venerdì 11 dicembre 2009

La sciarpa viola


Bersani, la piazza, andare o no, «basta! il dibattito dei dirigenti del Pd è noioso. No-io-so. Da sbadigli. Ma chissenefrega se Bersani c’è andato o no, il punto è un altro, il Pd, per citare Neffa, dovrebbe "sognare contromano": vogliamo incrociare la spinta di questa piazza, venuta su da Internet, post-ideologica, non vecchia come la Cgil, o la lasciamo a Di Pietro?».

Matteo Renzi ha la sciarpa viola al collo e sta uscendo dallo stadio, una giornata buona per la sua Fiorentina che ha battuto l’Atalanta, «Vargas sta crescendo». Userà, in questa conversazione, almeno due metafore calcio-politiche. La prima è quasi ovvia: «Quando vedo tante bandiere viola in piazza io so’ sempre contento». La seconda no: «Il Pd è come la Fiorentina, s’accontenta di battere la Juve ma non vince mai lo scudetto. Noi ci accontentiamo di gridare contro Berlusconi, ma non costruiamo un’alternativa assieme a questa bella piazza».
Bersani ripete che non si pente di non essere andato, il compito del Pd, dice, non è mettere il cappello. «Mi augurerei che adesso il partito non passasse giorni a discutere se era giusto andare o no, finiamo come il Moretti di "no, il dibattito no". Su quella piazza ci sono due verità credo oggettive. La prima è che è incontrovertibilmente fresca, un segno di speranza, nata fuori dai partiti, su Internet; io ho vinto le primarie anche grazie a questo approccio, a Facebook, insomma, innanzitutto bisognerebbe riconoscere che nasce un modo totalmente nuovo di stare in piazza».

E la seconda? «Poi è vero che è tenuta insieme soprattutto dall’antiberlusconismo, io invece non vorrei restare fissato a vita sulla figura di Berlusconi. Ma il problema non è, come dice Bersani, che non dobbiamo mettere il cappello sulle manifestazioni; è che dovremmo cercare di incrociare un’iniziativa bella saldandola a delle battaglie. Tra l’altro se Berlusconi è ancora lì è anche grazie a qualche spensierato dirigente del centrosinistra che ieri era allegramente in corteo. Oggi dovremmo essere, lo ricordo, nell’anno terzo di Prodi, e invece grazie a questi dirigenti siamo nella riedizione finale del berlusconismo».

Dice battaglie, idee nuove. Ritiene che il neosegretario non faccia abbastanza?«Perché Bersani non prende tre quattro grandi temi e prova a coinvolgere questo popolo viola? Ne suggerisco alcuni, la sostenibilità ecologica, io sarò l’unico del centrosinistra ad andare a Copenhagen. Oppure proponga: vogliamo dimezzare da subito il numero dei parlamentari. Mi daranno dell’antipolitico, ma i mille parlamentari di oggi sono i vincitori di un casting politico indecoroso. O ancora, vogliamo puntare sull’innovazone tecnologica, contro il decreto Pisanu? O parlare di merito? I ventenni dei social network sanno che hanno davanti un’Italia di baronie, di professori che stanno in cattedra da tre generazioni. Bersani potrebbe lanciare questi grandi temi d’innovazione anziché spiegare perché va o non va a un corteo».

Il problema però non è solo lui, o no?«Ma è l’aspetto positivo della manifestazione di sabato: che cerca di svegliare tutti i dirigenti dell’opposizione, di portarli alla realtà. Una parte del centrosinistra è convinta di vivere sotto una campana, come Forrest Gump, e non si accorge più di ciò che c’è fuori. Così il Pd li ignora, oppure rincorre Di Pietro, un estremismo che lascerà al potere Berlusconi per trent’anni, o peggio che mai Fini».

Ecco, che ne pensa di Fini? Rutelli ipotizza una Kadima all’italiana.«Lo dico col massimo rispetto istituzionale, Fini è un uomo politico zigzagante, poco credibile su tutto. Ma chi si ricorda che due settimane prima della nascita del Pdl diceva "non entrerò mai nel partito unico"? Ora non voglio citare i viaggi con Le Pen, dico solo che Fini è un uomo di destra dalla coerenza discutibile, che non ha nulla a che fare con noi, che è passato dal sostenere Mussolini grande statista all’antifascismo in cinque anni».

E delle accuse di Spatuzza s’è fatto un’idea?«Sì, che mentre noi stiamo attaccati alle agenzie con le boiate di Spatuzza, Berlusconi va a inaugurare la Tav. E non c’è dubbio, come ha detto lui, che sarà un boomerang. Il Pd smetta di sperare che Berlusconi lo mandi a casa con Spatuzza, o con Fini».

Nel frattempo molti cattolici se ne vanno. Lei, che è cattolico, crede ancora in questo partito? «Ma certo! Nonostante tutto è molto meglio dell’Idv, che predica moralità e poi è fatto di tanto ceto politico discutibile. O del miraggio di inseguire Fini».

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