giovedì 25 febbraio 2010

MA IL TELEVOTO NON È LA DEMOCRAZIA DEL NUOVO MILLENNIO


di Riccardo Puglisi 23.02.2010

Finito Sanremo, restano le polemiche sul televoto, indicato come procedura democratica di espressione della volontà popolare. Ma è corretto nutrire più di un dubbio in proposito. Per almeno tre ragioni. Non è rappresentativo, con questo sistema i soldi votano due volte, funziona bene dal punto di vista dello spettacolo, ma manca di trasparenza. Anche nelle elezioni politiche i contributi in denaro finanziano le campagne elettorali, però il voto dei cittadini resta libero, unico e non direttamente costoso in termini monetari.

I finalisti del Festival di Sanremo, da internet.

Per chi avesse voglia di farlo, il festival di Sanremo di quest'anno sarà senz'altro ricordato per il gesto artigianal-pirotecnico degli orchestrali, che hanno appallottolato e gettato sul palco gli spartiti in segno di protesta contro il sovvertimento delle loro preferenze da parte del famigerato “televoto”. Le polemiche, non solo degli orchestrali, si sono naturalmente focalizzate sull’ammissione alla terna dei finalisti della canzone monarchico-patriottico-tenorile di Pupo, Emanuele Filiberto e Canonici, e sulla vittoria per il secondo anno consecutivo di un cantante proveniente dal programma Amici. IL POPOLO SOVRANO A parte i giudizi di carattere musicale, gli italiani si sono messi a discutere animatamente sul contenuto democratico del televoto, come procedura di decisione che permetterebbe alla volontà popolare di emergere. La stessa Antonella Clerici si è espressa in termini perentori a proposito della questione, sovrastando i fischi del pubblico con la seguente massima: “Il popolo sovrano ha scelto i suoi tre finalisti”. Le dirette televisive dal teatro Ariston non sono fatte per le riflessioni filosofico-politiche, ma è giusto nutrire qualche dubbio sul televoto come procedura democratica di espressione della volontà popolare.Nell’attesa che anche il commissario tecnico della Nazionale di calcio venga eletto direttamente dal popolo, metto insieme qui tre riflessioni sul meccanismo del televoto. IL TELEVOTO NON È RAPPRESENTATIVO Soltanto per caso il televoto potrebbe essere rappresentativo dell’opinione degli italiani in campo musicale, o in qualsiasi altro campo. Non si tratta infatti di un sondaggio, basato sul principio di raccogliere le opinioni di un gruppo che “assomiglia” alla popolazione nel suo complesso, ma di un meccanismo in cui si sceglie di partecipare, telefonando o mandando un sms. Si potrebbe obiettare che anche le elezioni politiche non sono rappresentative, in quanto i cittadini decidono autonomamente se andare a votare. E in effetti il gruppo di chi va a votare alle elezioni politiche è sistematicamente diverso dal gruppo di chi non va, ad esempio banalmente è più interessato alla politica rispetto a chi resta a casa. Ma il televoto – a differenza del voto vero e proprio – è direttamente costoso in termini monetari e permette di votare ripetutamente: nel caso di Sanremo cinque volte per ogni utenza telefonica e per ogni tornata di voto. CON IL TELEVOTO IL DENARO VOTA DUE VOLTE Il televoto costituisce il terreno ideale per piccoli gruppi organizzati che sono disposti a spendere tempo e denaro per sostenere un certo concorrente. Ciò può dare spazio a facili manipolazioni. L’anno scorso nella trasmissione Striscia la notizia il manager Lele Mora ha confessato di avere investito 25mila euro per sostenere Walter Nudo nei televoti inerenti l’Isola dei Famosi. Un investimento dal punto di vista di Mora, in quanto manager di Walter Nudo. Ma in questo modo il denaro vota due volte: da una parte finanzia il battage pubblicitario a favore di un artista, e dall’altra foraggia il televoto. Anche nelle elezioni politiche i contributi in denaro finanziano le campagne elettorali, ma il voto dei cittadini resta libero, unico e non direttamente costoso in termini monetari. IL TELEVOTO È TELEGENICO A parte i ricavi monetari che ne derivano, il televoto ha l’indubbio vantaggio per chi lo organizza di essere telegenico, ovvero adatto a essere rappresentato in televisione. Un sondaggio rappresentativo della popolazione sarà forse più equo, ma rischia di essere più noioso, in quanto il cittadino potrebbe essere poco interessato a quello che in media pensano i suoi concittadini. Il televoto mobilizza invece le fazioni, e la fazione che a un certo punto è perdente ha l’incentivo a organizzarsi meglio per il prossimo televoto. E nel caso in questione coloro che hanno tele-votato per Pupo, Emanuele Filiberto e Canonici potrebbero essersi mobilitati esattamente a motivo dei fischi partiti dalla platea dell’Ariston. A conti fatti, il televoto funziona bene dal punto di vista mediatico perché ha la dinamicità di una gara sportiva combattuta. Ma se vogliamo metterla dal punto di vista dello spettacolo – e vogliamo dimenticarci delle riflessioni precedenti – perché mai non mostrare in tempo reale il numero di persone che votano per i diversi cantanti? La trasparenza può fare spettacolo.

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