe primarie come quelle di Milano), accanto a questo che siamo e che stiamo vivendo anche in questi giorni di pausa estiva (o meglio paura estiva: vedi la nuova crisi finanziaria e il temuto default USA - ormai più politico che economico -, vedi l'affossamento della legge contro l'omofobia -che per inciso a parte il comunicato di arcigay qui da noi sembra essere passata inosservata-, vedi i casini giudiziari e la propaganda neoliberista con la retorica del sono tutti uguali), sì, accanto a tutto ciò e prima di chiudere la zip dello zaino o quella della valigia, prima di salire sul treno, mettersi in macchina o fare il check-in, merita questa lettura, pochi minuti sul post di oggi di Civati:

Così e ora


Sono in treno, verso Pisa, per l'ultima festa democratica di questo mese di luglio (la 'Z' di Zambra, frazione di Cascina).

Fuori dal finestrino, un mare bello, «'na tavoletta», dice la signora napoletana seduta qui davanti, in una giornata che lo è anche di più.

Niente FrecciaStronzi, questa volta: è un Intercity, il treno, va più piano, si ferma spesso. Che a me piacciono molto le stazioni intermedie. E poi siamo passati da «G. Quarto». Sapete com'è.

C'è lo scompartimento a sei, quello di una volta. E anche il viaggio è quello di sempre, dalla città al mare. Una tratta familiare per ogni milanese, per ciascun lombardo, che ha un ricordo a ogni fermata. Siamo levantini anche noi, del resto.

Un incontro, un saluto, un gruppo di amici, un momento che non dimenticherà, in quei posti davanti al mare, con le spalle coperte dagli ulivi. E dalla macchia. Che è una bella parola, macchia.

C'è una strana nostalgia, anche un po' impaziente, forse perché sto per fermarmi e sto per compiere gli anni, e mi sembrano così tanti, e che gli anni li compie anche Zapatero, lo stesso giorno, che ha detto che poi smette. E ne compie cinquantuno. Che di solito in Italia uno a cinquantuno inizia. E l'aveva spiegata così, questa cosa che smette: «C'è chi crede si possa essere il miglior centravanti per sempre. Io no».

Ho appena finito di leggere Storia della mia gente di Edoardo Nesi, che avevo acquistato, anche per portargli fortuna, il giorno in cui hanno assegnato lo Strega. La sera. A Nesi.

Se non lo avete ancora letto, fatelo. Parla di noi. Parla della generazione di cui facciamo parte. E della sostanza delle cose. Proprio.

Nel frattempo, mentre scorre il mare e frusciano i tessuti del Nesi, le persone vanno in vacanza. Non so, sarà retorica, ma mi sembrano weekend da bagaglio leggero, perché la crisi colpisce, non ce n'è.

Una coppia di americani chiede informazioni e gli risponde un signore, che va a Chiavari, e parla un inglese un po' problematico. Però ha voglia di fare relazione: e attacca un button spropositato alla giovane coppia.

L'inglese è così così, l'aria condizionata è così così, i ferrovieri trattano le persone così così. Perché è sempre colpa di qualcosa d'altro (nel caso di specie, dell'incendio a Roma Tiburtina).

L'Italia è così così. E forse, però, ora se ne rende conto. E forse capisce che è venuto il momento di fare qualcosa, non solo di lamentarsene da mattina a sera. Forse ora sappiamo che non si può più andare avanti così. E che non è un modo di dire. E che il tempo stringe.

Perché non è colpa dell'incendio di Roma se non sappiamo l'inglese. Per dire. E perché stiamo peggio di qualche tempo fa, in cui sembrava che tutto sommato le cose poi si sarebbero sistemate. E invece.

In ogni caso, da qualche giorno, per colpa di un sms nella bottiglia che mi è arrivato mentre eravamo ad Albinea, mi chiedo se non sia colma la misura. E insomma se non sia venuto il momento di agire, che detto mentre tutti vanno in vacanza, fa un po' sorridere. Ma è così.

La domanda è semplice e la formulo prima di tutto a me stesso, che qualche piccola responsabilità ce l'ho anch'io, anche se sembra perfettamente incredibile anche a me.

E la domanda è: lo liberiamo questo Paese? Dico anche da noi stessi, quando non ci piacciamo? E quando non convinciamo nemmeno noi stessi, appunto, che sembra paradossale poi cercare di convincere gli altri? Ci mettiamo un po' di impegno, di rigore, di entusiasmo? Lo facciamo noi, però, questa volta?

Pensateci, vi concedo giusto due settimane. Poi si parte. Chi ci sta, ci sta. Chi non ci sta, poi, però, non si lamenti. Si tenga quello che c'è. Il debito pubblico, la retorica del declino, una politica che fa specie (in ogni senso). E quella cosa che noi italiani, si sa, non ce la si fa.

Giuseppe, dalla Puglia, mi ha mandato una cosa di Lorenzo che introduce Ora. Che è semplice. Non banale. Semplice.

Ecco. Proprio così. E ora.

(se ci siete anche voi, ve lo dico subito, è meglio)

venerdì 29 luglio 2011

GIOVENTU' RIBELLE

Riceviamo e pubblichiamo questo invito di Chiara Luisè

"
Gioventù Ribelle"

Sabato 30 Luglio ore 18,30 Palazzo del Podestà

Gioventù Ribelle è una mostra itinerante del Ministero della Gioventù in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Da sabato 30 luglio al 28 agosto 2011 farà tappa nella città di Rimini, in Piazza Cavour nel Palazzo del Podestà.

“Ci hanno tacciato di essere facinorosi, pazzi, gente che non ha nulla da perdere, adesso che tutto è riuscito battono le mani e plaudono ai “giovani eroi”. In verità abbiam vissuto fatti che sembrano usciti dalla fantasia di un romanziere…”
La mostra racconta la vita di alcuni personaggi che hanno combattuto per veder realizzato il proprio ideale: da Goffredo Mameli a Luciano Manara, dalla contessa di Castiglione a Maria Sofia di Borbone, da Carlo Pisacane ai fratelli Cairoli.
Il periodo storico di riferimento è il Risorgimento un momento denso di passioni, ricerca, inquietudini e irrequietezza che sono riscontrabili anche oggi. L’esistenza di queste figure fu molto avventurosa e errabonda guidata da pensieri che anche se non furono compiuti si impressero profondamente nella storia della nostra nazione. La mostra celebra proprio questo: la vita di questi personaggi e le loro idee rappresentata da un’esposizione di immagini, cimeli, brani dei loro scritti, video che legano le esperienze di allora a quelle di oggi. “Una galleria di ritratti e di parole interagire con filmati storici e appositi contributi video che legheranno le vicende di 150 anni fa con la vita di oggi nella ricerca di recuperare le radici della nostra patria. Una parola che fu molto piu’ che una espressione banale sulla labbra di questi giovani che furono pronti al sacrificio della propria vita per una idea ”moderna” e antiretorica dell’esistenza.
E’ prevista una itineranza del progetto espositivo in varie localita’.”

Inaugurazione: sabato 30 luglio alle ore 18.30
Periodo di svolgimento : 30 luglio – 28 agosto 2011
Località : Rimini, Palazzo del Podestà, piazza Cavour

mercoledì 27 luglio 2011

OMOFOBIA DI STATO

Il comunicato dell'Arcigay di Rimini:

La comunità gay, lesbica e trans è sconcertata. Non ci sentiamo rappresentanti da quella parte di parlamento senza vergogna, fatto di onorevoli-ipocriti del Pdl, Lega e Udc, che per la seconda volta hanno votato per l'incostituzionalità della legge contro l'omofobia sostenendo che introdurre protezioni specifiche avrebbe creato disuguaglianza e discriminazioni. Con i vostri privilegi e i vostri soldi ora compratevi una coscienza!

Onorevoli ignoranti, che mascherate la vostra omofobia dietro a cavilli legali, sappiate che per la definizione del reato di omofobia è ininfluente l’orientamento sessuale o l’identità di genere di chi lo subisce, ma bensì il movente. Tutti i cittadini e le cittadine di questo paese possono quindi essere vittime di un’aggressione a sfondo omofobico. Lo stato ha il compito di colpire e sanzionare il movente dell’aggressore.

L’Europa sta osservando l’Italia, non solo per l’economia ma anche per il rispetto, più volte negato, dei diritti umani. Il commissario Thomas Hammarberg, dopo avere invitato giorni fa il Parlamento italiano a votare positivamente, ieri ha dichiarato all’Ansa che “l'aver votato contro una proposta di legge sull'omofobia rischia di inviare ad alcuni un segnale negativo” che potrebbe quindi alimentare ulteriori ondate di violenza. L’obiettivo di una legge contro l’omofobia non è solo punitivo, ma soprattutto dissuasivo e pedagogico, promuovendo la diffusione di una cultura inclusiva di ogni differenza.

Un anno fa a Rimini veniva aggredito e violentato un ragazzo. La sentenza esemplare del tribunale di Rimini sul caso ha riconosciuto Arcigay parte civile nel processo con movente omofobico condannando l’aggressore a 5 anni per violenza sessuale, furto e minacce ai danni di una persona omosessuale. L’occasionale riconoscimento da parte della magistratura della rilevanza giuridica del movente omofobico deve trovare al più presto estensione in una legge dello Stato.

Chiediamo alle amministrazioni riminesi di intervenire e vigilare sul territorio per evitare il ripetersi di tali fatti, e di intercedere presso il Governo e il Parlamento italiani per dar voce alla richiesta di Arcigay di estendere finalmente la legge Mancino in materia di discriminazione ai reati di odio omofobico e transfobico.

Ci appelliamo a tutti e a tutte, soprattutto a voi genitori di gay, lesbiche e trans: con un sussulto di dignità mandiamo a casa questa classe politica degenerata e scandalosa prima che la pericolosissima avanzata di omofobia, xenofobia e razzismo ci travolga. Ricostruiamo insieme la dignità di questo nostro paese.

Ufficio stampa Arcigay Rimini


giovedì 21 luglio 2011

Papa Tedesco


No, non parliamo del Papa Tedesco (ne abbiamo già uno ed è più che sufficiente), ma della votazione sui domicialiari a Papa (si) e Tedesco (no).

Claudio Sardo oggi sull'Unità spiega abbastanza bene quanto segue:
Le manette non sono un simbolo di progresso sociale. Tuttavia il sì della Camera all`arresto di Alfonso Papa è stato ieri una scelta giusta, mentre invece il rifiuto del Senato alla richiesta di custodia cautelare per Alberto Tedesco è diventato, al di là di ogni motivazione, una prova di opacità, persino di ostilità verso i sentimenti prevalenti dell`opinione pubblica. Si tratta di casi assai diversi tra loro. Le stesse accuse sono diverse. Ma le istituzioni erano chiamate ieri innanzitutto a smentire i privilegi legati al mandato parlamentare e a riaffermare il principio di uguaglianza di fronte alla legge. [...] La crisi, comunque, non riguarda solo l`esecutivo pro tempore. È una vera propria crisi di sistema, è il capolinea della cosiddetta Seconda Repubblica. In fondo, se oggi appare inaccettabile il residuo di immunità parlamentare che riguarda gli arresti, ciò dipende anche da una legge elettorale intollerabile come il Porcellum, che produce parlamentari nominati e che puntella i governi con un premio di maggioranza che non ha uguali in Occidente. Tedesco ha pronunciato ieri in Senato un discorso coraggioso: ma ora per coerenza dovrebbe sospendersi dalle funzioni (e dallo stipendio) di senatore finché i magistrati non rimuoveranno la richiesta cautelare. In ogni caso, compito di tutti i riformatori è gettare un ponte verso un nuovo, moderno sistema politico-istituzionale. Senza questa ambizione non si ritroverà né l`equilibrio tra i poteri dello Stato, né un sano rapporto con i cittadini e i corpi intermedi. Servono partiti rinnovati, aperti alle novità sociali e alla partecipazione attiva. Ma servono partiti, capaci di garantire un collegamento tra società e istituzioni. Sono invece assai dannosi quegli apparati a servizio di leadership personali, che poi inevitabilmente producono cricche. Il sì all`arresto di Papa e il no ai domiciliari per Tedesco avranno ancora code polemiche.

sabato 9 luglio 2011

QUANTA DEMAGOGIA! e poca onestà intellettuale...

L' O.D.G presentato dal consigliere comunale Gioenzo Renzi, sulla riduzione del gettone di presenza, è stato respinto dal gruppo consigliare PD - sottoscritto compreso - in quanto incompleto e non condiviso.

Non è stata una bocciatura ideologica o di difesa per un qualche interesse della "casta", come qualcuno prova a fare credere: il tema della riduzione dei costi della politica oltre che auspicabile deve essere il più condiviso possibile, poichè non è un interesse di destra, sinistra o centro ma dell'intera comunità.

E proprio perché non c'è la volontà di mettere il cappello, in maniera strumentale, e pure un po' demagogica, su questioni come queste (il taglio dei costi della politica); il gruppo PD ha respinto l'ODG di Renzi perché, non condiviso ed incompleto ed ha rilanciato con una proposta aperta a tutti, che prevede il taglio del 10% dei costi a partire dai dirigenti, per passare dal sindaco e giunta e ai consiglieri. Con questa proposta il risparmio per il comune sarà evidentemente maggiore e più completo.

E' anche vero che non cedere a queste boutade spot è sempre più difficile: in parte è ben spiegato nel post di questo blog qui sotto. E' difficile perché - come s'è detto - la corda è stata spesso tirata fin troppo ed è molto probabile che i cittadini leggano dietro certi passaggi semplici tatticismi o - peggio - mancanza di coerenza.

Io ho votato contro per un motivo di contenuto e non di tattica. E perciò - anche per fortificare il legame di fiducia tra la politica e le persone, nei piccoli come nei più grandi passaggi della vita della nostra città - mi impegno a tenervi informati sul percorso e sulla concretizzazione della proposta. A informarvi e comunicarvi data e tempi certi del consiglio comunale che da qui a breve la discuterà per approvarla.

Carlo Mazzocchi
Consigliere Comunale - PD

venerdì 8 luglio 2011

ASTENUTI



Come hanno precisato in queste ore tutti i big del partito, Bersani in testa, in materia "il Pd ha le sue idee e non va dietro a tirate demagogiche", ma l'astensione "decisiva" alla Camera sulla legge taglia-province, per i militanti pesa eccome.

Il PD di san Giuliano ormai due anni fa aveva organizzato, alla vigilia della campagna per il rinnovo della provincia, una iniziativa proprio sul tema delle province (Riprovinciamo), nell'ambito dell'iniziativa si era discusso sull'utilità, sul cambiamento, sulla cancellazione: tutto quello che ne era emerso era effettivamente una tematica complessa, ma proprio per questo da affrontare; era emerso un po' quello che oggi dice Bersani insomma e cioè no a sparate demagogiche però si a una proposta che spieghi e riorganizzi le funzioni, le competenze, il coordinamento che oggi le Province svolgono sui territori.
Questo due anni e più fa, l'altro giorno in parlamento si è registrato da un lato questo drammatico ritardo di proposta, dall'altro – forse ben più grave dato il momento politico in cui viviamo – uno scollamento nell'opposizione a causa dell'astensione – evidentemente non concordata a sufficienza con gli alleati d'opposizione- del PD. Oltre al contenuto della materia, dunque, quello che pesa è il segnale politico volontariamente o involontariamente inviato.

Come si diceva Bersani cerca subito di spiegare: una posizione il PD ce l'ha e a giorni verrà espressa. Ma, se si leggono i post sul sito del PD nazionale, per la base è come fumo negli occhi.
Magari Bersani ha anche ragione, ma il problema è che i distinguo non reggono più.
Per cui potendo generalizzare la situazione, il caso di questa astensione assolutamente incomprensibile per la cosiddetta base è emblematico della situazione in cui ci troviamo: il tema reale è che – a questo punto – non solo non c'è confronto (almeno non c'è a livello di percezione), ma nemmeno più evidentemente quella trasmissione programmatica (non elaborazione – si badi bene - ma anche sola e semplice trasmissione nell'idea più restrittiva concepibile di un partito che si fonda invece sulla partecipazione come elaborazione) per cui se la proposta o l'idea o l'alternativa ce l'hai non l'hai nemmeno presentata a te stesso (a partire dai circoli).

Se si leggono i commenti degli iscritti sulla vicenda, si percepisce (per usare un eufemismo) una certa impazienza. In un certo senso, la corda è stata tirata troppo, per cui se è vero che un partito di governo, quale aspira ad essere il PD, non deve cedere alla demagogia come dice Bersani, è però vero che ogni volta che si presentano casi del genere (l'ultimo la partecipazione tardiva ai referendum) poi vengono interpretati - o meglio - sentiti dalla base come tatticismi. E i tatticismi evidentemente non vengono capiti più, per default vengono rispediti al mittente perchè sinonimo - al di là magari anche delle più buone intenzioni - solo e soltanto di manovra di palazzo, o peggio mancanza di coerenza.
Molti post di (si presume) elettori e iscritti del PD per esempio se concedono a Bersani l'idea che un partito di governo non deve cedere alla demagogia ecc... poi però non gli perdonano il dato politico che più o meno suona “non siete buoni di fare opposizione”. Perchè anche l'astensione in sè pesa, perchè è come non partecipare in un momento in cui invece la tua base non vuole che questo, rischiando anche di mandare all'aria qualche tatticismo che poi tanto non sai più spiegare.
Non lo sai più spiegare: esattamente come D'Alema che ti spiega il modello macerata quando a Milano si vinceva con Pisapia, ormai è diventata una barzelletta.

Quando abbiamo detto che qualcosa si sta muovendo nella società è ormai qualcosa di più, e quell'idea generica di partecipazione nel DNA del PD, forse già sbiadisce al confronto. C'è qualcosa di più, qualcosa che va oltre. Qualcosa che all'energia fresca in parte dovuta al sentore di un ciclo (quello berlusconiano) al suo fisiologico tramonto, si mischia però ormai al giudizio non più entusiasta dato alla classe politica di sinistra che in questi 15 anni ha cercato – magari anche al massimo delle sue possibilità – di contrastare il berlusconismo, ma senza risultati ritenuti sufficienti.

Ora questo movimento nella società ha bisogno di costruire l'alternativa, lo farebbe volentieri anche partendo dal PD, ma del PD – che pure resta sulla carta un partito ancora nuovo – questo nuovo lo deve e lo vuole percepire chiaro e netto, nei contenuti, nelle persone, nel modo di agire.

...nel modo di agire. Per cui per cocludere una nota si spera positiva: proprio ieri è arrivata a tutti i circoli una lettera di Bersani che qui potete scaricare e che annuncia qualcosa che, se Bersani non è vittima di un ghost writer completamente scollegato dal leader, e soprattutto se portata davvero a compimento, potrebbe rappresentare - chissà - magari anche un nuovo ufficiale inizio.