giovedì 11 giugno 2009

“E le sta male la frangetta!”


Avremmo voluto commentare l'articolo apparso oggi su Repubblica a proposito dei mal di pancia scatenati nel partito da Debora Serracchiani, ma Luca Sofri ha provveduto come noi avremmo saputo far meglio.

Per il PD sono giorni di grandi costruzioni dietrologiche, sui giornali. Che a loro volta agitano la politica. È impressionante notare come i politici che dovrebbero usare i giornali per far sapere cosa stanno facendo, li usano invece per sapere cosa stanno facendo. In questo ha ragione D’Alema quando dice che quel che si pubblica oggi sarà smentito domani, e così via.
In un articolo di questa categoria letteraria, poi, su Repubblica di oggi, si citano fastidi diffusi per la promozione di Debora Serracchiani. Che i fastidi ci siano è indubbio. Che li si voglia giustificare con altro che non siano invidie, timori interessati, ansie da perdita di senso o esibizioni di anticonformismo, è ridicolo. Di una di cui si diceva che era stata legittimata solo da internet, e che ora è stata votata da centoquarantamila persone, adesso si dice che è stata votata da centoquarantamila persone solo perché legittimata da internet. E soprattutto si usano argomenti totalmente falsi, senza che nessuno obietti.
Tanti dirigenti locali sono infuriati non per il successo di Debora, ma per il “modello Serracchiani”, dove il criterio di selezione della nuova classe dirigente è solo “stare al posto giusto nel momento giusto”, com’è capitato a lei all’assemblea dei circoli del 21 marzo dove pronunciò il suo ottimo discorso rimbalzato sui tanti blog democratici. “E pensare che andò al microfono perché al Friuli toccava scegliere una donna”, racconta Maurizio Migliavacca, l’organizzatore di quell’evento.
Si noti la totale indifferenza della tesi esposta alle parole “ottimo discorso”, e la pretesa che “stare al posto giusto nel momento giusto” sia una cosa irrilevante per la storia del mondo. E qualcuno dovrebbe finalmente raccontare ai celebratori nostrani di Barack Obama la rapidità della sua ascesa politica a partire da un discorso imprevisto e i fattori diversi che portarono a quel discorso e a quella promozione: eravamo nel 2004, quattro anni prima che diventasse Presidente degli Stati Uniti. Obama ebbe un’occasione impensata, la sfruttò, e il partito si accorse di lui.

Obama was little known outside Illinois before the convention. As the Philadelphia Daily News headlined on the morning of his keynote address: “Who the Heck Is This Guy?” Obama admitted in interviews at the time that he was “totally surprised” by the speaking invitation. (Through his spokesman, he declined to be interviewed for this story.) As he put it in his book The Audacity of Hope: “The process by which I was selected as the keynote speaker remains something of a mystery to me.”
Ma torniamo ai critici di Serracchiani.
Una settimana fa, a notte fonda, il segretario provinciale di Prato si sfogava con Gianni Cuperlo: “Mi sento mortificato da questa storia della Serracchiani. Non per lei, per il messaggio che è passato. La promozione casuale, il mito dell’outsider, dell’extra politico. Noi allora che ci stiamo a fare?”. Tanti nuovi dirigenti locali sono professionisti, impiegati che si fanno il giro dei circoli prima di tornare a casa la sera, dopo il lavoro. E se il loro impegno venisse a mancare?
Il segretario provinciale di Prato (e Gianni Cuperlo che ne racconta, se la ricostruzione è fondata) farebbe bene a informarsi sul curriculum tutt’altro che “extra politico” di Debora Serracchiani, eletta due volte in consiglio provinciale, dirigente del suo stesso partito e segretario a Udine, che non dovrebbe contare meno di Prato. Nonchè avvocato in attività, se è rilevante essere “professionisti”. Sul fatto che faccia il giro dei circoli prima di andare a nanna non ho informazioni, ma proprio dai circoli è venuta la sua legittimazione e l’approvazione della sua candidatura.

Ma continuiamo pure a parlare a vànvera.

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