di Edmondo Berselli
Un pezzo di Berselli che ci rigurdava piu' di altri (17 luglio 2009).
La candidatura del comico genovese - amatissimo dal popolo del web - alla guida del Pd, avrebbe offerto al centrosinistra una chiara opportunità di riavvicinarsi al suo elettorato
Beppe GrilloÈ un'ottima notizia che Beppe Grillo si sia candidato, con le sue maniere scandalistiche, alle primarie del Pd. Così com'era apparsa un'altra eccellente notizia la candidatura del 'terzo uomo' Ignazio Marino. Questo perché il Partito democratico, di qui a ottobre e comunque per il futuro, ha un disperato bisogno di rientrare dalla realtà virtuale alla realtà reale. Finché Marino parla di laicità, nessuno può misurarne lo spessore effettivamente politico e la capacità reale di aggregare consenso. Si tratta di un fenomeno etico-mediatico. Così come quando parlano i 'giovani' del Pd, nessuno è in grado di valutare l'effettiva qualità politica delle loro posizioni. Le parole di Debora Serracchiani e la prosa dell'emergente Giuseppe Civati, a un esame disincantato, sono ancora intrisi di politichese, e in ogni caso rappresentano il segnale che la preoccupazione fondamentale del Pd, fra giovani e vecchi, è la costituzione del partito: tradotto in termini volgari, l'occupazione e l'organizzazione di spazi di potere.Niente di male, la politica è anche questo. Ma ogni posizione va portata dentro la realtà vera. Cioè va misurata. Altrimenti rimane un bluff. La candidatura di Beppe Grillo inserisce un primo elemento di verità perché costringe a rivelare il bizantinismo dello statuto del Pd; ne inserisce un secondo, molto più forte, perché se effettivamente colui che i telegiornali di regime chiamano "il comico genovese" parteciperà alle primarie di ottobre, avremo la possibilità di conoscere la sua consistenza effettiva, numerica, quantificabile, tutta al di là dell'alone mediatico dei blog, dei Vaffa Day, del facile consenso degli 'indignati'.Fra i molti problemi della sinistra c'è quello di trascinarsi dietro una scia di rancori che assumono un rilevo emotivo molto intenso, ma non sembrano in grado di trasformarsi in una posizione politica razionale. Rabbie, proteste, frustrazioni animano "un volgo disperso che nome non ha", per citare il Manzoni, senza che questo vortice di antagonismi trovi una sintesi. Grillo, per dire, gliela offre.
Bisogna vedere se avrà il coraggio di andare fino in fondo, accettando il responso del giudizio popolare alle primarie; oppure se invece approfitterà del palcoscenico offerto da "una sinistra del nulla" per urlare le sue idee eco-antagoniste, movimentare le piazze con il giustizialismo e poi tirarsi indietro, come talvolta fa, senza accettare il confronto e tornando al calore rassicurante e politicamente inutilizzabile del suo quasi-movimento.Insomma, c'è qualcuno che deve sbattere il grugno contro la verità, e vedere come ne viene fuori. Ne è venuto fuori malissimo, praticamente alla prima uscita, Marino, anzi, è uscito in modo grottesco con la storia della questione morale a proposito dello stupratore seriale responsabile di un circolo democratico romano. Si può non amare Massimo D'Alema, ma come si fa a ignorare ciò che ha detto in una memorabile intervista pubblica con Antonio Polito al Democratic Party di Roma? D'Alema dixit: si scagliano tutti contro gli apparati, ma io per le ultime elezioni ho fatto 130 manifestazioni nel Sud e quelli che parlano con disprezzo degli apparati non hanno mosso un dito. A Crotone, ha aggiunto D'Alema, provincia rossa, con 25 comuni su 27 amministrati dalla sinistra, siamo riusciti a presentare sei candidati di centrosinistra, di cui due del Pd, e siamo riusciti a perdere.Il senso del discorso dalemiano è indiscutibile. Qui non è in gioco il partito 'bocciofila' di Pier Luigi Bersani (ma che cosa avrà voluto dire?) e neanche la dislocazione di potere fra le varie stalattiti di potere che vengono dal passato del Pd e dalle furbizie e dagli opportunismi odierni dei vari leader, veri e presunti. È in gioco una prospettiva di sopravvivenza per la sinistra, e non soltanto quella riformista. C'è qualcuno che ha sentito parlare di una cultura? Di indizi di una politica? Grandi discussioni, molto ispirate, su come il Pd deve essere, e balbettii pensosi su che cosa deve fare politicamente.Per questo non ci si può permettere di esorcizzare Grillo come ha fatto Piero Fassino, segnalando il rischio 'Helzapoppin''. La politica è la politica, chiunque entri in campo. Dopo di che, chi ha qualcosa da dire, ma di reale e oggettivo, parli, discuta, convinca. Altrimenti c'è solo conformismo, convenzioni, politica politicante. E Grillo non vincerà le primarie, ma se è appena capace mostrerà la nudità del re.
Beppe GrilloÈ un'ottima notizia che Beppe Grillo si sia candidato, con le sue maniere scandalistiche, alle primarie del Pd. Così com'era apparsa un'altra eccellente notizia la candidatura del 'terzo uomo' Ignazio Marino. Questo perché il Partito democratico, di qui a ottobre e comunque per il futuro, ha un disperato bisogno di rientrare dalla realtà virtuale alla realtà reale. Finché Marino parla di laicità, nessuno può misurarne lo spessore effettivamente politico e la capacità reale di aggregare consenso. Si tratta di un fenomeno etico-mediatico. Così come quando parlano i 'giovani' del Pd, nessuno è in grado di valutare l'effettiva qualità politica delle loro posizioni. Le parole di Debora Serracchiani e la prosa dell'emergente Giuseppe Civati, a un esame disincantato, sono ancora intrisi di politichese, e in ogni caso rappresentano il segnale che la preoccupazione fondamentale del Pd, fra giovani e vecchi, è la costituzione del partito: tradotto in termini volgari, l'occupazione e l'organizzazione di spazi di potere.Niente di male, la politica è anche questo. Ma ogni posizione va portata dentro la realtà vera. Cioè va misurata. Altrimenti rimane un bluff. La candidatura di Beppe Grillo inserisce un primo elemento di verità perché costringe a rivelare il bizantinismo dello statuto del Pd; ne inserisce un secondo, molto più forte, perché se effettivamente colui che i telegiornali di regime chiamano "il comico genovese" parteciperà alle primarie di ottobre, avremo la possibilità di conoscere la sua consistenza effettiva, numerica, quantificabile, tutta al di là dell'alone mediatico dei blog, dei Vaffa Day, del facile consenso degli 'indignati'.Fra i molti problemi della sinistra c'è quello di trascinarsi dietro una scia di rancori che assumono un rilevo emotivo molto intenso, ma non sembrano in grado di trasformarsi in una posizione politica razionale. Rabbie, proteste, frustrazioni animano "un volgo disperso che nome non ha", per citare il Manzoni, senza che questo vortice di antagonismi trovi una sintesi. Grillo, per dire, gliela offre.
Bisogna vedere se avrà il coraggio di andare fino in fondo, accettando il responso del giudizio popolare alle primarie; oppure se invece approfitterà del palcoscenico offerto da "una sinistra del nulla" per urlare le sue idee eco-antagoniste, movimentare le piazze con il giustizialismo e poi tirarsi indietro, come talvolta fa, senza accettare il confronto e tornando al calore rassicurante e politicamente inutilizzabile del suo quasi-movimento.Insomma, c'è qualcuno che deve sbattere il grugno contro la verità, e vedere come ne viene fuori. Ne è venuto fuori malissimo, praticamente alla prima uscita, Marino, anzi, è uscito in modo grottesco con la storia della questione morale a proposito dello stupratore seriale responsabile di un circolo democratico romano. Si può non amare Massimo D'Alema, ma come si fa a ignorare ciò che ha detto in una memorabile intervista pubblica con Antonio Polito al Democratic Party di Roma? D'Alema dixit: si scagliano tutti contro gli apparati, ma io per le ultime elezioni ho fatto 130 manifestazioni nel Sud e quelli che parlano con disprezzo degli apparati non hanno mosso un dito. A Crotone, ha aggiunto D'Alema, provincia rossa, con 25 comuni su 27 amministrati dalla sinistra, siamo riusciti a presentare sei candidati di centrosinistra, di cui due del Pd, e siamo riusciti a perdere.Il senso del discorso dalemiano è indiscutibile. Qui non è in gioco il partito 'bocciofila' di Pier Luigi Bersani (ma che cosa avrà voluto dire?) e neanche la dislocazione di potere fra le varie stalattiti di potere che vengono dal passato del Pd e dalle furbizie e dagli opportunismi odierni dei vari leader, veri e presunti. È in gioco una prospettiva di sopravvivenza per la sinistra, e non soltanto quella riformista. C'è qualcuno che ha sentito parlare di una cultura? Di indizi di una politica? Grandi discussioni, molto ispirate, su come il Pd deve essere, e balbettii pensosi su che cosa deve fare politicamente.Per questo non ci si può permettere di esorcizzare Grillo come ha fatto Piero Fassino, segnalando il rischio 'Helzapoppin''. La politica è la politica, chiunque entri in campo. Dopo di che, chi ha qualcosa da dire, ma di reale e oggettivo, parli, discuta, convinca. Altrimenti c'è solo conformismo, convenzioni, politica politicante. E Grillo non vincerà le primarie, ma se è appena capace mostrerà la nudità del re.
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