Le parole del Civati sanno dove devono andare a parare. Il prossimo appuntamento sono i congressi locali. O si rinnova o si chiude bottega.Senza prenderci troppo sul serio. Ci pensavo ieri sera, andando a dormire. Il periodo più ardimentoso del Pd è quello che si apre dopo le elezioni, mai prima. Dopo che si è votato e - purtroppo - si è perso, tutti a parlare di ricambio.
Avessimo avuto tutte le interviste dedicate al famoso ricambio prima dell'inizio della campagna elettorale, avremmo un gruppo dirigente di neonati, nelle Regioni e nei Comuni. Lo stesso era successo l'anno scorso e poi sappiamo come è andata a finire. Stiamo attenti, perciò. E facciamo uno sforzo clamoroso. Non limitiamoci a declamare il nuovo e il giovane, perché, prima di tutto, è un trucco per lasciare tutto com'era e poi perché il nuovo ha spesso vent'anni di politica alle spalle e il giovane ha magari 45 o 55 anni, come possiamo osservare oggi sul Corriere (dove sono diventato «il nuovo Cacciari», si salvi chi può). Il problema è certamente anagrafico, ma anche politico. Per questo, il 10 aprile, andiamo «Oltre». Da Milano, parlando di Nord (come si deve), di Partito dei giovani (
non nel senso dei giovani dirigenti, ma dei giovani da rappresentare) e di ciò che c'è di buono al Sud, da valorizzare (come ci invitano a fare Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano, in un libro di cui dovremo presto parlare). Lanciamo, come a Roma sostengono - con parole diverse - Cristiana Alicata e Ernesto Ruffini, una campagna politica,
per dimostrare che tutto non si esaurisce nelle campagne elettorali (anzi) e che c'è da capire, da studiare, da osservare, da ascoltare (soprattutto). Rivolgiamoci al 40% di astenuti, prima che al 3% dell'Udc, come dovremmo fare a Milano. Cerchiamo di prendere sul serio chi prende i voti e perché ci riesce: forse perché ci sono elettori che liberamente preferiscono altri al Pd, a destra come a sinistra. Facciamo politica, insomma, se ci riusciamo.
E del ricambio, la prossima volta, parliamo prima: quando c'è da fare le liste, quando c'è da scegliere il candidato sindaco o il nuovo segretario. Dopo è troppo comodo. E, se mi è consentito, anche un po' stronzo, nei confronti di chi è accusato, a posteriori (s'intende), di non aver lanciato il ricambio.
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