mercoledì 22 giugno 2011

A proposito del congresso del PD.

Al Corriere di Romagna (inviato martedì 21 giugno 2011)

Oggi è uscito sul vostro giornale un breve articolo che annunciava con un po' di anticipi e previsioni la riunione che si terrà giovedi 23 tra segretari di circolo e segreteria del PD, ordine del giorno le dimissioni di Gobbi e dunque verso il futuro segretario del PD.

Prima una piccola precisazione a proposito dell'articolo citato.
L'area che, testualmente riporto dall'articolo, “grossolanamente si raggruppa attorno al nome di Roberto Maldini”, non è un blob così indistinto, è – e se volete è semplicemente - un circolo, quello di San Giuliano di cui sono coordinatore, un circolo fra l'altro che – da tenere presente poi se possibile per il futuro – non ha mai avuto bisogno di supervisori (ivi compresa quella “supervisione di Nando Fabbri” inserita nel vostro articolo).

Ma vengo al tema che il vostro quotidiano ha trattato con attenzione: l'imminente quanto improvviso congresso del PD.

Nell'ultima direzione del PD, non c'è stato effettivamente solo “nonno Lino” che si è detto inadeguato ai tempi che cambiano perchè non ha più quarant'anni. Ci sono stati numerosi interventi che hanno spesso centrato il tema vero che sintetizzo così: le ultime tornate elettorali hanno mostrato un cataclisma (a nostro favore, per ora) nella politica, per cui quando il mondo ti cambia attorno è opportuno che ti guardi e se necessario ti ripensi. Questo, a grandi linee, anche il percorso lanciato da qui a ottobre e a livello nazionale da Nico Stumpo (il quarantenne responsabile nazionale dell'organizzazione del PD) solo una settimana fa, durante un incontro dedicato ai coordinatori del pd a cui ho partecipato per la segreteria riminese.

Proprio perchè non si ripetano schemi di parti in contrapposizione o gruppi all'interno del PD, ma si concretizzi piuttosto la costruzione di più proposte per “un PD che ci piace” da ragionare, mettere a confronto e quindi scegliere, il congresso-lampo non è la via giusta: è un modo per chiudersi, va bene solo se il tuo obiettivo è gestire un partito anziché farlo vivere.

Oggi, piuttosto, è il momento di fare entrare o fare rientrare pezzi di società che abbiamo perso o non più attratto in questi ultimi anni. In questo momento la mossa politicamente più saggia è aprire il campo, e non accorciare i tempi per restringerlo. Mettere in piedi un percorso congressuale aperto con una base che oggi sembra tornare ad essere – almeno nelle intenzioni - più ampia di quella degli stessi iscritti, per una iniezione di contenuti e persone nuove. E' possibile che il risultato finale non sia quello, bene o male, oggi già tracciato, ma certamente sarebbe un punto di svolta.

Il PD è nato anche per suggerire, attraverso la partecipazione, scenari condivisi, ma non scontati.
Questo è stato uno dei suoi elementi di successo iniziale.
Senza troppa fatica si potrebbe ripartire proprio da lì.

Roberto Maldini

martedì 21 giugno 2011

LA SCENEGGIATA DI PONTIDA



Da La Stampa. Marcello Sorgi.

“Cos`è, cos`è diventato nell`Italia del 2011 un accordo di governo che prevede impegni e scadenze stringenti e un programma concordato da rispettare? Se Berlusconi si fosse posto subito, domenica, questa domanda, invece di tirare platealmente un sospiro di sollievo perché Bossi aveva scelto di nuovo la strada del «penultimatum», non si sarebbe trovato ieri a fare i conti con un alleato impossibile da accontentare e con il Capo dello Stato che richiama il governo alle proprie responsabilità.

Bastava semplicemente guardare con attenzione ciò che è successo sul pratone di Pontida e che molte tv, non la Rai, hanno trasmesso in tutte le salse. Un leader malandato, esausto, quasi privo di forze e del tutto a corto di argomenti, che appoggiandosi a malapena sugli altri oratori chiamati sul palco snocciola una serie di proposte alla rinfusa, roba trita e ritrita a cui lui stesso non sembra più credere. Ma davvero Bossi ritiene ancora, dopo venti e più anni in Parlamento, che la gente del Nord beva la storiella del taglio dei parlamentari e dei loro stipendi? O che il problema delle auto blu si risolva consigliando ai ministri di comprarsi una macchina? Che Tremonti taglierà le tasse solo perché lui lo chiede e l`altro non può dirgli di no? E tralasciamo, per carità di patria, il computo delle mucche morte su cui l`Europa, secondo Calderoli, vorrebbe far pagare le multe e la Lega promette che non ci riuscirà.

Ma la cosa più grave è stato l`intervento di Maroni, fino a qualche tempo fa considerato il più istituzionale del gruppo dirigente della Lega, e ieri, e non solo ieri purtroppo, in tutt`altra veste. Può il ministro dell`Interno di un Paese che sta celebrando i 150 anni della sua storia unitaria inneggiare alla «Padania libera»? Può tacere davanti ai militanti-che gridano «secessione»? Può dire che l`unico modo di fermare l`onda degli immigrati è por fine`alla guerra con la Libia, il che equivale ad affermare che è meglio far soccombere i profughi alla più sanguinosa delle repressioni? E può ignorare che Berlusconi non ha il potere di fermare, e neppure di
imporre un termine, all`intervento della Nato a Tripoli? Invece di spiegare ai leghisti le difficoltà in cui si trova la Lega al governo, come avrebbe fatto un leader politico che, almeno nelle aspirazioni del suo partito, potrebbe in futuro ricoprire l`incarico di presidente del Consiglio, Maroni sorprendentemente s`è distaccato dal suo ruolo di ministro e s`è rimesso la camicia verde.

Se da presidente del Consiglio qual è si fosse posto queste domande - o anche una sola: la Lega è tuttora un partito di governo? - Berlusconi non avrebbe passato ieri l`ennesima nottata a cercare di rammendare la sua tela ormai troppo piena di buchi. Se ci avesse riflettuto su, avrebbe subito realizzato che il primo a essere stato danneggiato dalla mediocre messa in scena leghista è proprio lui, il premier che tiene così tanto alla sua immagine internazionale, che soffre più di tutto l`approssimazione, i rinvii, le brutte figure. L`«uomo del fare» alle prese con le mucche morte! Possibile? Possibile: e la cosa peggiore è che a Berlusconi è toccato pure far finta di niente per timore di appesantire il clima già incerto in cui si apre oggi la verifica in Parlamento. E` toccato così nuovamente al presidente Napolitano intervenire. La durezza dei suoi toni, la severità dei contenuti e l`urgenza con cui ha deciso di prendere la parola fanno intuire che le conseguenze della sceneggiata di Pontida sul piano internazionale stavano già propagandosi, e si era resa indispensabile una messa a punto degli impegni nei confronti degli alleati con cui l`Italia collabora nelle missioni di pace. Un`ennesima toppa, che terrà quanto potrà, visto che ormai il guaio è fatto. E che potrebbe essere smentita oggi stesso, se la Lega sulla Libia insisterà, come sembra, per mettere Berlusconi con le spalle al muro”.

sabato 18 giugno 2011

NON DICO MEROLA


Il fatto.
Virginio Merola neo sindaco di Bologna la rossa, dichiara: "Siamo persone libere ma nella vita dobbiamo saper mettere insieme anche la responsabilità con la libertà", quindi nelle graduatorie comunali di Bologna andranno "più punti alle famiglie sposate". Continua: "Se ci assumiamo impegni maggiori verso gli altri credo che sia necessario distinguere". Merola, però, si dice favorevole ai matrimoni gay e disposto a considerare coppie sposate anche quelle dello stesso sesso, purchè però venga fatta una legge nazionale. Del resto: "Se verranno da me coppie gay per chiedermi di sposarle? non avrà molto senso, perchè non c'è una legge nazionale. Io sono per rispettare le leggi nazionali".

Bene, immersi in un reale mutamento in seno alla società (dove basta dirsi "adesso vediamo di non sbagliare una virgola di quello che faremo da qui alle elezioni"), dopo il modello macerata, ora i non-dico di Merola. Probabilmente nelle prossime ore ci sarà una soddisfacente rettifica (di nuovo: probabilmente), ma purtroppo la notizia è già passata così: Bologna contro i Dico all'emiliana. Il danno è già fatto.

Un po' di cronistoria per capire di che si parla
La legge regionale conosciuta come i Dico all'Emiliana (articolo inserito nella finanziaria regionale del 2010) oltre a permettere di incidere - per quanto possibile - in certi aspetti concreti della qualità della vita e dei diritti delle persone e delle famiglie indipendentemente dal sesso e dal tipo di legame (matrimoniale o no), ha avuto e ha una funzione di indirizzo culturale oltrechè amministrativo. Attaccata dall'anatema di Cafarra ("Dio vi giudichera!") e subito impugnata con ricorso del governo rigettato però dalla Consulta prorpio il Gennaio scorso, pone la nostra regione al pari dei paesi civilmente avanzati segnando semmai l'evidente arretratezza e inadeguatezza del legislatore nazionale in tema di discriminazione e diritti civili.

Quanto meno inopportuno
Le dichiarazioni di Merola, almeno fino asua probabile smentita, sono quanto meno inopportune. Lo sono da un punto di vista di coerenza intelletuale e da un punto di vista legislativo e di applicabilità.

Di coerenza intellettuale perchè nessuno nega l'importanza dell'impegno matrimoniale e della necessità di accompagnare ad ogni impegno un riconoscimento da parte della collettività. Il fatto è che ormai solo in Italia ci sono cittadini che non possono sposarsi, o unirsi in un impegno analogo e equivalente, anche se lo vorrebbero. I Dico all'Emiliana nascono proprio da qui.

E poi inopportuno (o forse inutile) anche da un punto di vista legislativo perchè quando Merola evoca il rispetto delle leggi in materia, non può fermarsi solo a quelle nazionali, soprattutto perchè non solo sono arretrate culturalmente, ma lo sono secondo le direttive europee mai recepite sul tema. Merola come Sindaco è tenuto al rispetto delle leggi regionali, della nostra Costituzione e della Carta dei Diritti fondamentali della Ue.

Essendo inapplicabile - almeno nella nostra regione - quanto dichiarato da Merola, quello che resta è dunque solo un danno inutile e gratuito all'immagine di un centrosinistra che anzichè aprirsi e mettersi alla testa di un cambiamento già in atto in seno alla società, si chiude e arretra.

Se di fraintendimento si tratta è bene che Merola chiarisca molto in fretta. Qui un articolo molto eloquente su quanto sta avvenendo nel nostro capolougo di regione: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/06/17/news/il_pd_preso_in_contropiede_frascaroli_fredda_non_condivido-17856866/

giovedì 16 giugno 2011

IMPROVVISAMENTE, IL FUTURO GIA' QUI

Il voto del referendum, seguito ai ballottaggi di Milano come Napoli, è uno sconvolgimento chiaro del mondo politico, almeno quello degli ultimi 15 anni. Non è retorico, anzi è legittimo domandarsi se anche noi, del PD e noi del PD riminese alle soglie di un improvviso congresso, sapremo cogliere le potenzialità di questo Futuro improvvisamente già qui.



Il Futuro è già qui
Semplificando all'osso ci sono due letture possibili, una di merito dei quesiti referendari e una più politica. E' intersecando le due letture che forse si coglie l'affermazione di questo Futuro già qui.
Quella più politica ci dice che alla chiusura delle urne 25.411.102 italiani con quattro SI hanno espresso il loro NO secco nei confronti di alcune delle scelte fondamentali del governo in materia di privatizzazione dei servizi, energia e giustizia. Depoliticizzare il referendum è chiaramente una sottovalutazione.
C'è poi una lettura di merito: gli italiani sono tornati a scegliere e l'han fatto nel merito dei quesiti. In quest'ottica la portata è addirittura più rivoluzionaria perchè rappresenterebbe l'affermazione di un cambiamento di tipo culturale prima che politico, la fine di una lunga stagione di liberismo variamente interpretato sia da destra che da sinistra: 25 milioni di Italiani mobilitati per affermare politiche ambientaliste, di uguaglianza di diritti e per affermare il principio di pubblicità dei beni più preziosi.

25 milioni di cappelli sopra.
Comunque la si metta, però, è chiaro che, se 25 milioni di persone hanno voltato pagina, ancora non hanno scelto quale sarà l'alternativa. Non l'hanno scelta perchè ancora non l'hanno percepita chiara e netta. E' stato un movimento di reti, di intraprendenza dal basso, in prevalenza indipendente dai partiti. Questo i comitati l'hanno subito rivendicato, giustamente, chiedendo che nessuno ci mettesse il cappello. Da un lato fa piacere, dall'altro per chi è impegnato nei partiti deve far riflettere se ancora una volta non avevamo capito o si è capito ma un po' tardi. “Fatta l'italia, dobbiamo fare gli Italiani”, oggi potremmo ribaltare il senso di questa frase e applicarla alla politica di questi giorni, dunque anche al PD: gli Italiani ci sono, e ora sono i partiti, soprattutto quelli che ambiscono a essere l'alternativa e il motore di cambiamento che si devono fare. Come? Letteralmente contaminandosi, ricostruendosi, riorganizzandosi a partire dal contributo di quegli Italiani che oggi sono così mobilitati.

Il congresso che verrà
Anche nel nostro piccolo valgono queste considerazioni.
Valgono poi soprattutto per il PD riminese alla vigilia di un congresso provinciale per ora solo annunciato, iniziato in modo, mettiamola così, un po' “sgangherato”, con candidature anzitempo sui giornali e un percorso tutto da capire.
In direzione, con riferimento ai tempi e modi del congresso, è stato detto: "il mondo cambia velocemente e non possiamo chiuderci nei nostri soliti riti interni, dobbiamo accelerare".
Prima c'era “il nuovo sperimentato”, oggi c'è – o sembra esserci – il “facciamo in fretta” come se la cifra per intercettare il cambiamento sia la velocità di facciata, quando invece i cicli di opinione o i mutamenti politico/culturali sono percorsi che si sedimentano, onde lunghe che si caricano e hanno una portata largamente maggiore alla moda.
Bisogna capire e un congresso che serva proprio a questo non dovrebbe essere uno sbrigativo rito interno. O meglio: un congresso è un “rito interno” solo per chi vuole gestire un partito anzichè farlo vivere, e solo per chi ha a cuore il risultato finale – certo e prevedibile - e non il processo. Mentre noi stiamo vivendo una fase dove sono proprio i processi politici che stanno cambiando: le ultime tornate elettorali (ballottaggi inclusi) ci mostrano che sono le persone a imprimere il cambiamento di rotta e non i partiti (PD incluso).
Per cui: come a livello nazionale si sente il bisogno di aprirsi al contributo di quei 25 milioni di italiani così da noi c'è bisogno – sempre che lo vogliano - di quei 150.000 cittadini che da Rimini a Casteldelci, da Cattolica a Bellaria hanno dato la sveglia ai referendum. C'è bisogno di usare i luoghi di confronto più vari, di trasformare l'estate che arriva in un prolungamento di questa bella primavera politica. Una prima proposta concreta: usiamo le nostre feste democratiche per organizzare i dibattiti congressuali trasformati in confronti collettivi, dunque oltre la nostra stessa base di iscritti, così da ricostruire un movimento e decidere assieme a loro e quindi ai circoli – regolamento docet – non un nuovo segretario ma un progetto completo di come vogliamo il PD.
Gli elettori hanno detto che da oggi inizia una fase nuova della politica italiana tutta da vivere.
La vogliamo vivere anche come PD partendo dal nostro territorio?
Non è difficile farlo, ci vuole solo il giusto tempo e la volontà di aprirsi.
Purtroppo di occasioni ne abbiamo perse tante.
Questa volta facciamo di no.

Roberto Maldini

domenica 12 giugno 2011

EUROPRIDE-ROMA 2011: Don't be a drag. Just be a queen.



Sono bellissima a modo mio
Perchè Dio non commette errori
Sono sulla strada giusta baby
Sono nata in questo modo

Non essere una drag, sii solo una regina
Che tu sia a pezzi o sempreverde
nero, bianco, beige
che tu sia indiano, libanese,orientale
se la vita ti ha ferito
emarginato, sei stato vittima di bullismo, o preso in giro
gioisci e ama te stesso oggi
perchè baby sei nato in questo modo

Non importa se sei gay, etero o bi,
lesbica, transgender
Sono sulla strada giusta baby
Sono nata a sopravvivere
non importa che tu sia nero, bianco o beige
Chola o orientale
Sono sulla strada giusta baby
Sono nata per essere coraggiosa

(Lady Gaga - Born this way)

venerdì 10 giugno 2011

VALTER NON SI FA MANCARE PROPRIO NIENTE...



A un giorno dall'Europride di Roma un'interessantissima intervista di Valter, un ragazzo Rom, migrante e Gay… insomma un ragazzo che non si fa mancare proprio niente. Soprattutto il coraggio.

martedì 7 giugno 2011

PRIMA DI ANDARE AL MARE, VADO A VOTARE