mercoledì 3 giugno 2009

Le province e la crisi


Uno dei temi che ha fatto da sottofondo a questa campagna elettorale è stato il ruolo delle Province. Da molti viste come un ente inutile, incapaci di avere un preciso compito all’interno della nuova geometria istituzionale di tipo federalista. Per altri semplicemente un centro di spesa compresso e limitato da un lato dai Comuni e dall’altro dalle Regioni. Alcuni giornali hanno cavalcato la protesta, raccogliendo firme e interventi di politici sempre pronti a seguire l’opinione prevalente invece di capire e far capire come davvero funzionano le cose. Lo scandalismo è del resto uno dei segni distintivi del nostro Paese. Qualcuno per dirne i costi ha sommato anche le poste relative agli investimenti. E’ sempre più difficile affrontare seriamente i problemi: tra chi urla e chi usa argomenti a dir poco pretestuosi, ragionare è quasi impossibile. Eppure con molta pazienza è possibile ricostruire parti di verità.
Proprio qualche giorno fa il Censis ha presentato una ricerca su “Il ruolo delle Province nel contrasto alla crisi e nell’ulteriore sviluppo territoriale” dal quale emerge il ruolo fondamentale che le Province stanno avendo nell’affrontare la crisi, anche perché il Governo ha deciso che la crisi non c’è e se c’è ormai l’abbiamo quasi superata. Per cui, di fatto, non è andato oltre al provvedimento dei Tremonti - bond a favore delle banche.
A fronte di questo nulla che vuol dire nessuna misura a favore delle imprese, nessun provvedimento per il credito, nessun investimento in ricerca e innovazione, le Province hanno provato ad organizzarsi e a fornire strumenti per aiutare cittadini e imprese. Azioni di sostegno simili a quelle adottate dalla nostra Provincia, che così si è mossa con il fondo antirecessione. Va tenuto presente che le Province sono state protagoniste poiché le risposte alla crisi debbono essere specifiche e mirate se vogliono essere per davvero efficaci. In questo senso, la Provincia può rappresentare il soggetto di responsabilità istituzionale più idoneo a fronteggiare la crisi, e a mettere in campo quell’insieme di strumenti in grado di sostenere dal basso il rilancio del sistema Paese, partendo proprio dalle esigenze plurime e differenti dei singoli territori.
La ricerca molto concretamente, infatti, è andata a vedere quali interventi hanno messo in campo le Province. L’elemento di maggiore criticità – soprattutto nelle province del nord industriale - viene individuato nella difficoltà di accesso al credito per le imprese. “Per ovviare a questo problema le Province – afferma il Censis - hanno creato fondi specifici finalizzati ad aumentare le garanzie al credito, a ridurre i tassi praticati dalle banche, ad intervenire nella rinegoziazione dei prestiti. Su un altro fronte si rafforzano gli interventi – spesso affidati ad incubatori esistenti – per la creazione e il tutoraggio di nuove microimprese”.
L’altra misura che è stata maggiormente individuata è relativa al sostegno alle famiglie dei lavoratori colpiti da licenziamento ad esempio tramite accordi con istituti di credito per il blocco delle rate di ammortamento dei mutui prima casa.
Dovremmo anche citare gli interventi a favore della formazione professionale intesa come strumento a sostegno dell’innovazione e della crescita della qualità del lavoro.
Insomma proprio le ragioni dell’attuale crisi rimettono al centro del sistema istituzionale il ruolo delle Province che possono diventare uno snodo fondamentale tra lo Stato e le Regioni, che in un ottica di decentramento federalista dovrebbero assumere compiti più legislativi e meno gestionali, delegati appunto alle Province capaci di agire in una prospettiva di area vasta e di ricomposizione territoriale di livello sovracomunale.
La globalizzazione sembrava aver cancellato il territorio, e imposto il primato del singolo – impresa, lavoratore – nei processi di sviluppo, ma proprio la crisi sta riportando alla riscoperta del territorio come dimensione strategica di competitività del sistema: una competitività che non si fonda più sull’intraprendenza della singola impresa che fa export e si internazionalizza, ma sulla capacità dei singoli territori di promuovere l’eccellenza dei tanti fattori che lo compongono.
L’idea delle aree produttive di livello provinciale, dell’utilizzo accorto del territorio, della valorizzazione delle eccellenze delle imprese, della ricerca di collaborazione con Università e sistema della formazione, l’integrazione del welfare locale con quello nazionale, è quanto la nostra Provincia ha cercato fare in questi anni.
Il Censis sembra indicare questa quale direzione di marcia di un nuovo sistema istituzionale che metta al centro proprio i territori. La conclusione, che vuol essere anche un augurio, la lascio al Censis: “Oggi si discute molto delle risorse messe in campo per sostenere grandi imprese e istituti di credito. È verosimile, a questo riguardo, che con risorse di gran lunga inferiori si potrebbe lanciare un grande progetto di manutenzione da affidare agli enti locali. Le Province, in particolare, potrebbero intervenire nella manutenzione degli edifici scolastici, delle strade, delle aree forestali, dei terreni a rischio idrogeologico, delle aree protette. Si tratta, tra l’altro, di azioni che potrebbero mobilitare ulteriori risorse private (per il patrimonio pubblico e per i boschi) e comunitarie (per i parchi e per i terreni a rischio). Le Province vedrebbero in questo modo valorizzata e rilegittimizzata la loro funzione e recupererebbero uno spazio di protagonismo in piena sintonia con le esigenze strutturali e congiunturali di tutto il Paese”.
Alberto Rossini

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