venerdì 18 dicembre 2009

Le parole di Napolitano


L’Italia è un Paese diviso o è la politica, o meglio la rappresentazione quotidiana della politica che proietta e alimenta questa immagine?
Ieri mi hanno convinto le parole del Presidente Napolitano che ha detto che il Paese è molto più coeso della propria classe politica. Mi pare che si faccia di tutto, a livello della comunicazione politica sui giornali e soprattutto in televisione, per accreditare un’Italia spaccata a metà tra berlusconiani e antiberlusconiani. Certamente è un tema di confronto, non fosse altro poiché Berlusconi è ormai da quindici anni sulla scena politica e di governo. Tra le tante frammentazioni del paese questa non mi pare quella che lo taglia a metà. L’odio non c’è o quanto meno non passa per questo versante politico. Nei bar, nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi di lavoro non si litiga su Berlusconi.
Forse c’è più un clima più incline alla battuta o al commento sulla simpatia o antipatia del personaggio. Forse ci si divide di più sul presunto fannullismo dei dipendenti pubblici. Si discute animatamente se sia meglio dare i soldi alla scuola pubblica o privata, se il Piano casa servirà o meno per fare la casa al figlio, o su come risolvere il problema del lavoro o come non finire nell’ospedale sbagliato.
Eppure ogni sera c’è un talk show che contrappone uno o più politici di centro destra con altri di centro sinistra; con il corollario degli ospiti schierati da una parte o dall’altra. Si confrontano su tutto contemporaneamente: dalla giustizia alla scuola, dalla religione alla sanità. Ognuno afferma e dichiara, inveisce e interrompe, quando non insulta e offende. Anche fisicamente sono posti gli uni di fronte agli altri come schierati su un campo di battaglia.
Finita la trasmissione, spenta la tv o girato canale si ha l’impressione di non aver capito nulla delle differenti posizioni, e tantomeno di non aver minimamente compreso quale davvero fossero le posizioni e quali fossero le differenze tra i vari schieramenti.
Eppure i partiti non sono mai stati così simili tra loro per quanto concerne le proposte legate al governo del Paese ed anzi a livello delle amministrazioni locali, siano esse Regioni, Province o Comuni, quasi si fatica a cogliere le diverse proposte. Raramente si parla di programmi, quasi, appunto, fossero superflui oggetti del passato.
E allora perché questa ostinazione, non ad abbassare i toni, come ritualmente si ripete, ma anzi ad alzarli sempre di più? Tant’è che parolacce, scene eclatanti, minacce di querele vengono sempre di più agitate pubblicamente superando ogni giorno la soglia che si riteneva ormai irresponsabilmente già oltrepassata.
La politica è l’arte della mediazione si dice. In realtà la politica si gioca sulla divisione, sull’opposizione, sul fatto che esista un avversario, insomma un nemico. All’epoca della guerra fredda, del Muro di Berlino, il dualismo c’era ed era reale. Oggi quali sono le ideologie? Quali le differenze? Quali le visioni di società che si fronteggiano? Si badi non lo dico per nostalgia. Guardo, però, alle cose, come sono.
Paradossalmente se siamo così simili, se siamo così vicini all’interno della stessa visione del mondo e dell’idea del futuro che esprimiamo, per differenziarci e per rimanere nell’ambito della lotta politica non possiamo far altro che alzare i toni, rimarcare parossisticamente le differenze e sperare che tutto ciò funzioni come reale.
Certo la tv aiuta e i giornali militanti fanno la loro parte.
Ma il Paese è coeso, si divide su altro, magari anche in modo peggiore, ma non sugli argomenti urlati in tv. Un esempio? Quante parole e quanto inchiostro è stato speso sulle ronde. Le avete viste? Qualcuno si è schierato? Sono divenute reali?
Il lancio della statuina che ha ferito il Presidente del Consiglio è un fatto grave. Soprattutto è un corto circuito, poiché introduce un fatto reale nel mondo abitato dai simulacri della lotta politica. Non a caso è stato commesso da un folle. Il corto circuito che si è prodotto spiega anche la meraviglia di Berlusconi e le sconnesse dichiarazioni di alcuni. I più pronti a reagire sono stati quelli dei social network della rete. Si sono rimpossessati del reale con il virtuale. Il gioco prosegue….

Alberto Rossini

Nessun commento:

Posta un commento