giovedì 11 febbraio 2010

Del leader


L’elettorato di questo paese è quello che è. Tocca partire da qui. Del resto se non fosse quello che è non ci sarebbe così tanta gente disposta a credere alle favole di Berlusconi ed a tollerare la quotidiana esposizione di tutta la sua corte di lacchè e ballerine. Di contro oggi Bersani (poveretto) diceva che il dopofestival su YouDem e’ una buona idea perchè intercetta gli interessi dei giovani. In realtà il dopofestival su YouDem è una idea innocua (ed elettoralmente inutile) come tante altre, capace di spostare voti come un colpo di tosse di un passante nel corso principale di una qualsiasi città. Qualcuno faccia il favore di avvisare Bersani che è difficile intercettare i giovani a margine di un evento in cui la metà degli spettatori ha piu’ di 55 anni e 1/3 più di 64. Sono anzi questi giovani che, tutti in coro, compatiscono Bersani, D’alema, Veltroni e la compagnia cantante (appunto) di quelli che progettano di cambiare il paese da sinistra. A colpi di dopofestival ed altre idee balzane.
In Italia ci sono due tipi di elettori interessanti per chi immagina una alternativa a Sua emittenza: quelli che sono più svegli di Bersani e quelli che lo sono meno. I primi sono quei signori che, finchè gli sarà consentito, assedieranno i seggi delle Primarie, votando ogni volta “contro” i tristissimi candidati che il PD è capace di proporre (vi dicono niente Boccia o Penati?). Sono la parte di gran lunga migliore di questo paese, hanno il solo grande problema di essere parecchio malrappresentati. Sono quelli che, goccia a goccia, abbandonano il PD delusi dalla produzione del nulla che il partito persegue dalla sua fondazione.
Ma esiste anche un altro spicchio di elettorato del quale si fatica a parlare, perchè il rischio è quello di fare la figura degli snob. Ma tocca essere realisti e considerare che c’è anche un’altra bella fetta di voti che oggi non arriva al centro sinistra per ragioni differenti.
Alessandra mi ripete da tempo: ” Ma possibile che non abbiano ancora capito che hanno bisogno di un figaccione?”. Un candidato maschio, possibilmente giovane, affascinante e anche bello. Banalmente bello. Non è facile, perchè ovviamente essere un figaccione non basta: deve anche essere un candidato di una qualche sostanza. Insomma, al di la' del termine vernacolierie: un leader. Ma sulla sostanza si può lavorare, sul resto no. Il figaccione serve perchè esiste in questo paese, specie in questo momento, un enorme serbatoio di voti istintivi. Gente che vota casualmente, senza grandi polarizzazione politiche (non mi riferisco al leghista ovviamente, il leghista nasce leghista e muore leghista, il leghista è un voto assegnato in partenza): entrate in un bar e ascolterete qualcuno di questi elettori istintivi ripetere la frase conosciuta: “Tanto alla fine sono tutti uguali”.
Siamo un paese enormemente superficiale e con questa superficialità dobbiamo fare i conti. E se anche non lo fossimo il candidato figo oltre che solido drena ugualmente un grande numero di voti. Non è bello da dire ma è così. Vedi Obama in Usa, vedi Cameron in UK.

E le segreterie locali lo stesso, ma con profili che devono essere ancora piu' brillanti e aderenti alle realta' locali, magari con un lavoro, con un gruppo attorno riconosciuto come "bravo" (se pensate ai nomi che si sentono fare a Rimini per la futura segreteria provinciale viene da piangere e si perdera' ci sara' un perche'). Guardate l'uggiosa insipienza che hanno trasudato i segretari regionali di molte, troppe, regioni che non hanno sputo fare altro che il portavoce di chi li ha messi dove sono. Questa epoca e' finita con la fine del pensiero dalemiano in Puglia.
Proporre un candidato "figaccione" serve almeno in due distinte direzioni. Intercetta il voto istintivo di milioni di persone e contemporaneamente sbeffeggia la ridicola anomalia italiana secondo cui Berlusconi è un campione di invidiato giovanilismo furbo ed arrembante. Un "figaccione" di fronte ad un signore anziano col il lifting che cade e la parrucca impomatata? Non ci sarebbe partita.
Per queste e altre ragioni, recepiamo a malincuore la candidatura di Pippo Civati a sindaco di Milano (candidatura ottima, s'intende). Il PD dovrebbe candidare un Civati (o anche una Serracchiani, per capirci) alla segreteria del partito e altri 100 nelle sue segreterie provinciali.

Liberamente tratto e adattato da Manteblog

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