giovedì 30 settembre 2010

Pd a lezione da Miliband: cercasi Ed disperatamente.












Il Labour inglese torna a sinistra. Le ragioni della giustizia sociale e dell’uguaglianza sono state la bandiera della campagna di Ed Miliband, il più giovane dei due fratelli che si sono contesi fino all’ultimo voto la leadership della principale forza progressista del Regno Unito. Lo scontro in famiglia ha premiato il candidato partito sfavorito alla vigilia.
Come capita da un po' di tempo a questa parte e complice lo sbandamento dei partiti di centrosinistra in Europa, ogniqualvolta un nuovo leader s'affaccia con un po' di coraggio sulla scena politica progressista scatta il racconto agiografico. Con un po' di cattiveria si può dire che la sinistra democratica e socialista - costantemente alla ricerca di una nuova e mediamente stabile identità - sembra aggrapparsi con speranza crescente, di volta in volta, al nuovo leader-simbolo, al nuovo prodotto da lanciare sul mercato elettorale con un po' di studio di packaging e marketing politico.
Ed Miliband - almeno stando alle cronache di queste prime ore - sembra essere appunto il nuovo prodotto. Stupisce però la posologia di questo prodotto di sinistra, ma non troppo, socialista/progressista ma non internazionalista: sull'etichettta ci potete leggere "Indicato per capelli sensibili e progressisti o cuti irritabili da politiche di destra, ma cavatevi dalla testa troppi idealismi".
Tuttavia, questo modo di fare politica a sinistra come se la si facesse per organizzare i lavori nel giardino di casa, se non infiamma può insegnare molte cose.

Allora scrive Mario Rodriguez su Europa:

Quando si sente sapore di elezioni politiche torna a galla un tema che nasconde dentro di sé uno dei grandi “irrisolti” della politica della sinistra italiana. Un “irrisolto” che evidenzia molte riflessione incompiute, abbozzate, lasciate a metà. Problemi senza risolvere i quali difficilmente si saprà mettere in campo una proposta convincente, una metafora vincente, una frase che raccolga il senso della propria ragione d’essere.

E, come al solito, dietro queste difficoltà ci sono problemi di visione e di cultura politica (e di teoria sociale) dai quali non si sfugge solo con appelli alla concretezza.

Così ricompare l’idea di rivolgersi ai tanti che hanno rifiutato la tessera elettorale. La convinzione per il Pd, tutta da dimostrare, che la strada di una possibile vittoria elettorale sia quella di rivolgersi agli astenuti con una proposta più di “sinistra”, lasciando perdere la più difficile sfida di rivolgersi all’altro schieramento, ai delusi di Berlusconi, a quelli che potrebbero essere attratti da una proposta “centrista” non convince. E anche se gli elettoralologhi e i sondaggisti portassero dati a conferma di questa opinione, si potrebbe sostenere che la loro è una fotografia di quello che è già avvenuto e non esclude affatto che possano avvenire altre cose.

A livello locale, ad esempio, per l’elezione dei sindaci, sono all’ordine del giorno spostamenti consistenti anche nella stessa votazione. E poi, più piccolo è il flusso tra i blocchi (e nessuno nega che in una certa misura avvenga sempre) e più è determinante. Ma il problema è ben più consistente e attiene all’idea di società e a come si pensa che ragionino i cittadini. La società, pervasa dalla comunicazione, è sempre meno a compartimenti stagni, oggi più che mai. Non si può parlare a un’entità sociale come se fosse una persona a cui puoi sussurrare nelle orecchie senza che ti sentano altri. I soggetti sociali collettivi non sono assimilabili a individui singoli, non sono antropomorfi.

Le decisioni individuali di milioni di persone non sono paragonabili a quelle di una singola persona. Gli astenuti sono una realtà magmatica, complessa, contraddittoria, non una singola “intelligenza”: il problema è riuscire a trovare la chiave per parlare contemporaneamente a milioni di persone che compiono scelte individuali diverse. Allora non c’è altra possibilità che parlare a tutti con una proposta che crei fiducia in generale. L’idea di dover parlare a chi si astiene è quella che porta ad una spirale autoreferenziale che fa perdere di vista la necessità di conquistare la maggioranza.

In queste ore il giovane Ed Miliband, oltre a confessare la difficoltà di crescere con un padre che non credeva alla via parlamentare al socialismo, ha dato una bella lezione di quello che può essere il linguaggio di un leader emergente (e, per ora, nella competizione interna) vincente: ottimismo, battersi per la mainstream majority, sfidare la saggezza convenzionale (il senso comune), parlare per la maggioranza, modellare il centrocampo della competizione politica («to shape the centre ground of politics»).

Emerge la capacità di parlare di grandi cose con le parole della vita di tutti i giorni senza connotazioni ideologiche (e anche senza battute in dialetto): famiglie forti, tempo per i bambini, spazi verdi, la vita della comunità, amore e solidarietà. E sorprende anche il coraggio di farlo in prima persona, parlando di sé: nella loro cultura politica è assodato che «you are the message».

mercoledì 29 settembre 2010

MENTRE LUI PARLA...

Mentre lui parla può essere utile ricordare le 10 mosse che per Chomsky sono assai utili per manipolare ogni giorno la verità.

Distrarre, rinviare, emozionare, dire e non dire. In una parola: disinformare, dando al pubblico l’illusione di essere perfettamente informato su tutto. E’ la “strategia dellamanipolazione” che il grande linguista americano Noam Chomsky, teorico della comunicazione impegnato da anni a smascherare la “fabbrica del consenso” a colpi di bestseller, condensa addirittura in un decalogo: dieci mosse, puntualmente ripetute dai massmedia, per rassicurare l’opinione pubblica diffondendo false certezze e depistando la ricerca della verità. Una prassi, accusa Chomsky, che è ormai radicata nel dna dei media, ridotti a strumento planetario di controllo sociale.


Tecniche di manipolazione: la prima è la “strategia della distrazione”, elemento primordiale del controllo della società: «Consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti». Strategia sistematicamente attuata da giornali e televisioni: «E’ anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica». Obiettivo: mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza reale importanza. E tenere le menti continuamente occupate, senza tempo per pensare, «di ritorno alla fattoria come gli altri animali», per citare il testo “Armi silenziose per guerre tranquille”.


Seconda strategia della manipolazione: creare problemi e poi offrire le soluzioni. Lo schema: problema, reazione, soluzione. «Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desidera far accettare». Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia lo stesso pubblico a richiedere leggi speciali sulla sicurezza e politiche a discapito della libertà. «O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici».


Terza mossa: la strategia della gradualità. «Per far accettare una misura inaccettabile – osserva Chomsky – basta applicarla gradualmente, col contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta».


Altro stratagemma, il quarto: la strategia del differire. «Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura». E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato, sostiene Chomsky: perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente, e perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. «Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento».


Fondamentale (quinta mossa) rivolgersi al pubblico come ai bambini: «La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale». Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, si tende ad usare un tono infantile. Perché? «Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, questa tenderà, con una certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico: come quella di una persona di 12 anni o meno».


Decisivo, nella manipolazione, il ricorso al sesto comandamento: l’aspetto emotivo della narrazione, che prevale sulla riflessione. «Sfruttare l’emozione – afferma Chomsky – è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti».


Naturalmente, è possibile sottoporre il pubblico a un trattamento infantile ed emotivo a una condizione, la settima: mantenerlo nell’ignoranza e nella mediocrità. Per Chomsky, è necessario far sì che il pubblico sia «incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù». La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori, continua Chomsky, deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza pianificata tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare. Il pubblico deve restare ignorante e mediocre, e addirittura (ottava mossa) compiaciuto della propria mediocrità: i mediaspingono il loro pubblico a ritenere che «è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti». Colpo basso, la nona strategia della manipolazione: rafforzare l’auto-colpevolezza. Ovvero: «Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto-svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione».


E senza azione, aggiunge Chomsky, «non c’è rivoluzione», non esiste nessuna possibilità di cambiamento in senso democratico. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, conclude Chomsky, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.


“Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano” è l’ultimo caposaldo del decalogo della manipolazione. Fatale corollario: «Nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso»

lunedì 27 settembre 2010

Alla scuola militare


Dal sito di Famiglia Cristiana del 19/09/2010


Con un accordo Gelmini-La Russa via a un corso che prevede la divisione degli studenti in "pattuglie", lezioni di tiro con la pistola ad aria compressa e percorsi "ginnico-militari".

Il ministro dell'Istruzione Gelmini con il ministro della Difesa La Russa. Dietro di loro, il ministro dell'Economia Tremonti.
Si chiama “allenati per la vita”. E’ il corso teorico e pratico, valido come credito formativo scolastico, rivolto agli studenti delle scuole superiori, frutto di un protocollo tra ministero dell’Istruzione e della Difesa. E che cosa serve a un ragazzo per allenarsi per la vita? Esperienze di condivisione sociale, culturale e sportive , informa la circolare del comando militare lombardo rivolta ai professori della regione. Dopo le lezioni teoriche “che possono essere inserite nell’attività scolastica di “Diritto e Costituzione” seguiranno corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto e salvataggio e “orienteering”, vale a dire sopravvivenza e senso di orientamento, (ma l’autore della circolare scrive orientiring, coniando un neologismo). Non solo, ma agli studenti si insegnerà a tirare con l’arco e a sparare con la pistola (ad aria compressa). E in più “percorsi ginnico-militari”. Il perché bisogna insegnare la vita e la Costituzione a uno studente liceale facendolo sparare con una pistola ad aria compressa viene spiegato nella stessa circolare: “Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso”. Secondo il progetto Gelmini-La Russa, che ha già sollevato perplessità tra i professori che hanno ricevuto la circolare, “la pratica del mondo sportivo militare, veicolata all’interno delle scuole, oltre ad innescare e ad instaurare negli studenti la “conoscenza e l’apprendimento” della legalità, della Costituzione, delle istituzioni e dei principi del diritto internazionale, permette di evidenziare, nel percorso educativo, l’importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al “bullismo” grazie al lavoro di squadra che determina l’aumento dell’autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo”. Seguirà, a fine corso, “una gara pratica tra pattuglie di studenti (il termine è proprio pattuglie, recita la circolare, termine che ha fatto storcere il naso a molti docenti, ndr)”. Intanto si è aperto il dibattito: è giusto trasformare la scuola pubblica in un collegio militare? O è solo un'opportunità in più per i ragazzi di avvicinarsi a organismi e istituzioni come protezione civile, esercito e croce rossa?

sabato 25 settembre 2010

OGGI: AQUI ESTAMOS, SALVIAMO LA CASA DELLA PACE



Sabato 25 settembre dalle ore 18.00
Casa della PACE via Tonini, 5 Rimini
Concerti, banchetti informativi delle associaioni, mostre, reading e aperitivo e molto altro…
(Clicca sull'immagine e scarica il programma)



























ore 17.30 La Banda dei disertori vi aspetta in P.zza Cavour
per attraversare le vie del centro e raggiungere in corteo la Casa della Pace
(Clicca sull'immagine e scarica il programma)



venerdì 24 settembre 2010

Scuola formazione politica



Questa sera ore 21 ricordiamo che in Federazione (Via Beltramelli - Rimini), ci riuniamo come gruppo formazione e di scuola politica. Si tratta di un briefing per discutere e quindi impostare/presentare in modo definitivo il percorso formativo che affiancherà il ciclo di incontri (vedi scaletta) da ottobre a maggio di "Scuola politica" organizzato dal PD - provincia di Rimini e GD.


Si tratta di un incontro tecnico dove decideremo le modalità e gli strumenti (web, focus group, rete di coinvolgimento) di studio e condivisione che utilizzeremo come fase pilota in vista del primo incontro pubblico con Reichlin del 16 Ottobre prossimo sul tema della PARTECIPAZIONE E RESPONSABILITA’.


Se sei interessato e hai delle idee sei invitato a partecipare.

giovedì 23 settembre 2010

AQUI ESTAMOS

La Casa della Pace si apre alla città: sabato 25 settembre a Rimini, dalle ore 17 in poi, una grande festa nel nome della pace, dell’integrazione e della solidarietà. Un OPEN DAY in cui la Casa di via Tonini 5 aprirà le sue porte insieme alle tante associazioni che ne fanno parte, che qui hanno la loro sede o semplicemente vi si ritrovano.


Negli ultimi mesi si è molto parlato della Casa della Pace di Rimini, e molte sono le iniziative di solidarietà sorte spontaneamente dopo che il Comune ha destinato ad altro uso gli spazi di via Tonini 5 finora concessi alle associazioni.


La Casa della Pace è una realtà complessa e articolata, che con le sue multiformi attività. sociali e culturali, coinvolge centinaia e centinaia di cittadini e si inserisce a pieno titolo all’interno del complesso museale riminese: il suo spostamento riguarda dunque tutta la città. Ora, dopo lunghi mesi di trattative, si è arrivati a una “soluzione ponte” che permette di continuare a usare questi spazi fino a giugno. Ma il problema non è risolto: è soltanto rimandato. Che ne sarà dunque di questo centro culturale? Che ne sarà delle attività che vi si svolgono? Che ne sarà delle associazioni che qui si ritrovano? Che cosa deciderà la prossima amministrazione?


Per tentare di rispondere a tutte queste domande, e soprattutto per sensibilizzare la città e far conoscere la Casa della Pace anche a tutti quei cittadini che non la frequentano, abbiamo chiesto l’aiuto degli artisti riminesi. E in tanti hanno risposto con entusiasmo. Questa “festa”, dunque, sarà anche l’occasione per vedere al lavoro musicisti, attori, fotografi, pittori che, del tutto gratuitamente, faranno di questo open day una vera giornata della cultura e della creatività riminese.


A partire dalle ore 18 di sabato 25 e per tutta la serata interverranno i musicisti:

La Banda dei Disertori, Black Dahlia, Sergio Casabianca, Roberto Paci Dalò, Gli Orsi, Marco Marchetti. Mostra fotografica di Giuseppe Di Lecce e Valerio Vasi a cura di Alessandro Giovanardi. Installazione di Franco Pozzi. Letture e interventi di Marco Bianchini, Fabio Fiori, Sabrina Foschini, Pier Paolo Paolizzi.


Dalle ore 17 saranno aperti i banchetti informativi delle associazioni e un videobox per raccogliere testimonianze e ricordi sulla storia della Casa della Pace. Inoltre: festa di inizio corsi di italiano per stranieri.

Dalle 18.45 aperitivo a cura dell’Associazione Scaramaz.

L’iniziativa è promossa da Casa della Pace, Arci, Arcobaleno, Biblioteca Albert Libertad, Cidi, Coordinamento Donne Rimini, Educaid, Etnos, Fondazione Zoebeli, Istituto Gramsci, Isur, Lab Paz Project, Mani Tese, Pacha Mama, Rete Radiè Resh, RiminiLabs, Rumori Sinistri, Scaramaz, Speranza Ucraina, Uaar

Sostenuta da: Akap, Una goccia per il mondo

Barbaricco


Da Repubblica del 22 settembre 2010

di Piergiorgio Odifreddi

Repubblica ha pubblicato ieri un interessante scambio fra Alessandro Baricco ed Eugenio Scalfari. Lo scrittore ha analizzato Il mondo senza nome dei nuovi barbari, e il giornalista gli ha risposto issando La bandiera di Ulisse per il futuro.

Riassumendo, Baricco ritiene di vedere «il tramonto di una civiltà e, forse, la nascita di un’altra». E dice che quando pensa ai barbari pensa a «gente come Larry Page e Sergey Brin (i due inventori di Google: avevano vent’anni e non avevano mai letto Flaubert) o Steve Jobs (tutto il mondo Apple e la tecnologia touch, tipicamente infantile) o Jimmy Wales (fondatore di Wikipedia, l’enciclopedia on line che ha ufficializzato il primato della velocità sull’esattezza)». Viceversa, quando pensa agli imbarbariti pensa «alle folle che riempiono i centri commerciali e il pubblico dei reality show».
A scanso di equivoci, per Baricco i barbari sono i portatori di un mondo nuovo, ovviamente contrapposto a quello vecchio degli imbarbariti. Gli esempi del passato che egli cita sono, tanto per intenderci, Diderot e D’Alembert a fronte degli aristocratici, e Mozart a fronte delle signorine di buona famiglia che strimpellavano Salieri. Secondo Baricco, ciò che rende barbari i barbari, è semplicemente «il non fare uso di strumenti che vengono dalla tradizione e il fondare il ragionare su principi affatto nuovi».
Quanto ai suoi esempi di barbari del presente, essi mostrano che ciò che l’affascina da un lato, e lo rende perplesso dall’altro, è il mondo dell’informazione e dell’informatica. Inevitabilmente, nell’analisi di Baricco risuonano i temi anticipati ormai quasi cinquant’anni fa da McLuhan, addirittura prima della nascita di Internet e del Web. McLuhan chiamava «selvaggi» quelli che Baricco chiama «barbari». E con la famosa metafora del villaggio globale, spesso fraintesa, intendeva appunto indicare che l’intero mondo stava diventando un grande villaggio tribale, appunto.
McLuhan sottolineava la contrapposizione tra i vecchi mezzi di informazione, basati sulla parola e sul discorso unidirezionale, e quelli nuovi, basati sull’immagine e sull’interattività bidirezionale. Per intenderci, i vecchi media erano sostanzialmente il libro e la radio, e quelli nuovi il giornale, la televisione e il computer. E anche i verbi che ne descrivono la fruizione mostrano la differenza: mentre il libro si legge e la radio si ascolta, il giornale si sfoglia, alla televisione si fa zapping e sul computer si naviga.
In fondo, senza capire questi nuovi media non si capisce niente del mondo moderno: l’accorciamento dell’intervallo di attenzione, la banalizzazione delle notizie, l’abbassamento dello standard delle discussioni, la semplificazione del messaggio politico, l’onnipotenza del messaggio pubblicitario (al quale si riferiva l’altro motto di McLuhan: «il medium è il messaggio»). Cioè, in ultima analisi, il berlusconesimo: il quale, a scanso di equivoci, non è affatto un’anomalia italiana, bensí soltanto la versione nostrana, ulteriormente imbarbarita, dell’imbarbarimento che negli Stati Uniti era appunto già evidente all’epoca di McLuhan, e la cui onda lunga oggi ha raggiunto anche noi.
Baricco riscopre alcune di queste analisi, e Scalfari si dichiara d’accordo con lui. Ma con due contraddizioni, mi sembra. Anzitutto, in quanto giornalista egli è un barbaro per lo scrittore, che infatti gliel’aveva anticipato. Inoltre, Scalfari cita, condividendola, l’affermazione del genetista Cavalli-Sforza, che «il senso come lo concepiscono i laici non credenti è conoscenza e responsabilità». Ma non si accorge che è proprio perchè Page e Brin erano indaffarati a creare tecnologia, e dunque conoscenza, che non avevano letto Flaubert!
A me sembra che gli umanisti non si rendano conto che buona parte della letteratura è solo divertimento e svago, appunto come i centri commerciali e i reality. Ora, lo svago è sacrosanto, ma se lo può permettere solo chi ha tempo da perdere. Non un Newton, ad esempio, che andò una sola volta a teatro, e scappò prima della fine. Non un Darwin, che trovava Shakespeare «cosí insopportabilmente pesante da trarne disgusto». Non i molti premi Nobel o medaglie Fields, che ho sentito con le mie orecchie affermare di non avere interesse a leggere «storie inventate». E non un barbaro impegnato a creare un nuovo mondo, come appunto sono quelli citati da Baricco.
E poi, più generalmente, non c’è forse il rischio che chi si abitua a sentir raccontare storie, alla fine diventi facile preda dei contastorie? L’esperienza, purtroppo, sembrerebbe proprio suggerire di sí.

mercoledì 22 settembre 2010

AL CENTRO I TEMI













Di seguito Davide ben sintetizza l'avvio del programma di "Scuola politica" che partirà a Ottobre con una serie di incontri (circa uno al mese) che ci accompagneranno fino alla prossima primavera per ripartire l'autunno successivo. Un mix di formazione e opportunità di partecipazione aperte a tutti che il PD della provincia di Rimini assieme ai GD della provincia di Rimini ha progettato e organizzato per animare il dibattito, aprire la politica alla società, al confronto e all'innovazione. Ciascun incontro è costituito da un'attività propedeutica (per partecipare scrivici una mail) e preparatoria al tema e da una iniziativa pubblica aperta alla comunità. Gli incontri si alterneranno tra Rimini e Riccione e a brevissimo inizierà una campagna di comunicazione ad hoc.


Una politica fatta di pensieri detti ad alta voce, ma non urlati, senza paura di dialogare con chi ti sta a fianco ma, al contrario, divertendosi e arricchendosi nel sentire le opinioni disinteressate di tutti. Una politica che dia spazio al confronto fra le persone sulle idee, che crei coesione sociale, che rifiuti lo scontro tra tifoserie ma favorisca la mediazione degli interessi particolari unendoli e mediandoli nell’interesse collettivo.

Una politica che faccia crescere una nuova generazione di responsabilità civile allargata e di nuovi dirigenti affidabili e capaci di affrontare le sfide di una società in continuo cambiamento.

Noi che la politica la vorremmo così, proviamo a rimettere al centro i temi che interessano quotidianamente i cittadini.
Lo facciamo preparandoci e studiando quei temi e avvalendoci d’interlocutori privilegiati per fargli sapere i nostri“pensieri” e approfondirli nei “dialoghi” con loro.
Per questo parleremo: di “Partecipazione politica e di ricambio generazionale” con Alfredo Reichlin e Pippo Civati; di “lavoro e precarietà” con Cesare Damiano e Mimmo Carrieri; di “Università” con Ignazio Marino e Manuela Ghizzoni. E ancora dialogheremo con dialogheremo con Roberto Zaccaria e l’Agenzia Pro Forma di “Comunicazione”. Con Laura Puppato di “Ambiente e nucleare”. Con Stefano Rodotà parleremo di “Laicità” e concluderemo il nostro percorso nel mese di aprile in un confronto con Giancarlo Caselli e Rosa Calipari sul rapporto tra “diritti e sicurezza”.

Questa attività formativa e di confronto pubblico è promossa dai Giovani Democratici e dal Partito Democratico della Provincia di Rimini ed è gratuita ed aperta a tutti.

Davide Imola


PROGRAMMA

VEN. 24 SETTEMBRE ore 21.00 (Sede PD Provinciale Rimini)

Venerdì 15 ore 21 (sede provinciale PD Rimini). Formazione sull’appuntamento successivo.


PARTECIPAZIONE E RESPONSABILITA’: SCONTRO GENERAZIONALE O STECCATO INAMOVIBILE?

SAB. 16 OTTOBRE (Sala degli Archi, Piazza Cavour – Rimini)

Ore 17.30 ALFREDO REICHLIN

e PIPPO CIVATI (Consigliere Regionale PD in Lombardia)

presentazione del libro di A. Reichlin “Il midollo del leone”


LAVORO: TRA FLESSIBILITA’ RICERCATA E PRECARIETA’ CONCLAMATA

VEN. 19 NOVEMBRE (Centro La Pesa, Via Lazio – Comune Riccione)

Ore 21.00 On. CESARE DAMIANO

e Prof. MIMMO CARRIERI (Sociologia economica e lavoro Un. Teramo)

presentazione del libro “Come cambia il lavoro”


Sabato 20, ore 17.30 (sede provinciale PD Rimini). Formazione sull’appuntamento successivo.

UNIVERSITA’: PROVE TECNICHE D’IMMOBILITA’ SOCIALE

VEN. 17 DICEMBRE (Sala degli Archi, Piazza Cavour – Rimini)

Ore 21.00 SEN. IGNAZIO MARINO

e On. MANUELA GHIZZONI (Capogruppo PD Comm. Cultura alla Camera)


Sabato 18, ore 17.30 (sede provinciale PD Rimini). Formazione sull’appuntamento successivo.

CHI COMUNICA COSA?

VEN. 28 GENNAIO (Centro La Pesa, Via Lazio – Comune Riccione)

Ore 21.00 ROBERTO ZACCARIA

e PRO FORMA (Agenzia Comunicazione)


Sabato 29, ore 17.30 (sede provinciale PD Rimini). Formazione sull’appuntamento successivo.

AMBIENTE: RISORSA SOSTENIBILE O AFFARI NUCLEARI?

VEN. 18 FEBBRAIO (Centro La Pesa, Via Lazio – Comune Riccione)

Ore 21.00 LAURA PUPPATO (Presidente Forum Ambiente PD)


Sabato 19, ore 17.30 (sede provinciale PD Rimini). Formazione sull’appuntamento successivo.

PERCHE’ LAICO?

VEN. 11 MARZO (Sala degli Archi, Piazza Cavour – Rimini)

Ore 21.00 PROF. STEFANO RODOTA’

(pom. presentazione del libro “Perché laico” alla libreria Blok 60 di Riccione)


Sabato 12, ore 17.30 (sede provinciale PD Rimini). Formazione sull’appuntamento successivo.

COESIONE SOCIALE E DIRITTI: INSICUREZZA INEVITABILE?

VEN. 1 APRILE (Sala degli Archi, Piazza Cavour – Rimini)

Ore 21.00 GIANCARLO CASELLI (Procuratore della Repubblica di Torino)

e On. ROSA CALIPARI (pom. Presentazione del libro di Caselli “Di sana e robusta Costituzione” alla libreria Blok 60 di Riccione)

Sabato 2 aprile, ore 21 cena, vino e cavolate per la conclusione del corso.

Modera ogni dibattito un Giovane Democratico e parteciperanno esponenti del mondo politico e sociale Riminese.
Le attività sono gratuite.

IL PROGRAMMA È ANCORA PROVVISORIO E POTRA AVERE DEI CAMBIAMENTI LUOGHI E DATE DEFINITIVE SARANNO PUBBLICATE SUL SITO DI PD E GD E INVIATE VIA MAIL AI PARTECIPANTI


ABBIAMO FATTO IL PD

Riceviamo e rilanciamo volentieri un resoconto sull'iniziativa su Lavoro stagionale e industria del turismo di Lunedì sera a cura di Enrico Moretti, che appare anche sul sito dei GD Rimini. Oltre al resoconto in sè - ben fatto e esaustivo - Enrico Moretti coglie appieno il significato della serata per il PD. "Ieri sera abbiamo fatto il PD", inizia così l'articolo, giustamente e con consapevolezza. Qualche giorno fa da questo blog pubblicavamo un articolo che diceva A Rimini il PD c'è,bene questo PD che c'è è quello che abbiamo visto in azione alla Sala degli Archi, quello che si apre alla società con freschezza e capacità d'ascolto, che non è chiuso a riccio: coraggioso perchè capace di un confronto vero, attraente perchè vivo di iniziativa politica.


Ieri sera abbiamo fatto il Pd. O, per meglio dire, abbiamo dato il nostro piccolo contributo (con l’avvallo del Pd provinciale e la collaborazione del circolo San Giuliano) per far diventare questo partito quello che dovrebbe essere secondo la sua impostazione originaria. Come abbiamo fatto? Semplice: abbiamo approfittato di un’iniziativa promossa a livello nazionale dal consigliere regionale del Pd della Lombardia Pippo Civati, l’abbiamo declinata localmente, occupandoci di una delle principali questioni cittadine (illavoro stagionale), abbiamo scelto un posto aperto, centrale, pubblico per parlarne (laSala degli Archi in Piazza Cavour), abbiamo invitato a discutere del problema chiunque avesse qualcosa da dire, senza radiografie o analisi preventive (sindacati, associazioni, Caritas, movimenti cittadini impegnati sul tema come Rumori Sinistri) e poi abbiamo aspettato (con un pò di trepidazione) l’ora x. A giudicare dalla risposta del pubblico (sala strapiena) si può dire sia stata una serata riuscita.

L’appuntamento era per le nove. Dalle otto e mezzo circa la gente comincia ad arrivare, alla spicciolata. Aspettando che la sala si riempia si inizia con un pò di musica, grazie alla performance dei simpaticissimi (e bravissimi) “Dugu e Ogo e la Banda Larga“. Poi si dà il via, per così dire, alla parte“seria”. Il colpo d’occhio in platea, come accennato, è davvero confortante: tutte le sedie occupate e numerose persone in piedi.

Si comincia con la proiezione di una parte della video-inchiesta de l’EspressoLe schiave della Romagna” (realizzata con il contributo dell’associazone “Rumori Sinistri“) e di una nostra video-intervista a Maurizio Ermeti, presidente dell’Associazione Forum RiminiVenture. Alle nove e mezzo (in perfetta tabella di marcia) inizia il dibattito: primo giro di impressioni da parte dei rappresentanti dei tre sindacati di categoria e della CNA; poi, microfono in sala per interventi liberi. Tra i tanti Alessandro, che racconta la sua stagione appena conclusasi e una esponente della Caritas che riporta testimonianze veramente estreme (per condizioni e non, putroppo, perché episodi marginali) di lavoratori, spesso stranieri, costretti a lavorare oltre le quattordici ore e spesso, alla fine, non pagati.

Ne esce fuori un quadro piuttosto composito e si sollevano questioni importanti, che non sempre trovano lettura univoca. Per esempio, qual é “il grado di onestà” degli albergatori che fanno lavorare i propri dipendenti dodici ore al giorno per paghe che ne giustificherebbero al massimo sei? Sono disonesti o sono in qualche misura costretti dal sistema? E questo, li giustifica? Temi complessi, di non facile soluzione. E ancora, seguendo il filo degli interventi il panorama, inevitabilmente, si allarga e si finisce a parlare del problema degli affitti pagati dai gestori ai proprietari degli alberghi, della mancanza di innovazione delle strutture, della sempre maggior lontananza geografica e ”societaria” tra padrone dell’impresa (magari finanziarie con sedi “privilegiate”) e dipendenti. Si toccano anche le questioni satellite, inevitabilmente collegate: lavoro nero, fondi neri, evasione fiscale, assenza di controllo… e tanto altro ancora.

Poi la nostra proposta: un certificato di qualità per le imprese turistiche che rispettano determinati parametri (con allegata disponibilità a controlli, ovviamente) e la creazione di un tavolo politico a cui siedano tutte le realtà interessate.

Per concludere, nuovo giro di opinioni da parte di sindacati e associazioni di categoria e, prima dei saluti finali, ancora musica.

Non siamo ingenui: sappiamo benissimo che quello di ieri sera è stato solo un primo passo e che ci sarà da lavorare ancora tanto. Abbiamo appena inciso la superficie del problema: per indagarlo a fondo ci vorranno tempo ed energia. Le proposte per il prossimo passo, comunque, come detto, ci sono.

E poi, al di là di tutto, per riprendere l’incipit del discorso, c’é la consapevolezza di aver contribuito alla costruzione del Pd che vorremmo: concreto, impegnato ad occuparsi delle questioni della vita reale, che interessano le persone, con tutti gli interessati, al di là di sigle e steccati. Ieri sera, alla Sala degli Archi di Piazza Cavour, il Pd di Walter che per avere la rivincita su Massimo (che lo aveva ostacolato due anni fa) litiga con Dario e scrive documenti per criticare Pierluigi che rilancia (ancora!) il Nuovo Ulivo e disegna doppi cerchi era molto lontano.Il Pd, quello vero, era, invece, molto vicino. E pare che le persone possano persino apprezzarlo, un Pd così.

martedì 21 settembre 2010

LA PORTA SI E' APERTA

Ieri sera la porta si è aperta.
Una serata eccezionale per partecipazione e qualità dei contenuti.

Una serata - va detto - anche coraggiosa, perchè si è cominciato a parlare e a confrontarsi su un tema spinosissimo per la nostra realtà: il lavoro stagionale e la tutela dei diritti intrecciato allo sviluppo e al benessere della nostra "industria del turismo".

Abbiamo parlato di turismo come "bene in comune", di tutti: cittadini-imprenditori-dipendenti, tutti questi che possiamo definire lavoratori del nostro territorio senza distinzione di classe: perchè chi fa impresa (sana) ha gli stessi interessi che questa cresca in qualità e ricchezza di chi ci lavora come dipendente. Un sistema su cui tutta la comunità deve incominciare a interrogarsi e non solo gli addetti ai lavori.

Alcuni flash.

La testimonianza dell'operatrice Caritas è stata interessante perchè ha saputo mettere in luce le criticità del sistema, ma parimenti anche le realtà invece positive - se vogliamo gli anticorpi che comunque ci sono e che attingono a quel patrimonio comune di cultura dell'ospitalità vera dalla qualche - per dirla con Panigalli - è necessario ripartire anche dalla parte degli imprenditori.

Abbiamo anche ricordato la rapina delle ricchezze del nostro territorio ogniqualvolta chi fa impresa - spesso calando da fuori i nostri territori - non interpreta il proprio ruolo come volano di crescita comune ma solo sfruttamento di persone e opportunità di guadagno. Parimenti abbiamo ascoltato testimonianze che estendono questo sistema in parte anche a quel personale stagionale dipendente che vede in Rimini una meta lavorativa temporanea in cui fare legna anche a scapito dei propri diritti (come diceva la testimonianza dal centro per l'impiego) alimentando così - seppur con diverse sfumature e livelli di criticità - il sistema di sfruttamento anche dall'interno.

Allo stesso tempo abbiamo riflettuto su un sistema che sempre più spesso avvantaggia chi lucra sulle rendite, gravando sull'innovazione e le capacità di sviluppo di una nuova e sana imprenditoria che c'è ma su cui spesso grava il peso delle rendite.

Infine è stata lanciata - e accolta dai presenti - la proposta di mettersi d'impegno per l'istituzione di un tavolo tra categorie, sindacati, amministrazioni e associazioni che operano sul campo in cui concretamente si affronti il tema di un sistema più sano dove rilancio e crescita del settore si accordi alle tutele sociali intese come prima forma di redistribuzione della ricchezza. E faccia ciò a partire da iniziative concrete come l'istituzione del "bollino di impresa etica" e via via con un monitoraggio delle categorie e dei sindacati.

Il resoconto è minimo e parzialissimo, ma lo si prenda come un mix di flash e impressioni di un lavoro in fieri. Ma che finalmente è partito. E' stato anche un piccolo grande servizio alla nostra città. Partito dai ragazzi e dalle ragazze del nostro PD, dal nostro circolo e dai circoli che come altre volte abbiamo saputo aprire alla società. E anche questo è importante sottolineare, anche su questo è importante riflettere perchè è questo il modello di relazioni e di confronto vero che meglio ci rappresenta e che - rimboccandoci le maniche, per citarne una - dobbiamo saper moltiplicare sui nostri territori.




sabato 18 settembre 2010

LUNEDI 20 SETTEMBRE: APRIAMO QUESTA PORTA





























Lunedì 20 Settembre 2010, ore 21

Sala degli Archi, P.zza Cavour / Rimini


APRIAMO QUESTA PORTA…

IL LAVORO STAGIONALE


Come coniugare il rispetto delle regole e dei lavoratori con la nostra industria turistica? Insieme possiamo provare a dare risposte. Insieme, facendo ciascuno la propria parte, possiamo cambiare e migliorare le cose. Apriamo questa porta di discussione e di confronto perchè è in gioco il nostro futuro e non ci tireremo indietro.


ORE 21

Proiezione della video-inchiesta sul lavoro stagionale de “L’Espresso”, Interviste e testimonianze di lavoratori e imprenditori riminesi

ORE 21.30

Discutiamo con i rappresentanti delle categorie coinvolte e dei sindacati

ORE 23.00

Afterhour musicale by Dugu & Ogo e la Banda Larga


PER CHI VUOLE PRENOTARE UN PROPRIO INTERVENTO PUO’ INVIARE I PROPRI DATI, IL TITOLO E UNA SINTESI DEI CONTENUTI DELL‘INTERVENTO A: gdrimini@gmail.it


Organizzato e promosso da

GIOVANI DEMOCRATICI PROVINCIA DI RIMINI

PARTITO DEMOCRATICO PROVINCIA DI RIMINI

In collaborazione con

PD San Giuliano / Rimini


X INFO

gdrimini@gmail.it

gdrimini.wordpress.com

Lo sceriffo Nottingham


Tram elettrici e piste ciclabilila città modello è Nottingham.

50 km. per le due ruote, i centri commerciali non in periferia, un sistema che scoraggia l'uso dell'auto privata. Dall'Inghilterra un esempio da seguire
di ENRICO FRANCESCHINI da Repubblica del 15 09 10
E' famosa per il suo leggendario sceriffo, colui che dava la caccia Robin Hood, a quanto pare con scarsa fortuna. Ma adesso Nottingham può vantare un altro titolo: quello di città meno auto-dipendente di tutta la Gran Bretagna. La sua rete di autobus e tram, insieme a un gran numero di piste ciclabili e a un'avversione per i grandi shopping-center nei sobborghi, hanno convinto gli abitanti a utilizzare il meno possibile la macchina, preferendo mezzi alternativi, come i trasporti pubblici, la bicicletta o al limite le proprie gambe. In uno studio effettuato dalla Campaign for Better Transport, un'associazione per i trasporti ecologici, Nottingham ha ricevuto più voti di ogni altri città del Regno Unito per la qualità dei suoi trasporti pubblici e l'impegno a favore di una riduzione dell'inquinamento.Amministrata dal partito laburista, nell'ultimo decennio la città di Robin Hood ha fatto grandi investimenti in 50 chilometri di piste ciclabili, una rete di tram elettrici lunga 15 chilometri e un vasto servizio di bus urbani. Scoraggiando la creazione di vasti centri commerciali lungo la cintura di periferia, come è invece la norma in quasi tutte le altre città, le autorità locali hanno contribuito a ridurre gli spostamenti per fare la spesa o per fare shopping, dislocando la distribuzione commerciale nei quartieri, più vicino a chi ne deve usufruire. Una efficiente rete di scuolabus ha distolto la maggioranza dei genitori dall'accompagnare i figli a scuola in auto.
Qualcuno che si lamenta c'è sempre: alcune associazione di commercianti ed esercenti, ad esempio, accusano l'amministrazione cittadina di volere esagerare, criticando in particolare nuovi piani per affibbiare una tassa di 300 sterline ad auto a tutte le aziende e agli uffici privati i cui dipendenti vengono al lavoro in macchina e la parcheggiano in centro. La municipalità replica che i proventi di questa insolita forma di tassazione andrebbero reinvestiti in trasporti pubblici. Si tratta comunque di un'ennesima misura per convincere la popolazione a non utilizzare l'automobile. "Il successo di Nottingham", afferma il rapporto che le ha assegnato il primato, "deriva dalla capacità di avere saputo offrire alla gente un'alternativa valida ai trasporti privati, piuttosto che cercare di tirarli fuori dalle loro auto semplicemente perché causano ingorghi o danneggiano l'atmosfera".Al secondo posto della graduatoria per la minore dipendenza dalle automobili c'è Londra, la cui metropolitana trasporta 4 milioni di persone al giorno, con gli autobus che portano altri 3 milioni di passeggeri e da questa estate l'introduzione di un vasto servizio di biciclette a noleggio che si possono prendere e depositare in appositi parcheggi sparsi per la città. Al terzo posto Brighton, e al quarto Manchester.
P.S. Nottingham è ritenuta statisticamente la città più piovosa dell'Inghilterra: se riescono ad andare in bici là, noi (nel paese del sole) cosa dovremmo fare?

venerdì 17 settembre 2010

DALLA RIUNIONE DEL CIRCOLO DI SAN GIULIANO

Ieri sera si è tenuta la riunione del circolo San Giuliano.

Nella riunione si sono riprese ufficialmente le attività di circolo, ripresa di attività già anticipata dal buon successo dell'azione di volantinaggio sulle scuole del nostro territorio di martedì scorso e dalla collaborazione all'organizzazione della serata del 20 settembre sul lavoro stagionale di cui è già partita la comunicazione e il mailing. E' stato quindi relazionato il percorso presentato dalla segreteria comunale nell'ultima direzione che ha riaperto le attività del PD di Rimini in merito alla fase programmatica.

La riunione è stata molto partecipata sia nel numero che negli interventi e da tutti è emersa la consapevolezza circa le difficoltà a livello nazionale e locale unitamente però alla volontà di attrezzarsi nel modo migliore per vincere le elezioni amministrative del 2011, recuperando il palpabile distacco sia dei cittadini che degli elettori e riaffermando la qualità ed unicità del centro sinistra per il governo della città. Sottolineato da tutti gli interventi è il percorso unitario che ha portato alla elezione dei Segretari nel Giugno scorso sulla base di un’apertura verso le esigenze più volte manifestate in larga parte di quel PD operante sia nei circoli che nella società: partecipazione, trasparenza, coerenza, merito.


Partendo da queste premesse in tutti gli interventi si è dunque focalizzato su tre aspetti, che sfociano di fatto in tre proposte d'azione:


1) un primo sul piano strettamente territoriale: e cioè la volontà del circolo di produrre una propria riflessione a contributo della fase programmatica interna al pd a partire dal nostro territorio (come del resto espresso anche da altri circoli di Rimini che in tal senso si stanno organizzando). Martedì prossimo si riunirà il gruppo di lavoro che pianificherà per temi e zone alcuni interventi sul territorio per affrontare nelle prossime settimane assieme ai cittadini questioni aperte e i nodi da sciogliere e le prospettive future;


2) il secondo su un piano cittadino (coinvolgimento iscritti/elettori): e cioè il bisogno sentito di proporre un momento allargato che sarebbe propedeutico al lavoro dei gruppi proposti in direzione ed alla sua efficacia, utile anche per rilanciare l’orgoglio di appartenenza fondamentale in vista di una campagna elettorale e per dare il senso di una maggiore carica partecipativa al percorso verso la fase delle primarie e alle primarie stesse creando il giusto clima di confronto. Siamo certi che un momento allargato di proposta e discussione (che coinvolga in primis i circoli come assemblea dei circoli) potrà contribuire non poco alla partecipazione più ampia degli iscritti, favorire le loro suggestioni, le loro idee e far nascere ulteriori utili spunti, tutte voci che in un percorso tenuto più sul tecnico probabilmente rischiamo di non riuscire ad intercettare;


3) un terzo sul piano della tempistica e riguarda non più la fase di produzione della cornice programmatica del PD ma quella del massimo coinvolgimento dei cittadini: Il grande successo, più volte evocato, delle primarie d'ottobre scorso è stato reso possibile grazie a due fattori che hanno accompagnato la campagna di sensibilizzazione dei candidati: primo l'utilizzo di tutti gli spazi possibili al confronto (dai media, agli happening ai confronti nelle feste democratiche succedutesi durante tutta l'estate), secondo dai tempi di durata (da fine giugno - con il primo confronto al lingotto dei tre candidati in pectore- a fine ottobre, e cioè almeno 5 mesi) che in quel caso forse ci sono risultati anche troppo lunghi, ma che innegabilmente hanno prodotto un successo insperato e acclarato da tutti. Tornando a Rimini, le scadenze che vedrebbero l'avvio della fase vera e propria delle primarie (che è anche quella più promozionale per l'attività di comunicazione della coalizione) da metà Novembre per concludersi i primi giorni di ottobre (il 5 dicembre e non più metà dicembre, dunque 2 sole settimane) rischia di non assolvere alla propria funzione che oltre che di selezione in sé del candidato è quella di spinta e coinvolgimento. Per cui, fermo restando il percorso di programma così impostato, si può intervenire, riempiendo la tempistica formale con tappe sostanziali e programmate (di conoscenza e confronto tra i candidati di coalizione) che rendano all'esterno in modo ancora più chiaro come la scelta del candidato non è un’operazione interna agli organismi, ma un tratto stesso della campagna elettorale che deve coinvolgere il maggior numero di elettori possibile.


Di queste proposte è stata informata la segreteria comunale.

Il direttivo

Circolo di San Giuliano