domenica 13 settembre 2009

Tanto qui da noi queste non succedono. Vero?


Riportiamo un post cosi' come lo abbiamo trovato, sperando di esorcizzare i sinistri avvenimenti qui descritti a proposito dei congressi di circolo prossimi venturi. A proposito qui il link di un sonaggio a circa un mese e mezzo dall'evento nazionale.

Oggi il menù prevede un piccolo aneddoto per spiegare come funziona la democrazia nel Partito Democratico, una roba che dovrebbe esser chiara - altrimenti non si capisce perché l'hanno chiamato così - e invece mica tanto.Ieri sera, mentre tutti erano a casa a struggersi per la prematura dipartita di Mike, un Biellese ignaro ospitava, in quel di Ponderano, il primo congresso di circolo di tutto il Piemonte, mica bruscolini. Non sto a spiegare cos'è un congresso di circolo, che non basterebbe un monitor da 42 pollici, basti sapere che è un'assemblea in cui si ritrovano gli iscritti locali, uno o più commissari a cui spetta il controllo delle mesopotamiche regole, pubblico vario ed eventuale che è ammesso ad assistere, e tre presentatori di mozione, uno per ogni candidato segretario nazionale.Per rappresentare la grandezza di questo universo va detto che il circolo di Ponderano e comuni limitrofi conta 16 iscritti in tutto, dei quai presenti erano ben sei. Tre presentatori, come si diceva, almeno tre commissari, venuti a vedere come funzionava, e una mezza dozzina circa di curiosi vari. Insomma, è come se l'Onu avesse mandato i caschi blu per dirimere una discussione tra moglie e marito. La serata inizia come da manuale, e vengono presentate le tre mozioni: a me tocca di illustrare quella mariniana (credo abbastanza male, avevo la luna storta: ma è così difficile giudicare se stessi!). Poi, da scaletta, tutti gli altri possono intervenire e dibattere: e si da il caso che Ponderano sia il circolo in cui è iscritto Michelangelo Valenti. Spiego chi è, perché da come è stato rumorosamente trombato alle ultime elezioni è abbastanza certo che nessuno lo sappia. Sarebbe nientemeno che il segretario provinciale del Pd: dimissionario, ma ancora in carica. Oibò. Mentre Valenti - sostenitore di Bersani - prende la parola e interviene per primo, dicendo che è contento che ci sia questo momento di scambio molto bello e democratico, ma che il partito deve poi ritrovarsi unito, dal fondo della sala - assurdamente grande per le nostre esigenze - si palesano le testoline capellute di due giovani pennelloni ridacchianti. Chi sono costoro? Sono la prole del valente Valenti. E chi è Valenti? Sempre il segretario provinciale, lo ripeto perché so che non è uno che resta impresso. I figlioli aspettano educatamente che il paparino abbia finito di parlare e poi, senza aver sentito niente di tutto quello che è stato detto prima, interrompono il dibattito chiedendo di poter votare subito.E vuoi non accontentare le creature? Capaci che si mettono a piangere. Così, vengono accontentate. La platea, già scarsa e frettolosa di riunirsi con la famiglia nel cordoglio per la prematura dipartita di Mike, si accoda, sbaracca l'assemblea, e fanculo il dibattito.Per colmo del ridicolo, viene fuori che non è però possibile votare subito, perché il regolamento prevede un certo spazio per il dibattito, e quindi bisogna aspettare che sia l'ora. Così, stiamo a far niente, divisi in capannelli a parlottare. Immaginatevi per un attimo la scena, e ditemi se non siamo dei pazzi idioti. Nel frattempo, palesemente provata dalla prematura dipartita di Mike, arriva anche la moglie di Valenti (Valenti è il segretario provinciale del Pd, ci tengo a ricordarvelo ma pure voi fate uno sforzo, dai), perché evidentemente quando hanno distribuito la faccia tosta casa Valenti era in cima alla lista. Si vota, e la mozione Bersani prende 5 voti (con un coefficiente Valenti pari a 4), Franceschini 3 e Marino 1 (l'ho già detto che ieri avevo le balle in gostra? Sì? Beh, a quanto pare avevo le mie ragioni, evidentemente). Ero talmente in bomba che io personalmente neppure mi sono accorto di tutta questa operazione, è stato un amico a farmi notare questo particolare tipo di pacco famiglia, che nell'affascinante gergo partitico ha un nome: cammellare. Esempio, cammellare un congresso: portare amici e conoscenti che si presentano in blocco all'ultimo momento, votano compatti per lo stesso candidato, e condizionano pesantemente l'esito della consultazione. Che dire: 1 voto su 9 è un risultato numericamente tremendo, ma trasformato in percentuale fa l'11,1 per cento, che invece non è niente male, considerate le condizioni ambientali e gli obiettivi minimi della mozione Marino (ottenere almeno il 5 per cento degli iscritti, necessari a partecipare alle primarie, in cui votano anche i non iscritti al partito). Ora posso finalmente empatizzare con i politici italiani che in tutti questi anni ho visto arrampicarsi sugli specchi per dimostrare che erano molto contenti del risultato: se escludiamo il coefficente Valenti, infatti, la percentuale sale al 16,6, che è davvero molto buona. Direi quasi promettente, se penso agli altri 24 circoli che si riuniranno da qui a fine mese e in cui Valenti non ha altri parenti da cammellare. Come so che non ha altri parenti? Beh, ma è semplicissimo, basta vedere quanti voti ha preso alle ultime elezioni.

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