mercoledì 3 giugno 2009

La Bologna di Guazzaloca (e di Caronna)


Ma che ci fanno con Guazzaloca tanti autorevoli esponenti del clan prodiano?

C'è Gianni Pecci, l'uomo del pullman prodiano del '96 che oggi è salito sul pullman guazzalochiano. C'è Alberto Clò, ex assistente del Professore ed ex ministro nel governo Dini. E poi il trasversalone Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo e neopresidente della Popolare di Milano con generosi avalli di destra, che aveva ancora i pantaloni corti quando all'Iri era l'ombra del Professore. E ancora Franco Neppi, presidente della Patrimonio Spa. E persino il presidente dell'Enel, Piero Gnudi. Sta invece signorilmente defilato nel suo ruolo manageriale Tomaso Tommasi di Vignano, l'uomo dell'Iri prodiano ed ex amministratore delegato di Telecom, adesso presidente di Hera, ricchissima società campione del capitalismo municipale. Convive con l'amministratore delegato dalemiano Maurizio Chiarini e studia possibili megafusioni, pur smentendo il feeling con la romana Acea, nella quale gli azionisti francesi sono stati soppiantati dalle incursioni di Francesco Gaetano Caltagirone, il genero di Casini che a Siena è il "numero due", absit iniuria verbis, del rosso Monte dei Paschi, in perfetta sintonia col democratico Giuseppe Mussari.

La pietra dello scandalo inciucista è a Bologna il segretario regionale del Pd Salvatore Caronna, che ha proposto un'intesa con l'ex sindaco macellaio e la sua lista civica, naturalmente una volta cessati i fuochi della campagna elettorale. Ma Prodi rilancia: "Se sono saggi, i guazzalochiani al ballottaggio voteranno Delbono". Guazzaloca dice che non contempla l'ipotesi di arrivare terzo, ma se per sventura dovesse capitare, i suoi sono liberi di votare chi vogliono, quindi persino per Delbono, anche se l'economista non è che la continuità rispetto "al disastro di Cofferati". Più o meno liberi tutti, mentre l'Ascom, la potente organizzazione dei commercianti da cui l'ex sindaco proviene esprime "apprezzamento" per il programma del candidato di centrosinistra. S'insinua anche Enrico Letta, secondo il quale la prova d'accordo con l'Udc in terra emiliana "è l'Abc della prospettiva futura, cioè un dialogo sempre più forte con i moderati, una riconciliazione con la parte più civica e centrista dell'elettorato".

Da Repubblica di oggi

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