sabato 3 ottobre 2009

La terra è finita


Ora si griderà il dolore per i morti. Si invocherà l’arrivo della Protezione Civile e poi si implorerà la ricostruzione. Ma non si dica che il disastro ed i morti di Messina sono fatalità o frutto della natura matrigna. Solo il logico e prevedibile risultato di determinate scelte. Anche solo guardando le immagini riprese dall’alto ci si rende conto che il territorio è stato letteralmente mangiato. Del resto già l’anno scorso c’erano state frane e situazioni critiche tanto da dichiarare lo stato di emergenza. Non si può invocare il caso. Bisognerebbe partire da questi fatti per affermare che occorre considerare il territorio in modo diverso, non come luogo da consumare ma da far convivere con gli uomini. In un rapporto anche di utilizzo, come del resto è sempre stato nella storia, ma che non può essere solo di consumo. Un consumo peraltro concepito come immediato, senza alcuna preoccupazione, o solo attenzione, per le generazioni ed il tempo futuro.
Una sinistra che vuole davvero essere tale e porsi come alternativa, e non come pallida copia di chi governa oggi in Italia, dovrebbe dichiarare che è giunta l’ora di smettere di usare le risorse naturali come se fossero infinite e come se chi oggi le usa non dovesse rispondere ad un principio di responsabilità verso chi verrà dopo. Non si può invocare sempre e comunque la ricostruzione, nuove strade, nuovi ponti, nuove opere che si mangiano il territorio e poi appunto piangere perché l’edificazione selvaggia produce disastri.
Il PD e tutta la sinistra in genere, in passato ha sottovalutato la questione ambientale, è invece necessario metterla al primo posto per dare un segno concreto del fatto che va cambiato il modello di sviluppo. La terrà è finita. Basta espansione, basta puntare alla crescita quantitativa.
La green economy può essere una grande occasione, non per mettere qualche pannello fotovoltaico sui tetti, ma per ripensare il nostro assetto complessivo.
La Sicilia ed altre aree stanno certo peggio di noi che viviamo in Emilia Romagna. Ma anche qui, nel consumo di aree libere non siamo stati con le mani in mano. Il nuovo Piano territoriale della Provincia, ad esempio, mette ora molti limiti, ma dobbiamo essere conseguenti. Mi permetto di dire che sul piano casa di Berlusconi siamo stati in generale troppo morbidi ed accondiscendenti, fatte alcune debite eccezioni e la linea del Comune di Rimini è stata tra queste. Non bisogna guardare all’ultimo sondaggio ed avere sempre paura di perdere qualche voto. Se non saremo capaci di differenziarci, di indicare prospettive diverse, saremo sempre percepiti come una variante del centro destra e quindi, destinati storicamente alla sconfitta. Mi pare che gli esempi, tragici purtroppo, di dove ci porta un certo modo di fare e di governare siano evidenti. Rispetto per il territorio, uso delle nuove tecnologie, maggiore attenzione per il sapere, sono le basi per costruire l’alternativa di governo. Se discutessimo di questo potremmo finalmente oltrepassare il dibattito sulle escort. Niente ci rende più subalterni al modello del centro destra.
Alberto Rossini

Nessun commento:

Posta un commento