lunedì 12 aprile 2010

Un Partito per giovani


Parafrasiamo e decliniamo in riminese una parte di una sorta di manifesto programmatico volto a tentare di definire un profilo politico del Partito Democratico che ci piacerebbe e a cui pensiamo in vista del congresso. Non e' tutta farina del nostro sacco, ma siccome e' copyleft (per citare l'autore) lo facciamo nostro: si chiamano Think Tank (che sta per "gruppo che pensa" e gia' questa visione collettiva ci piace e a Rimini faremo in modo che sia tale) e lo facciamo all’aperto, lontano dalle stanze chiuse, lontano dalla burocrazia. Una segretria (e non solo un segretario), ad esempio, cosa dovrebbere essere se non un "gruppo che pensa e che poi fa' "? Non dobbiamo riprenderci il Pd, ma piuttosto dobbiamo restituirlo agli elettori. E piu' siamo e meglio e'.

Il Pd deve diventare il partito dei giovani italiani (e quindi dei giovani riminesi). Non il partito dei giovani dirigenti o dei giovani sindaci o dei giovani assessori, ma il partito dei giovani elettori. Chi ha meno di quarant'anni non è rappresentato da nessuno. Sul "contratto unico" siamo tutti d'accordo (vedi Ichino o Boeri), ma ancora non si vede una campagna in questo senso, che lo renda popolare, che sappia dire al singolo precario che cosa gli succede se vince il Pd, che sappia indicare al Paese una via più razionale, seria e consapevole al proprio sviluppo (a Rimini, ricordiamolo, 1 su 10 e' assunto con un contratto a tempo indeterminato) . Il sistema elettorale allontana i giovani dalla politica (per la verità, allontana tutti). L'innovazione tecnologica è un tema frequentato pochissimo (ma qui noi a San Giuliano sentiamo il nostro utilizzo del web come un'avanguardia riminese, si parva licet). Il dibattito sui diritti è in alto mare, come se fossimo nel 1010 e non un millennio più avanti. Un nuovo ambientalismo non riesce ancora a imporsi, come accade in altri Paesi. Per tutto questo, lavoreremo alla redazione del manifesto del partito dei giovani. Ascoltando tutti. Dai giovani che si sentono democratici (anche quelli che, come dice Elio, all'improvviso sono "vecchissimi" e a Rimini ne sappiamo qualcosa) agli anziani-e-però-giovanissimi del partito, dal popolo Viola a «quelli che la politica gli fa schifo», da chi cerca lavoro a chi l'ha trovato ma non sa quanto durerà e quelli che (beati loro?) non hanno (ancora?) mai lavorato, a chi vuole capire se in Italia il sole continuerà a sorgere. E poi possiamo parlare di "primarie come metodo", di partito aperto e non chiuso, di una generazione nata con la nascita del PD che deve freudianamente "uccidere il padre", delle correnti che non ci piacciono e di congressi che (non solo a Rimini) per la prima volta possono davvero realizzare il Partito Democratico. Possiamo parlare della primavera riminese. Per andare oltre e andare oltre i quarant'anni, se ci riusciamo.
Ed e' solo l'inizio.

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