sabato 6 febbraio 2010

Calcio e Africa


Cominciamo con un'ammissione: questa ventisettesima edizione di Coppa d'Africa non è stata certo indimenticabile. Si può e si deve dire, anche se Eurosport ha investito moltissimo nella promozione di questo evento che era e resta un fiore all'occhiello della produzione del nostro canale. Ma come in tutte le cose che si ripetono con cadenza costante, ci sono annate migliori e annate peggiori. E questa del 2010 è stata obiettivamente molto mediocre. Comincio dall'aspetto che mi ha maggiormente impressionato negativamente. La pessima gestione della vicenda dell'assalto terroristico alla nazionale del Togo a Cabinda, dimenticato troppo presto, come spesso accade in eventi di sport o spettacolo che devono continuare a dispetto di notizie drammatiche. C'è chi ha criticato l'organizzazione del Togo, e la sua improvvisata trasferta in pullmann. Ma credo che a uscire peggio da questa vicenda è la CAF. C'è modo e modo per valutare le cose e prendere le decisioni importanti: e la Federazione Africana ha scelto quasi sempre quello sbagliato. Prima minimizzando l'accaduto, poi chiedendo al Togo di giocare nonostante il lutto nazionale del paese colpito dall'attentato, poi rifiutandosi di trovare una soluzione 'morbida' per favorire l'inserimento in corsa della nazionale rendendo ancora più rigido e insanabile il rapporto diplomatico. Ma l'esclusione del Togo dalle prossime edizioni del campionato continentale come sanzione per il ritiro è qualcosa di folle e sconcertante. In questa edizione sono mancate le stelle: Eto'o e Drogba non pervenuti, Essien infortunato quasi subito, Adebayor non ha nemmeno giocato. L'impressione è che Eto'o e Drogba, i due giocatori simbolo, quelli sui quali si è concentrata quasi tutta la comunicazione promozionale dell'evento, avessero davvero troppa pressione addosso. Forse le responsabilità con il proprio club, forse la vicinanza di un mondiale imperdibile, forse l'essersi calati in una realtà nazionale che non li rappresenta più completamente non li ha aiutati. Ma è indiscutibile che in questa edizione sia mancato il fuoriclasse. L'elemento dominante è stato infatti il collettivo: l'Egitto gioca e vince con una squadra consolidatissima e collaudata costruita intorno a tanti veterani di grande esperienza e con qualche inserimento di giovani che non muovono un passo fuori dai confini senza il consenso del CT Shehaata, da sei anni alla guida della nazionale, probabilmente l'uomo calcisticamente più influente del paese. Il Ghana, considerato il Brasile d'Africa, privo per scelta o per sfortuna di alcuni dei suoi migliori giocatori (Muntari, Appiah ed Essien) ha zittito le proprie individualità puntando su un gioco molto accorto e poco spettacolare. Persino i ragazzini del Mondiale Under 20, quelli che proprio in Egitto avevano dato spettacolo vincendo il primo titolo 'africano' nella storia di questa competizione, integrati a piene mani, si sono limitati al compitino al servizio del collettivo snaturando alcune delle loro migliori caratteristiche. Del torneo ricordo solo tre partite davvero divertenti, almeno quanto folli: il pareggio per 4-4 tra Angola e Mali all'esordio, la vittoria dell'Algeria sulla Costa d'Avorio e quella dell'Egitto sul Camerun nei quarti. Le squadre che a mio avviso avevano divertito di più, Zambia e Nigeria, sono uscite immeritatamente: la prima nei quarti, e solo ai rigori, per mano della seconda mentre la Nigeria è stata ingiustamente penalizzata nella semifinale contro il Ghana al termine di una partita dominata. Quello dei portieri africani poco affidabili è uno stereotipo banalotto e anche un po' razzista: ma devo dire che in questa edizione né Kameni né il celebratissimo El Hadary sono indenni da colpe mentre a Kapango (Mozambico) e Mweene (Zambia) va la palma degli errori più grotteschi. La formula dell'accesso ai quarti che privilegiava gli scontri diretti ha ridimensionato la spettacolarità della manifestazione, partorendo qualche mostro: come il pareggio-biscotto tra Angola e Algeria che ha eliminato il Mali. Solo nel Gruppo D l'incertezza ha prevalso: in tutti gli altri tornei già si sapeva, o si poteva immaginare, come sarebbe andata a finire. E, per concludere, così come le stelle più attese di questa Coppa d'Africa, nessuna delle squadre che vedremo al mondiale ha particolarmente convinto. Del Ghana snaturato si è detto; ma si può aggiungere di una Nigeria, al di sotto delle aspettative e dignitosa solo in semifinale, di un'Algeria ancora distratta dalla qualificazione al Sudafrica e di Camerun e Costa d'Avorio che hanno forse riservato proprio al Mondiale le proprie aspettative e risorse maggiori. Tra le semifinaliste vince l'unica squadra che non andrà in Sud Africa: l'Egitto. E vince senza nomi clamorosi o straconosciuti. Solo quattro giocatori tra i Faraoni giocano fuori dal proprio paese, e solo uno (Zidan) è impegnato in uno dei maggiori campionati d'Europa (Bundesliga, nel Borussia Dortmund) mentre il capocannoniere e match winner del torneo, Gedo, è un sideliner d'eccezione. Pronto a entrare dalla panchina per irrompere nel boxscore. Incassiamo i valori di questa edizione senza spellarci le mani in attesa che l'Africa torni a stupirci, in fondo le chiediamo solo questo. E in questa edizione lo stupore ha lasciato spazio a qualche amarezza e a davvero poca spettacolarità. Questi i giudizi dei nostri commentatori, Stefano Eranio e Sandro Scanziani, sulla finale tra Egitto e Ghana e sulla 27esima edizione della Coppa d'Africa.

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