martedì 6 aprile 2010

Facciamo sul serio


Le parole del Civati sanno dove devono andare a parare. Il prossimo appuntamento sono i congressi locali. O si rinnova o si chiude bottega.


Senza prenderci troppo sul serio. Ci pensavo ieri sera, andando a dormire. Il periodo più ardimentoso del Pd è quello che si apre dopo le elezioni, mai prima. Dopo che si è votato e - purtroppo - si è perso, tutti a parlare di ricambio. Avessimo avuto tutte le interviste dedicate al famoso ricambio prima dell'inizio della campagna elettorale, avremmo un gruppo dirigente di neonati, nelle Regioni e nei Comuni. Lo stesso era successo l'anno scorso e poi sappiamo come è andata a finire. Stiamo attenti, perciò. E facciamo uno sforzo clamoroso. Non limitiamoci a declamare il nuovo e il giovane, perché, prima di tutto, è un trucco per lasciare tutto com'era e poi perché il nuovo ha spesso vent'anni di politica alle spalle e il giovane ha magari 45 o 55 anni, come possiamo osservare oggi sul Corriere (dove sono diventato «il nuovo Cacciari», si salvi chi può). Il problema è certamente anagrafico, ma anche politico. Per questo, il 10 aprile, andiamo «Oltre». Da Milano, parlando di Nord (come si deve), di Partito dei giovani (non nel senso dei giovani dirigenti, ma dei giovani da rappresentare) e di ciò che c'è di buono al Sud, da valorizzare (come ci invitano a fare Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano, in un libro di cui dovremo presto parlare). Lanciamo, come a Roma sostengono - con parole diverse - Cristiana Alicata e Ernesto Ruffini, una campagna politica, per dimostrare che tutto non si esaurisce nelle campagne elettorali (anzi) e che c'è da capire, da studiare, da osservare, da ascoltare (soprattutto). Rivolgiamoci al 40% di astenuti, prima che al 3% dell'Udc, come dovremmo fare a Milano. Cerchiamo di prendere sul serio chi prende i voti e perché ci riesce: forse perché ci sono elettori che liberamente preferiscono altri al Pd, a destra come a sinistra. Facciamo politica, insomma, se ci riusciamo. E del ricambio, la prossima volta, parliamo prima: quando c'è da fare le liste, quando c'è da scegliere il candidato sindaco o il nuovo segretario. Dopo è troppo comodo. E, se mi è consentito, anche un po' stronzo, nei confronti di chi è accusato, a posteriori (s'intende), di non aver lanciato il ricambio.

Nessun commento:

Posta un commento