venerdì 19 agosto 2011

RICAPITOLANDO

giovedì 18 agosto 2011

FANTAPOLITICA: LA MANOVRA-BIS APPRODA AL SENATO


...E poi ti ricordano sempre: "Mai cedere al populismo da critica del menù della camera, mai cedere all'antipolica...". E' tutto vero: più che antipolitica, qui c'è la fantapolitica (nel senso del fantasma).

p.s.
Magra consolazione, ma pur sempre consolazione 2 dei 3 democratici stacanovisti (4 con Vannino Chiti alla presidenza di turno) li conosciamo bene: una è la Bastico, l'altro è Lionello Cosentino ospite del nostro circolo 2 anni or sono (qui).

mercoledì 17 agosto 2011

MEGLIO SCILLIPOTI DI QUELLA SCIENZIATA LA'...

Il momento è certamente difficile, critico, complicato se si è al governo e non si sa che pesci prendere per salvarsi la faccia, ma qualcuno avrebbe fatto meglio a restare sull'albero di pontida.

"Viviamo ancora dominati da bassi impulsi, come cinquantamila anni fa. Perché il nostro cervello ha una componente arcaica e limbica (che ha sede nell'ippocampo) che è aggressiva, emotiva e affettiva ed è quella che ha permesso all'australopiteco di salvarsi, quando è sceso dagli alberi e ha affrontato il mondo. L'altra componente, cognitiva e neocorticale, è molto più recente e corrisponde alla fase dello sviluppo del linguaggio. Purtroppo questa parte non riesce ancora a controllare quella più antica che, anzi, nei momenti estremi (guerre, crisi, carestie) torna dominante. Sono le condizioni ambientali, in definitiva, a metterla in funzione: nei regimi totalitari, per esempio, l'attività del cervello arcaico è al massimo".
Rita Levi Montalcini intervistata da Cristina Mochi per Repubblica (2009)

lunedì 15 agosto 2011

L'ULTIMO PONTE


In quest'ultimo ponte di Ferragosto possiamo guardare al prossimo futuro, a che ci aspetta.
Se si fosse nelle possibilità di poter sperare, desiderare quello che vorremmo potrebbe essere questo:

Innanzitutto che il popolo degli indignati (in questi giorni agostani in fibrillazione sotto gli ombrelloni delle varie località) riesca a trovare la sua via per trasformare per davvero la rabbia - o la passione - in cambiamento. E che contemporaneamente il centro-sinistra (PD in testa), avanzi immediatamente le sue proposte chiare e nette per affrontare i cambiamenti necessari, e faccia di queste proposte la parte centrale di un programma elettorale chiunque sarà poi chiamato a governare il paese.

Alcune di queste proposte sono già note e sono buone (come la tassazione sui capitali rientrati dai paradisi fiscali) altre sono nell'aria e devono essere organizzate meglio e soprattutto deve essere chiaro che non graveremo sui redditi da lavoro ma in modo stringente sulle rendite: la patrimoniale (non una tantum, ma in ogni finanziaria sui grossi patrimoni), una tassa veramente progressiva sugli immobili e le proprietà (ovviamente proprietà della chiesa incluse, almeno quelle che producono profitto), tracciabilità di ogni pagamento unito alla possibilità però di scaricare tutte le spese dal più piccolo scontrino, tagli alla spesa centrale della PA (vale a dire le spese ministeriali ma soprattutto a quelle strane ingenti liquidità su certi capitoli di spesa che in questi anni sono stati tristemente noti come la disponibilità economica e d'azione gestita dal superministro Bertolaso) e non più a quella "federale" (come è stato detto le regioni pesano il 16% mentre nella manovra i tagli vengono sostenuti per un 50%...): ciò si rende necessario oltretutto perchè la gestione locale delle risorse risulta oggi molto più controllabile da parte dei cittadini, se non altro per il sistema di elezione delle amministrazioni locali rispetto a un parlamento di nominati.

Per cui ultimo punto: legge elettorale e indennità.
Ci sono dei quesiti referendari per i quali - se questa volta ci si impegna tutti - sarà possibile votare il prossimo parlamento con una legge elettorale che permetta la scelta diretta della persona che ti rappresenta, una soglia invalicabile di numero massimo di mandati (per il resto ci sono i senatori a vita) oltre che, le primarie per legge.
E' un passaggio necessario, perchè i prossimi anni saranno durissimi: non si tratta di superare un ciclo, ma di un cambiamento necessario (nel nostro piccolo epocale) e per far ciò abbiamo bisogno di un forte consenso sulle scelte soprattutto su quelle a lungo periodo ma che richiedono scelte impopolari sin da subito. Per questo la credibilità sulla classe politica che ci guiderà è decisiva: se i cittadini non ritengono questa classe politica credibile, al di là del menù della camera e del senato, è perchè sanno che nessuno l'ha scelta. Purtroppo è così.
Sulle indennità - già prima di una legge che probabilmente non verrà in tempo utile- si può partire dai nostri, da quelli di centro-sinistra, se sembra equo agganciarla agli standard europei, troviamo il modo per "dare indietro" la quota che eccede se e quando eccede. E troviamo il modo soprattutto di informare l'elettorato di ciò.

E' adesso il momento di un programma elettorale e di una classe politica nuova che non faccia vedere solo la fine di un incubo, ma l'inizio di un modello di patto sociale nuovo, deve dirci - o magari meglio decidere assieme - come e dove usciremo trasformati da questo lunghissimo periodo di crisi. Non solo la soluzione di un problema, insomma, ma la visione della nostra trasformazione, finalmente.
Da nord a sud, dall'operaio al commerciante, dalla studente al pensionato c'è un paese oggi unito dall'incertezza e dalle paure sul futuro, in questo dramma collettivo, in questo brutto filo rosso, bisogna vederci l'opportunità per reagire dicendo a chiare lettere come vogliamo cambiare, chi vogliamo che contribuisca - di più e finalmente - a pagare quel che c'è da pagare e rifondare il nostro paese. E' l'opportunità per chiarire una volta per tutte e finalmente che non siamo tutti uguali poi scelgano gli italiani, per noi chi ha di più - oggi, domani e dopodomani - deve pagare di più, forse anche molto di più.

Il programma alternativo del PD e della sua coalizione (che è ora si materializzi), quello fortemente alternativo che è nell'aria, deve approdare su un documento prima possibile, perchè come questo 15 Agosto, è evidentemente l'ultimo ponte per andare al sorpasso di questo ventennio che ci ha visto sprofondare in vario modo, è l'ultimo ponte per salvare quel che rimane del nostro patto sociale e poi da lì ripartire.

venerdì 12 agosto 2011

SALVATE IL SOLDATO BOSSI


Salvate il soldato Bossi, dalla sua maggioranza e da se stesso.
O con le parole di Cesare Damiano:
"La sentinella-Bossi vigila sulle pensioni: speriamo che vada meglio dell'ultima volta nella quale, nonostante le minacce della Lega, ci siamo ritrovati con l'aumento a 65 anni dell'età pensionabile delle donne anche nei settori privati e con l'anticipo al 2013 dell'aggancio dell'andata in pensioni all'aspettativa di vita. Nonostante i proclami leghisti questo governo ha già massacrato la previdenza e minaccia di introdurre la libertà di licenziamento nel mercato del lavoro: si tratta di misure odiose che, in tempo di crisi, colpiscono ancor più duramente i ceti più deboli".

mercoledì 10 agosto 2011

LA POLITICA PER DEFAULT #2



Così, questa mattina, l'apertura dell'editoriale di uno dei principali quotidiani della sinistra:
"E' difficile dire se gli italiani stiano perdendo la loro fiducia in Silvio Berlusconi più di quanto i mercati finanziari ne stiano perdendo nell'Italia [...] Ma ciò di cui l'Italia soffre in misura maggiore non è tanto un enorme debito, quanto piuttosto un superdeficit di leadership politica".
Financial Times

lunedì 8 agosto 2011

IL BUIO OLTRE LA SIEPE: GLI ALTRI SIAMO NOI



"Dopo Pontida, abbiamo posto fine al sequestro dei beni ai cittadini che non potevano pagare le multe. Abbiamo messo un freno ad Equitalia, perché, cari Berlusconi e Tremonti, chi non paga non è un delinquente, ma solo uno che si trova in difficoltà"
Questo è Bossi, ad una delle Feste Padane di questa estate Bollente.

Nel tempo del commissariamento di fatto del governo Italiano da parte delle potenze dell'eurozona, nel tempo di una schizofrenica sequel di aperture e chiusure del Parlamento, di conferenze stampa, di proclami e soprattutto di annunci sempre più drammatici sul nostro stato dell'unione e dell'avvicinarsi sempre più presto delle lacrime e del sangue che ci aspettano.
Nel tempo del se ne esce solo tutti insieme, tutti uniti sennò tutti s'affonda prima seconda e terza classe come sul Titanic: bene in questo tempo, chi di fatto ha la responsabilità di tenere in vita questo governo che non c'è più da quasi un anno, così parla ai suoi.

Prima rigore, poi i distinguo. Prima l'annuncio di tagli senza la valutazione di qualità e tasse nuove per le famiglie più o meno camuffate ma generalizzate, poi il particulare, il clan, gli altri e - soprattutto - il noi.
Allora se tutti pagheremo caro, però abbiamo messo un freno ad Equitalia perché i nostri agricoltori le multe no, non le devono pagare.
E ancora:
"la Padania è lo Stato più forte d'Europa, dove la gente lavora. Purtroppo, nel passato il nostro Paese ha fatto due grandi errori: il primo è stato dei Savoia, che hanno portato una moneta forte nel Regno delle due Sicilie. Poi, Ciampi ha voluto portarci a tutti i costi nell'Euro, ma senza valutare i rischi: ora anche l'Europa è debole, ci sono Paesi come l'Irlanda che faceva le pentole o la Grecia o il Sud Italia, che non fanno niente"
Ancora una volta: prima la crisi che è globale e se siamo nella merda - per usare un francesismo - lo siamo perchè tutti lo sono e poi... di nuovo... e poi il particulare, il clan, gli altri e - soprattutto - il noi.

E' solo un caso, l'ultimo caso, l'ennesima briciola d'esempio di questo particulare che tiene in vita l'ultimo moribondo governo Berlusconi che ha fatto di questo particulare e della divisione da anni un sistema di governo un'arte dell'arrangiarsi posta ai massimi sistemi di comando del belpaese e che rivela quello che Diamanti oggi scrive su Repubblica con una delle sue mappe ormai senza speranza.
Certo, la crisi non è colpa di Berlusconi, non è colpa di Bossi, ma la volontà di chiudere il nostro paese in clan economici e localistici, l'incapacità di dare un respiro unitario, solidale, comune al bisogno di costruire un futuro per tutti oltre la crisi, di illuminare per una buona volta questo buio oltre la siepe che da anni sembra essere l'unica nostra prospettiva e su cui questi signori hanno costruito la loro fortuna politica (e non solo), questo si.

Per chiudere con le parole di Diamanti:
Poi, soprattutto, è da vent'anni che il localismo, il familismo e il bricolage sono andati al potere. Interpretati dal partito delle piccole patrie locali: Nord, Nordest, regioni, città e quant'altro. E dal Partito Personale dell'Imprenditore-che-si è-fatto-da-sé. È da 10 anni almeno che lo Stato è stato conquistato da chi considera lo Stato un potere da neutralizzare. Da chi ritiene le Tasse e le Leggi degli abusi. [...]

Perché, in fondo, questo Presidente Imprenditore - e viceversa - in campagna elettorale permanente, quando chiede sacrifici, rigore, equità, non ci crede neppure lui. Strizza l'occhio, come a dire: sacrifici sì, ma domani... Basta che paghino gli altri. Peccato che domani - anzi: oggi - sia già troppo tardi. E gli altri siamo noi. L'arte di arrangiarsi stavolta non ci salverà. Tanto meno Berlusconi.

venerdì 5 agosto 2011

DA OGGI IN EDICOLA COL CORRIERE DI ROMAGNA





GAY AND THE CITY
La prima rubrica sull’arte e la festa del mondo omosessuale de Il Corriere di Romagna


Esce oggi - venerdì 5 agosto - sul quotidiano Il Corriere di Romagna, da sempre testata di grande correttezza e modernità, l’inserto GAY AND THE CITY, la prima rubrica sull’arte e la festa legate al mondo omosessuale romagnolo, a cura della scrittrice e Responsabile Arcigay Cultura MAURA CHIULLI.

Nell’anno degli ennesimi rifiuti ad una legge contro l’omofobia, in un momento culturalmente difficile per il nostro Paese, un incontro tra mondo omosessuale e informazione è fondamentale. Sono orgogliosa di poter dare inizio a questo viaggio nella cultura e nella festa omosessuali, perché ritengo la conoscenza e la scoperta gli unici antidoti all’odio e all’indifferenza. Conosceremo artisti, luoghi, imprenditori gay o “amici dei gay” e racconteremo storie e appuntamenti. Nel resto d’Europa rubriche come questa esistono da tempo, in Italia si fa ancora fatica a raccontare il valore della diversità. Cominciamo dalla Romagna con GAY AND THE CITY
Maura Chiulli

Un ennesimo successo, un ennesimo spazio di coscienza conquistato da tutta la cittadinanza, non solo dalla comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e trans). La cultura e l’informazione sono un bene comune, che arricchisce tutte e tutti. Siamo lieti di iniziare questo viaggio con Il Corriere di Romagna e auspichiamo una sempre più proficua collaborazione. Nella Provincia di Rimini Arcigay conta oltre 3000 iscritti e spero che anche questa volta diano un segnale di partecipazione, leggendo e magari segnalando eventi, momenti, riflessioni anche sul nostro blog
Alessandro Tosarelli, Presidente di Arcigay “Alan Turing Rimini”

giovedì 4 agosto 2011

PER L'APPUNTO.


"Ho tre aziende quotate in borsa, sono un imprenditore in trincea"
Ha ragione lui. Per l'appunto.
All'origine di tutto c'è proprio questo: che anzichè di un imprenditore in trincea (una trincea comunque e sempre piuttosto d'oro) abbiamo bisogno (disperato bisogno) di un Presidente del Consiglio.

mercoledì 3 agosto 2011

L'AVENTINO AL CONTRARIO



I primi due interventi dei radioascoltatori di Prima Pagina Radio3, oggi sono quelli di un ragazzo e di una signora. Presumibilmente riascoltabili in pod-cast tra poche ore.

Sono semplici e riportabili così:
Il primo, è un ragazzo, semplicemente si chiede se sarà riammessa la preferenza per l'elezione dei parlamentari, perché questo lo farebbe stare - egli ritiene - più sicuro sulla qualità dell'offerta politica.
La seconda, una signora, allarmata dalla notizia che il parlamento resterà chiuso fino al 12 settembre "in questo difficile momento per tutti quanti", si domanda cosa "possiamo fare noi" per supplire a questa latenza?

Sono solo i due primi interventi, ne stanno scorrendo altri. Ma sono però la spia di cosa sta capitando attorno alla politica dei partiti in queste settimane. Sta capitando, evidentemente, un crescendo di insofferenza nei confronti delle organizzazioni partitiche e contemporaneamente però un crescendo di richiesta di politica, non un rifiuto.

Non è evidentemente antipolitica, ma piuttosto il contrario perché nell'ordine viene richiesto in questo momento: più qualità nella politica e nei suoi rappresentanti perchè evidentemente a questo viene collegata anche una maggiore efficienza e capacità di affrontare i nostri problemi e poi più presenza della politica nella soluzione delle crisi. Nel concreto dei due interventi: tornare a scegliere direttamente i propri rappresentanti e tenere aperti gli spazi della politica e delle decisioni.

IL PD su questi fronti può agire.

Sul primo è stata del resto presentata, la settimana scorsa, una proposta di riforma elettorale che reintroduce l'uninominale (con doppio turno e anche se solo per il 70% dei seggi). Va detto che difficilmente la proposta di riforma diventerà legge prima delle elezioni: ma è tuttavia un segnale. Per cui, proprio perché non resti una boutade archiviata velocemente in qualche cassetto del senato, il PD si attrezzi ad ammorbidire il porcellum almeno per quanto riguarda la sua parte di eletti preparandosi cioè a scegliere le proprie liste con primarie aperte ai cittadini.

Sul secondo fronte quello di tenere aperto comunque il Parlamento, a partire da un suo significato evidentemente simbolico, viene in mente una provocazione, ma neanche tanto. In barba agli svariati proclami della maggioranza (ultimo i "campus" estivi di Calderoli), perché non prepararsi ad un Aventino al contrario? Se la maggioranza va in vacanza (e in pellegrinaggio che però è stato annunciato come bipartisan) le opposizioni, la nostra opposizione, resti in sella, se non lo può fare fisicamente in parlamento (anche se dovrebbe essere così) lo faccia come se lo fosse.
Si percepisce forte il fatto che in queste ore il nostro paese non ha bisogno solo di una nuova fiducia dei mercati, ma anche quella dei suoi cittadini. In un momento di grave incertezza e con un capo del Governo quasi scomparso, i cittadini di questo paese in evidente difficoltà non sembrano tanto avviarsi all'ultima scena evocata ne Il Caimano (dove tutto va a fuoco e il palazzo di giustizia viene attaccato), al contrario chiedono di presidiare le proprie istituzioni (non a caso è al massimo la fiducia nel Capo dello Stato, e i referendum hanno segnato quella straordinaria partecipazione).

Insomma, è un ritorno alla politica e al presidio delle istituzioni, non una fuga da. E l'aria che si respira non è l'Aventino, ma il contrario. E per ora lo stanno facendo i cittadini.

P.s.
Ilvo Diamanti qualche giorno fa su Repubblica:
Non dobbiamo pensare, tuttavia, a una deriva inevitabile. La crisi dei partiti personali ha, infatti, sollecitato la reazione di molte "persone", che agiscono nella società civile e sul territorio, ma anche alla periferia dei partiti. Ne abbiamo avuto esempio in occasione delle amministrative e dei referendum. Da ciò la speranza - e qualcosa di più. Che le persone di buona volontà e i mille segmenti del movimento invisibile cresciuto in questi mesi non si rassegnino.

martedì 2 agosto 2011

2 AGOSTO 1980. PIAZZA, BELLA PIAZZA

POLITICA PER DEFAULT


Per inquadrare la situazione, Roberto Napoletano ieri sul sole 24ore scrive:

La fuga dai depositi del 2008 non c'è e non è nemmeno all'orizzonte, per fortuna. L'interbancario mondiale vive una fase complicata, stare in campana è obbligatorio. La spia della delicatezza della crisi del debito americano, che purtroppo riguarda tutti, si chiama "Money Market Fund" ed è misurata dalla velocità con cui questi fondi monetari disinvestono dai titoli sovrani che hanno in pancia.Sono l'anello debole della catena del mercato finanziario mondiale e vivono l'incubo che milioni di investitori, soprattutto in assenza di un accordo bipartisan negli Stati Uniti, si presentino mercoledì tre agosto e chiedano indietro i loro soldi per trasferirli sui conti correnti bancari. Questi soldi i "Fund" oggi non li hanno, o non li hanno tutti, e fanno raccolta liberandosi dei titoli pubblici sovrani dei Paesi che ovviamente ritengono più fragili.

Questo è il rischio che si corre, la paura e l'incertezza prima di ferragosto. In questi giorni abbiamo imparato a misurarci con un fatto in parte inedito: il default politico più che economico di una nazione di riferimento per l'assetto geopolitico, della finanza e dell'economia mondiale (gli USA).

Fra qualche ora l'accordo bipartisan che salva gli Stati Uniti dal default dovrebbe essere suggellato. I quattro leader democratici e repubblicani di camera e senato han fatto i loro conti sul voto di un accordo di compromesso e hanno garantito al loro Presidente di spuntarla anche senza i voti - a sinistra come a destra - delle parti più radicali.

Obama - come più volte già sperimentato - si è appellato direttamente ai cittadini perchè "intercedessero" con i propri eletti, li convincessero a trovare la via politica e dunque l'accordo sul tetto del debito. La capacità di andare direttamente là dove il consenso si forma, Obama l'aveva già sperimentato, l'aveva già praticato: ma se fino a qualche tempo fa l'aveva fatto cercando un canale di comunicazione prevalentemente con la sua parte, in queste ore l'appello - anzi i numerosi e ripetuti appelli - sono stati indirizzati con un messaggio un po' generalista a destra come a sinistra. E gli Americani l'hanno accolto, esercitando la loro pressione, l'han fatto i cittadini Repubblicani come quelli Democratici col risultato di un accordo che sega le parti più estreme proiettando Obama verso un nuovo e indistinto centro moderato che sembra oggi essere il suo - se ci sarà - futuro bacino di consenso. Uno spostamento politico di non poco conto.

E' un atto politico, dunque, che ha un valore certamente per l'evolversi della politica interna americana a poco più di un anno dalle elezioni, ma è un atto politico che ha anche un valore nel renderci manifesto come stia principalmente nella politica la chiave per governare quei processi che oggi ci paiono ingovernabili a partire da chi specula sui mercati finanziari. Così come il sogno obamiano perde smalto, allo stesso modo parte dei cosiddetti neoliberisti - e proprio là dove il neoliberismo è ideologicamente più forte - devono cedere buona parte (se non tutta) della loro fede nella capacità del mercato di autoregolarsi. Perchè alla fine se qualcosa può salvare fra qualche ora gli Stati Uniti dal default è soltanto un atto politico.

Atterrare - per concludere - in Italia, sembra un volo pindarico, come voler fare un paragone tra soggetti sproporzionati: eppure non lo è del tutto. Quando sui mercati finanziari si "svendono" interi paesi (gli attacchi per esempio che con ritmo costante nel mese di luglio il nostro paese sta subendo) questa drammatica svendita avviene a scapito di quei paesi percepiti come più fragili. E la fragilità non è soltanto nel dato strutturale del paese, ma anche nella qualità delle sue scelte politiche. Che è quello che manca in Italia. E nella percezione della qualità delle scelte politiche ci stanno tutte le componenti, non solo quelle che riguardano scelte in materia economica o di tagli alla spesa, ma tutta la sfera della politica e della sua capacità di mostrare un paese capace di avere la schiena dritta, di avere l'autorevolezza - quindi il consenso - per affrontare i problemi, tutti i problemi con serietà. Il richiamo delle parti sociali, sindacati e confindustria, dei giorni scorsi non era del resto che questo. Il problema dell'Italia è se la politica, quella vera e autorevole, resta debole a destra come a sinistra. Ecco perchè -anche- votare subito, come la Spagna farà, probabilmente è quello che dovremmo chiedere senza più cedere alle sirene di chi crede che la melina infinita dei governi tecnici e di transizione possano risollevare quello che è politicamente e non solo economicamente non più sopportabile.

Per chiudere sempre con Napoletano:

Voto di fiducia sul processo lungo al Senato e ministeri fantasma a Monza appartengono a metodi e bizzarie che non ci piacciono per nulla. Non sono, di certo, la medicina migliore per placare l'ansia dei mercati e ridare speranza al Paese.