giovedì 12 novembre 2009

Il metodo innanzitutto…


A Modena stanno facendo una bella esperienza di programmazione urbanistica con il Piano strutturale di Marco Romano. (Ne ha parlato anche Daverio a Passpartout).
Ce lo segnala Alberto Rossini.

Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio e il Ministro delle Infrastrutture hanno annunciato, con una certa enfasi l’approvazione da parte del CIPE di oltre 8 miliardi di progetti di opere pubbliche da realizzare nei prossimi anni. Voglio far notare due cose.
Hanno approvato progetti che dovranno attraversare ancora molti iter procedurali prima di diventare opere appaltabili o ancor di più cantierabili. Insomma la strada per arrivare a far partire quelle opere di cui si annuncia l’avvio è ancora lunga, anzi lunghissima. Nessuno o quasi nessuno lo ha fatto notare nei giornali ed in televisione. Ancora una volta ha prevalso l’effetto annuncio. Una pratica che sempre di più pervade la vita pubblica a livello nazionale, ma anche a livello locale, purtroppo. Di quei miliardi una buona parte, quasi la metà esatta, sono dedicati alla Pedemontana lombarda (4,1 miliardi di euro). La Lombardia tra l’altro beneficia di altri finanziamenti per la Metropolitana di Milano e per la Milano Lecco. Infine 1,3 miliardi vanno ai primi lavori per il Ponte sullo Stretto, sul quale non aggiungo nulla ai commenti di Marco Ponti visitabili sul meritorio sito http://www.lavoce.info/. Il resto degli stanziamenti sono briciole. Ricordo, però, che il costo totale del Ponte è di 6,3 miliardi di euro. Per capirci con quei soldi si finanzierebbe quasi 20 volte la nuova strada statale da Rimini a Cattolica che ogni giorno è attraversata da almeno da 30.000 auto. Penso che in Italia ci siano molte altre strade urgenti come la nostra, eppure si vuole fare il Ponte di Messina. Al di là di ogni altra considerazione vale la pena di riflettere e siamo al secondo punto su come vengono prese le decisioni. Nessun rispetto e considerazione per le esigenze e le priorità locali. Per ciò che sostengono gli amministratori periferici, tranne qualche favore ad un amico ancor più amico degli altri. Lo stesso vale per le imprese, per le associazioni di categoria, per i cittadini. Roma, o meglio chi governa a Roma, decide punto e basta. Un bell’esempio di federalismo. Si decide con il massimo di discrezionalità e secondo logiche che definire borboniche è ancora un eufemismo. Eppure si spaccia questo modo di fare per modernità e per un segno di efficienza. Niente di più falso. La modernità sta proprio nel rispetto del territorio, non incentivando il localismo, ma coniugando le esigenze locali con la necessità di inserirle nella cornice delle grandi linee di sviluppo definite dal contesto europeo e verificando quanti sono gli utenti effettivi di una infrastruttura.
Se si applicassero questi criteri non ho dubbi che la nostra statale sarebbe finanziata, se si applica il potere discrezionale si fa il Ponte e qualche nuova linea di metropolitana.
Infine il colpo di grazia. Anche questo non segnalato da nessuno, almeno per quanto ne so io.
Per trovare risorse per le opere approvate nella delibera del CIPE (è consultabile sul proprio sito) si legge “su proposta del Ministro dello sviluppo economico il Comitato ha approvato l’abbattimento del limite del 30 per cento delle risorse complessive destinate al finanziamento di interventi infrastrutturali all’interno dei Patti Territoriali”. Ovvero ciò che insieme alle Regioni, tutte le Regioni, era stato pattuito come opera prioritaria sarà rivisto poiché in una sola seduta del CIPE si è tagliato l’ammontare dei finanziamenti stanziati del 30%.
Alla faccia delle politiche federaliste, della Lega e della contrattazione con le Regioni.
Questo è il Governo, ma qualcuno ha sentito una vibrata protesta da parte delle opposizioni?

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