di Jolanda Bufalini sull'Unita' del 23 marzo
Esattamente il contrario di quello che succede in Italia, «Obama ha messo a rischio consenso e leadership per il bene del paese, noi abbiamo un presidente del Consiglio che stressa gli italiani per risolvere i problemi suoi», Rosi Bindi dà la stoccata all’avversario ma non si sottrae alla domanda successiva, perché la «lezione politica» d’Oltreoceano ha, sì, riacceso i sogni del popolo della sinistra, tanto più che ieri le belle notizie erano due, contando anche il cappotto fatto dalla gauche in Francia. Però ha anche riattizzato il ricordo delle «tafazzate», come avrebbe detto un Veltroni d’annata. Il caso di Berlusconi è eclatante ma «anche dalle nostre parti capita di cercare il consenso per risolvere problemi interni anziché usarlo per affrontare quelli del paese». Obama ha sfidato «il potere forte delle assicurazioni sanitarie, l’opposizione, la sua stessa maggioranza e anche il Congresso. Ma ha anche vinto», sottolinea la presidente del Pd. La lezione bisogna prenderla tutta intera: «Vinto con la mediazione e con la capacità di persuasione. Il riformismo è questo». Lei, da ministro fece la riforma della Sanità e fu mandata via, da ministro della famiglia fu sconfitta sui Dico. «Sulla sanità ho vinto, anche se il centro sinistra non se ne è accorto. Per me quella sostituzione fu incomprensibile ma sono un soldatino e ho obbedito». Dopo di allora, spiega, il centro destra non ha più avuto la forza di imporre la privatizzazione, anche «se ci prova ancora in modo strisciante». E ora «bisogna stare attenti con il federalismo fiscale: si rispetta la Costituzione che parla di livelli essenziali di assistenza va bene, ma se si parla di livelli minimi allora è a rischio l’universalità delle cure». Quanto ai DICO, «gli organizzatori del Family Day hanno pagato conseguenze molto pesanti, perché non c’è mai stato un governo peggiore di questo nelle confronti delle famiglie, che sono state lasciate sole davanti alla crisi e contrariate persino nei modelli di vita che feriscono la dignità delle donne». La stagione dei diritti «Una delle pagine più importanti della storia del riformismo», Walter Veltroni, quando lo sentiamo, ha appena finito di parlare in Puglia a sostegno di Nichi Vendola. «Paragonabile - dice - alla stagione dei diritti civili degli anni Sessanta: 30 milioni di persone incluse nel diritto alla salute». Altroché Obama appannato e sbiadito, «come ho sentito dire anche nelle riunioni del Pd». Obama «ha avuto contro le Tv, i conservatori, i corporativismi. Si è scatenato l’egoismo sociale ma ha vinto l’inclusione». La politica, dice l’ex segretario, è «il coraggio del cambiamento radicale ma se sei costretto alla ricerca del minimo comune denominatore» invece del riformismo c’è «il piccolo cabotaggio». Difficile, perché «per cambiare devi anche andare contro una parte di te stesso». E rivendica, si parva licet: «Il Lingotto voleva essere questo, perché è più difficile suscitare passione su una proposta riformista che su un’opposizione costruita sui no». Rosi Bindi e Walter Veltroni, collocati su diverse sponde Pd, però guardano tutti e due più alla lezione americana che a quella francese: «Quella è una scuola democratica», dice Rosi Bindi. Però anche la Francia, con la prudenza dettata dall’astensionismo che ha raggiunto il 50%, qualche indicazione sul vento che cambia la dà. Bindi: «Lavoro, diritti, uguaglianza sono valori da declinare in modo nuovo e da non compromettere. Mai come ora si deve puntare sulle scelte giuste. Forse non sono ancora vincenti ma, se siamo convinti, lo saranno». Veltroni: «Il populismo della destra non regge alla crisi. È importante che ci sia in campo un’alternativa. La sinistra francese aveva ottenuto, l’anno scorso, il 18 %. Le politiche si giudicano su tempi medio-lunghi». L’Italia è «stanca, deve uscire dalla morsa che incentra tutto sui problemi del premier, altrimenti il paese va a picco».Il risultato francese elettrizza, invece, sulle loro diverse sponde, Claudio Fava (Sel) e Angelo Bonelli (Verdi) che qualche mese fa si sono lasciati in modo non consensuale al congresso che li doveva unificare. Piace a Claudio Fava il sorriso delle tre donne protagoniste della vittoria: «Sorridenti e non diffidenti, simbolo di una sinistra unita e plurale dove hanno pari dignità storie politiche diverse». È qualcosa che dovrebbe parlare anche al Pd «se lì c’è ancora qualcuno che pensa di poter fare tutto da soli». Bonelli ha ancora sul viso i segni del suo solitario sciopero della fame fatto perché «questo è un paese dove si parla solo di Berlusconi e di anti-Berlusconi. Non dei problemi veri, compresi quelli energetici e ambientali». Spiega anche così le maggiori difficoltà dell’ambientalismo italiano. Cita Cohn Bendit e gli studenti di Taranto: «L’aria pulita non è né di destra né di sinistra». E sogna un movimento che abbia per vessillo il tricolore: verde, bianco e rosso.
Esattamente il contrario di quello che succede in Italia, «Obama ha messo a rischio consenso e leadership per il bene del paese, noi abbiamo un presidente del Consiglio che stressa gli italiani per risolvere i problemi suoi», Rosi Bindi dà la stoccata all’avversario ma non si sottrae alla domanda successiva, perché la «lezione politica» d’Oltreoceano ha, sì, riacceso i sogni del popolo della sinistra, tanto più che ieri le belle notizie erano due, contando anche il cappotto fatto dalla gauche in Francia. Però ha anche riattizzato il ricordo delle «tafazzate», come avrebbe detto un Veltroni d’annata. Il caso di Berlusconi è eclatante ma «anche dalle nostre parti capita di cercare il consenso per risolvere problemi interni anziché usarlo per affrontare quelli del paese». Obama ha sfidato «il potere forte delle assicurazioni sanitarie, l’opposizione, la sua stessa maggioranza e anche il Congresso. Ma ha anche vinto», sottolinea la presidente del Pd. La lezione bisogna prenderla tutta intera: «Vinto con la mediazione e con la capacità di persuasione. Il riformismo è questo». Lei, da ministro fece la riforma della Sanità e fu mandata via, da ministro della famiglia fu sconfitta sui Dico. «Sulla sanità ho vinto, anche se il centro sinistra non se ne è accorto. Per me quella sostituzione fu incomprensibile ma sono un soldatino e ho obbedito». Dopo di allora, spiega, il centro destra non ha più avuto la forza di imporre la privatizzazione, anche «se ci prova ancora in modo strisciante». E ora «bisogna stare attenti con il federalismo fiscale: si rispetta la Costituzione che parla di livelli essenziali di assistenza va bene, ma se si parla di livelli minimi allora è a rischio l’universalità delle cure». Quanto ai DICO, «gli organizzatori del Family Day hanno pagato conseguenze molto pesanti, perché non c’è mai stato un governo peggiore di questo nelle confronti delle famiglie, che sono state lasciate sole davanti alla crisi e contrariate persino nei modelli di vita che feriscono la dignità delle donne». La stagione dei diritti «Una delle pagine più importanti della storia del riformismo», Walter Veltroni, quando lo sentiamo, ha appena finito di parlare in Puglia a sostegno di Nichi Vendola. «Paragonabile - dice - alla stagione dei diritti civili degli anni Sessanta: 30 milioni di persone incluse nel diritto alla salute». Altroché Obama appannato e sbiadito, «come ho sentito dire anche nelle riunioni del Pd». Obama «ha avuto contro le Tv, i conservatori, i corporativismi. Si è scatenato l’egoismo sociale ma ha vinto l’inclusione». La politica, dice l’ex segretario, è «il coraggio del cambiamento radicale ma se sei costretto alla ricerca del minimo comune denominatore» invece del riformismo c’è «il piccolo cabotaggio». Difficile, perché «per cambiare devi anche andare contro una parte di te stesso». E rivendica, si parva licet: «Il Lingotto voleva essere questo, perché è più difficile suscitare passione su una proposta riformista che su un’opposizione costruita sui no». Rosi Bindi e Walter Veltroni, collocati su diverse sponde Pd, però guardano tutti e due più alla lezione americana che a quella francese: «Quella è una scuola democratica», dice Rosi Bindi. Però anche la Francia, con la prudenza dettata dall’astensionismo che ha raggiunto il 50%, qualche indicazione sul vento che cambia la dà. Bindi: «Lavoro, diritti, uguaglianza sono valori da declinare in modo nuovo e da non compromettere. Mai come ora si deve puntare sulle scelte giuste. Forse non sono ancora vincenti ma, se siamo convinti, lo saranno». Veltroni: «Il populismo della destra non regge alla crisi. È importante che ci sia in campo un’alternativa. La sinistra francese aveva ottenuto, l’anno scorso, il 18 %. Le politiche si giudicano su tempi medio-lunghi». L’Italia è «stanca, deve uscire dalla morsa che incentra tutto sui problemi del premier, altrimenti il paese va a picco».Il risultato francese elettrizza, invece, sulle loro diverse sponde, Claudio Fava (Sel) e Angelo Bonelli (Verdi) che qualche mese fa si sono lasciati in modo non consensuale al congresso che li doveva unificare. Piace a Claudio Fava il sorriso delle tre donne protagoniste della vittoria: «Sorridenti e non diffidenti, simbolo di una sinistra unita e plurale dove hanno pari dignità storie politiche diverse». È qualcosa che dovrebbe parlare anche al Pd «se lì c’è ancora qualcuno che pensa di poter fare tutto da soli». Bonelli ha ancora sul viso i segni del suo solitario sciopero della fame fatto perché «questo è un paese dove si parla solo di Berlusconi e di anti-Berlusconi. Non dei problemi veri, compresi quelli energetici e ambientali». Spiega anche così le maggiori difficoltà dell’ambientalismo italiano. Cita Cohn Bendit e gli studenti di Taranto: «L’aria pulita non è né di destra né di sinistra». E sogna un movimento che abbia per vessillo il tricolore: verde, bianco e rosso.
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