venerdì 25 settembre 2009

Dicevamo di Comunione e Lberazione


Dal blog di Mattia Carzaniga

Questa è una storia milanese. Una di quelle che fanno grande la nostra città. Ieri sera ho fatto un salto alla Paolo Grassi, storica scuola civica d’arte drammatica. Gli allievi stanno protestando da giorni, in stile collettivo, perché a un mese dall’inizio dei corsi il loro direttore Maurizio Schmidt è stato sollevato senza ragioni, se non politiche. Le stesse per cui, qualche anno fa, la “fatina” Maria Giovanna Elmi era diventata direttore del Teatro Stabile di Trieste, tanto per fare un esempio. C’era Lella Costa (sempre nel pacchetto, quando si tratta di proteste di sinistra meneghine), e ci sono i sopravvissuti del mondo della cultura milanese a sostegno dell’accademia e dei suoi ragazzi. Al di là dei meriti didattici della direzione in ballo, questa è una storia che ben testimonia quel che sta accadendo in città. Un’occupazione sistematica di ogni spazio, anche culturale. Ho scoperto ieri che il sindaco Letizia Moratti ha fatto la “voce recitante” (sic) a uno degli eventi di Mito, cosiddetto fiore all’occhiello della cultura cittadina: e allora, ci si chiede, a che serve “allevare” nuove attrici nelle filodrammatiche varie (per non dire di un’altra Letizia, Noemi, che «mi sono fatta le ossa con il teatro»). È da un pezzo che non vado a teatro, perché il più delle volte è anche colpa dell’offerta artistica. E di una generazione che ha fatto grande la cultura milanese dei decenni passati, ma che ha clamorosamente perso, anche per colpe proprie, vedi alla voce “autoreferenzialità”. Ma le storie come quella che vi ho raccontato non ci piacciono. Ci resta una città bellissima ma votata al berlusconismo, che si è insinuato non solo nelle istituzioni (con l’aiuto di CL), ma anche nei luoghi della cultura, e in ogni interstizio “sociale”. E sapessi com’è strano, sentirsi ancora innamorati di Milano.

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