giovedì 24 settembre 2009

Chi lo dice al ministro Zaia che le “Memorie di Adriano” non le ha scritte Adriano?


Da "IL GAZZETTINO" di venerdì 18 settembre 2009, di Giorgio Gasco.

Il ministro Luca Zaia scava nella storia cercando elementi a supporto della proposta della Lega di far tornare in auge il dialetto, a partire dalla scuola. Il trevigiano è andato oltre, suggerendo fiction tv in veneto.


È giusto insegnare la lingua dei padri, ma quale lingua visto che quella veneta non è omogenea in regione? Chiamato in causa dal "Gazzettino", il leghista non si sottrae e per essere coerente risponde nella lingua dei padri.


Luca Zaia, scusi l`ignoranza, in senso etimologico, cosa c`entra l`imperatore? «Sta scritto nelle sue memorie: "Dovunque si ricordano le mie opere con scritte in latino. Ma io ho sempre vissuto e pensato in greco»
(n.d.r. l'ha scritto Marguerite Yourcenar).
Il veneto è una lingua?
No perché non ha i canoni tradizionali, ad esempio non ha una grammatica».
Però per lei e per i padani veneti lo è.
«Quindi è giusto che venga insegnato a scuola, come elemento di identità culturale.
Faccio io una domanda: è meglio imparare l`inglese o il dialetto?».
La riforma scolastica della Moratti metteva l`inglese nelle tre "i" per la didattica.
Non certo il lombardo o il veneto.
«L`inglese bisogna saperlo per forza, d'ufficio. Poi i ragazzi devono conoscere la grammatica e la letteratura italiana.
Oltre a questo esistono la storia e la lingua locale che vanno conosciute».
Ma l`obiezione riguarda quale veneto insegnare a scuola. L`idioma veneto ha una infinità di "calate", tanti quanti i campanili della regione. E allora? «Goldoni scriveva le sue opere in una lingua che non era il veneziano. Io, con lei sto parlando in dialetto. Mi capisce?».
Diciamo di sì.
«Vede che non esiste il problema di farsi comprendere?».
Lei trevigiano, che dialetto sta usando in questa intervista?

«Una via di mezzo tra sinistra Piave e destra Piave. Un esempio, nella sinistra Piave il passero si chiama "panegasa", a destra "siga"; l`anatra nel primo caso "raza" pronunciando la zeta con la lingua tra i denti, nel secondo caso "anara"».
Vede, da una parte dicono una cosa e dall`altra non sanno cosa sia.
«Perché durante la Serenissimma il Piave aveva tratte d`acqua, cioé la distanza da argine a argine, anche di un chilometro e mezzo, se non di più. Quindi c`é stato uno sviluppo diverso degli idiomi anche solo da una parte all`altra di un fiume. Non c`é nulla di scandaloso se nelle scuole di Treviso si insegnasse il trevigiano, in quelle di Belluno il bellunese...».
Tornando alla domanda chiave: con queste evidenti differenze, quale veneto va insegnato a scuola?

«Quello dei territori. Il problema non è più apprendere una parlata che comunque i ragazzi imparano andando al bar a bere uno spritz. Ma quello di acquisire il modo in cui si parla nella zona dove uno abita. Conosco tanti figli di immigrati che parlano veneto in modo superlativo. Non sarebbe male che a questo aggiungessero l`apprendimento dell`idioma locale».

Figli di immigrati che parlano con i coetanei nostrani in dialetto?

«Sembra impossibile ma è così. Ci sono immigrati che in casa usano l`italiano e poi scoprono che i figli parlano dialetto».
Lei ha proposto fiction in dialetto. Ma nel caso di un telegiornale, viste le sfumature dialettali, quale lingua userebbe?

«Sfido chiunque a dire che il veneziano è incomprensibile. A un giornalista straniero ho spiegato che la parola "ciao", la usano anche gli americani, deriva da "s`ciao vostro", servo vostro. Suvvia, se non abbiamo l`orgoglio di queste cose...».
Un po` di ipervenetismo.
«Non accetto che mille anni di storia della Repubblica Serenissima siano liquidate con tre righe nei libri di storia».
Il maestro Adalberto Manzi, famoso per la trasmissione di fine anni Cinquan-.
ta "Non è mai troppo tardi" durata fino al `68, non sarebbe molto soddisfatto se fosse in vita. La Rai voleva unificare l`Italia anche attraverso la lingua.
«Serviva l`alfabetizzazione. Vede, valorizzare identità e idiomi locali è un`azione centripeta non centrifuga».
Traducendo?

«L`Italia si divide non facendo il federalismo, non valorizzando identità e idiomi locali. Al contrario fare il federalismo e esaltare le identità è un movimento centripeto. La fuga dal centro avviene, invece, quando la cultura locale viene soppressa. La scuola ha il 20% di autonomia didattica e allora E garantisco che in molte già avviene».
Ma i bimbi nigeriani, moldavi...
«Venga a fare un giro con me e le faccio conoscere piccoli che parlano veneto meglio di me, e nei cantieri vedrà che la lingua ufficiale della comunicazione è il veneto. Anche per i senegalesi».

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