martedì 6 aprile 2010

Tra il tecnico e il politico


Le considerazioni sulla situazione economica in provincia di Rimini presentate da Alberto Rossini sono, come sempre, interessantissime.

Dando per scontato (fino a un certo punto, comunque) che l'incidenza dell'industria turistica comporti una certa fisiologica "precarizzazione" nel senso di stagionalizzazione, resta pur tuttavia il dato sconcertante che solo una assunzione su dieci nel nostro territorio e' a tempo indeterminato. Da cui si desume rapidamente come sia materialmente impossibile parlare di ricerca o innovazione o anche solo di investimenti sul capitale umano in queste condizioni. In altre parole, un territorio che non solo non cresce, ma che rischia di non porre le basi per invertire la tendenza.

E allora pongo un interrogativo tra il tecnico e il politico: quanti sono i posti di lavoro regolati da contratti a tempo determinato che non esisterebbero se non fosse possibile tale forma contrattuale (come e' nella filosofia della legge che li consente)? Che equivale a chiedersi, qualora per questi posti di lavoro fosse opportuna una contrattualizzazione a tempo indeterminato, esiste una convenienza tutta speculativa a preferirne una forma piu' precaria? E in che percentuale?

Su questi temi la sinistra puo' costruire un'alternativa. Pietro Ichino e Tito Boeri (tanto per fare due nomi dell'orbita del PD), in forme diverse e con accenti diversi, hanno elaborato teorie estremamente interessanti sulla contrattualizzazione del mercato del lavoro. Chi e' che in casa non ha un famigliare o piu' di uno (soprattutto i piu' giovani) che lavora con un contratto a termine ("atipico" ormai e' quello a tempo indetreminato)? Di fronte a un governo che se ne guarda bene da sviluppare anche solo un accenno di politica economica o industriale, io credo che questo terreno vada immediatamente occupato da noi. Noi PD.
Rossano Lambertini

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