Giuseppe Turani su Repubblica di domenica.
L'elemento che piu' colpisce e' quello relativo ai grandi stabilimenti industriali lombardi. Se nel 1971 erano 304 gli impianti con piu' di 500 addetti presenti nella regione (e 105 avevano piu' di 1000 dipendenti) trent'anni dopo, nel 2001, gli impienti con piu' di 500 dipendenti sono ridotti a 98 e quelli che ne hanno piu' di 1000 sono 27 in tutto. E parliamo del 2001. Oggi e' pensabile che il trend sia addirittura accelerato.
Nel giro di 30 anni, cioe', le grandi concentrazioni operaie sono scomparse, di fatto, dalla regione piu' industrializzata del paese. Nel 1971 in Lombardia si contavano 5 grandissimi stabilimenti con piu' di 5 milioni di metri quadri di superficie. Oggi nessuno.
L'industria ha abbandonato le grandi dimensioni e ha scelto di diventare media: da qui quel fenomeno molto italiano che e' stato chiamato "Quarto Capitalismo", fatto di aziende medie, molto organizzaate e molto high tech. Pero' le grandi concentrazioni di tute blu non ci sono piu'.
E questo ha avuto i suoi riflessi anche sulla politica. Certa sinistra "di classe" e certo sindacalismo hanno fatto finta di non accorgersi e usano ancora i linguaggio di prima, ma questo mondo non c'e' piu'.
Al posto della grande "Lombardia operaia" e' emerso, appunto, il Quarto Capitalismo e tutto intorno e' fiorito un mondo di consulenti, professionisti e piccole o piccolissime imprese.
E questo e' il mondo a cui si riferiscono Berlusconi e la Lega. Un modo non proprio votato al progresso e politicamente non di sinistra (forse nemmeno riformista), ma e' quello che c'e' ed e' quello con cui bisognera' fare i conti.
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