lunedì 2 febbraio 2009

Ciao a tutti,
per chi fosse interessato vi riporto l'intervento sul bilancio di previsione che ho fatto giovedì scorso in consiglio comunale.
A presto
Fabio Pazzaglia

La crisi economica che sta attraversando il nostro territorio, imporrebbe scelte di bilancio che partano da concetti come responsabilitià, trasparenza, e partecipazione. L'attenzione ai ceti più deboli, ai lavoratori cassintegrati, alle piccole e medie imprese dovrebbe andare di pari passo con una politica di investimenti fatta di poche scelte ma importanti per affrontare con determinazione i problemi che attanagliano Rimini.
Molti cittadini da tempo esprimeno giudizi nettamente negativi su chi amministra la città, stasera però vogliono sapere da noi Consiglieri Comunali quale giudizio diamo sull'operato della giunta. Insieme ad altri consiglieri di maggioranza non ci siamo sottratti a tale richiesta e poche settimane fa abbiamo compiuto una scelta chiara votando contro le linee guida. In questo bilancio si continuano a rinviare soluzioni a problemi storici e si nascondono insidie per le casse Comunali e per le tasche dei cittadini e si utilizza il territorio come merce di scambio.
Il Sindaco ha preferito stigmatizzare il nostro voto contrario definendolo un fatto grave e deprecabile, senza però entrare nel merito delle questioni poste e che hanno portato alcuni di membri della maggioranza ad un gesto così netto.
Purtroppo questo bilancio aumenta le distanze. Alcuni importanti investimenti hanno codici di finanziamento tutti da verifcare.
L'Amministrazione in questi anno ha perso credibilità, e di conseguenza se si parla di alienazioni, oneri, accordi coi privati, project financing e holding, c'è sempre il timore che tali strumenti creino maggiore consumo del territorio o maggiore indebitamento.

Da tempo gli enti locali hanno preso una brutta china costituendo società con capitale pubblico per la gestione del patrimonio comunale, al fine di eludere i vincoli del patto di stabilità.
Oggi però in un contesto di generale caduta del potere d'acquisto, gli enti pubblici rischiano di amplificare una incerta cultura del debito e un approcio disattento alla corretta valutazione delle capacità di spesa.
La disponibilità di finanziamenti, tramite l'accesso al credito, induce verso condizioni di sovraindebitamento che potrebbero condizionare la gestione dell'Amministrazione. La holding in salsa riminese risulta una scelta insidiosa. Un'altro aspetto che riguarda ancora più direttamente le tasche dei cittadini, sono le soluzioni che verranno adottate per ripianare i debiti: la holding si dovrà indebitare con le banche per acquisire il patrimonio di partecipazioni dal Comune. Come andrà poi a ripianare i propri debiti? Potrebbe farlo con le tariffe dei servizi, che di sicuro verrebbero aumentate per fare fronte ai mutui e ai prestiti da rimborsare agli istituti di credito. Tariffe che, ovviamente, ricadrebbero sulle spalle dei cittadini che sarebbero costretti a ripagare in maniera indiretta le aziende una seconda volta.
Occorre maggior cautela, invece oggi ci troviamo 17 milioni di euro di opere nel bilancio col codice della holding.
Risulta impossibile separare il bilancio dalla questione urbanistica.
Il rapporto tra P.A. e privato sembra condizionato da fattori che producono seri pericoli.
L'impressione che si ricava è che questo rapporto sia oltremodo sbilanciato.
La politica urbanistica continua a generare prese di posizione talmente critiche verso la
giunta che l'A.C. si è trovata più volte isolata.
Nella ns società si è radicata la convinzione che a Rimini un pugno di imprenditori detti “l’agenda dei lavori”. Il volume degli interventi edificatori, che modificano il volto del nostro territorio e del nostro paesaggio, rafforzano tale convinzione.
Pensiamo a tutto quello che è stato costruito attorno alle Befane. Al numero di condomini in Via Montescudo, Villaggio Primo Maggio, un impatto mostruoso per la qualtià della vita di quella zona, un tempo prevalentemente agricola.
Se guardiamo quell'inspiegabile barriera di cemento a fianco della Darsena che è stata ribattezzata ironicamente “Punta Perotti”, che a causa della sua mole impedisce a chi dal porto guarda verso monte di vedere le nostre colline. Per chi abita a San Giuliano Mare poi è anche fonte di preoccupazione per le ricadute sulla vita dell'intero quartiere.
Pensiamo a quanto è stato costruito intorno al Pala 105, a quanto si dovrà costruire a Tomba Nuova e a Rio Re a Torre Pedrera.
Pensiamo all'agglomerato di case che è spuntato in via Turchetta, a pochi passi dai capannoni della Nuova Fiera, con problemi di verde, viabilità e parcheggi ancora lontani dall'essere risolti. Se ci mettissimo a contare il numero esagerato di palazzoni in località Rivazzurra, oltre a quanto è ulteriormente già previsto in quella zona e cioè Area via Portofino, Area Ceschina, Banco Alimentare.
E c’è ancora altro che avanza: i motori immobiliari per lo Stadio, per la Murri, per il Palacongressi, per il Dea dell'ospedale infermi.
Se si pensa a chi vorrebbe mettere le mani sulle aree di Rimini Nord, non c’è che da preoccuparsi per ill destino della città.
Qualcuno continua a sostenere che sia il prezzo da pagare per lo sviluppo. Qualcun'altro più furbo usa belle parole, soprattutto in inglese, con l'unico risulato di lasciare gestire il territorio al di fuori di ogni regola democratica.
Io dico che lo sviluppo senza un disegno generale e senza regole uguali per tutti non è sviluppo. E' diseguaglianza.
Le zone della città che si sono trasformate a causa dei recenti interventi urbanistici sono già vecchie. Questo grezzo modello di sviluppo ha coinciso con un generale abbruttimento del territtorio. Siamo di fronte agli effetti della “furia edificatoria” che invce di essere respinta è stata assecondata favorendo speculazione e rendita. A questo punto la possibilità di cambiare Rimini nel segno della qualità va rinviato alla prossima legislatura.
Il Piano Regolatore, uno strumento vecchio e superato e per di più con indici troppo elevati è ancora vivo e vegeto e viene utilizzato soprattutto per varianti che sono state il pane quotidiano di questo Consiglio. Appena entrata in vigore la L. R.20, che prevede l’adozione del Piano Strutturale Comunale, il PRG poteva almeno essere “raffreddato” limitandone l’uso in attesa della fine dell’iter per il PSC. Purtroppo attualmente il PSC si è “manifestato” solo attraverso un atto di indirizzo e a 9 anni dalla Legge 20 non si vede ancora nulla di concreto. Eppure vengono avanti nuove proposte edificatorie e di questo passo, quando verrà adottato il Piano Strutturale, non ci sarà pressoché nulla da salvaguardare.
Consumare ulteriore territorio significa pregiudicare la situazione già di per sé pesante.
Non basta avvalersi di PTCP, PRG, PSC se non si controlla chi utilizza gli strumenti di pianficazione. Evito allora di parlare del Piano Strategico perchè chi dentro l'A.C. lo ha sponsorizzato fin dalla prima ora sapeva e voleva che fosse solo un valido strumento per ottenere e gestire il consenso.
La partecipazione della cittadinanza sulle scelte urbanistiche è insufficiente.
Eppure nel programma di mandato era stata definita come una necessità ma è stata tradotta solo in frustranti riunioni di quartiere dove i cittadini rimangono delusi perchè non vedono mai risolti i principali problemi.
La partecipazione è una prassi difficile da seguire, ma le scelte dell'A.C. sono andate da tutt'altra parte. Nei nostri amministratori si è radicato un metodo che rischia di fare danni irreparabili. Molte scelte avvengono sotto la spinta di pressioni economiche. Al di là delle finalità che l’A.C. intende raggiungere, non si possono cedere aree in cambio di opere pubbliche (definzione tutta da discutere caso per caso) senza porsi il tema della qualità della vita. Enunciare il principio che si possa farlo, è un delitto, la morte dell’urbanistica.
Perchè puntualmente qualcuno nella Giunta si autorizza da solo a prendere impegni che riguardano il consumo del territorio?
Certe aree poi non si toccano! Non potranno mai fungere da valore di scambio coi privati, indipendentemente dalle necessità che il Comune può avere.
Stiamo rischiando di essere l'anticamera di una gestione privatistica del potere.
Un esempio: nell'aprile scorso il Presidente della Federazione Nazionale Danza Sportiva, il Sig. Galvagno, scriveva sul sito della sua organizzazione: “Venni chiamato dal vice sindaco di Rimini Maurizio Melucci che mi spiegò che stava lavorando su un progetto consistente nella costruzione di un nuovo palazzetto che avrebbe potuto essere adeguato all'uso della danza sportiva”
Non mi risulta che il Comune si sia dato l'obiettivo di costruire un Paladanza.
Occorre diffidare di chi propone interventi estemporanei, presentati sempre con motivi d’urgenza, vedi ad esempio il caso di Rimini nord. La città ha sempre vissuto in questo stato di urgenza e di scadenze inderogabili perchè così è più facile cogliere di sorpresa chi deve controllare cioè noi consiglieri.
Purtroppo in questa legislatura abbiamo dovuto più che altro vigilare su alcune proposte che rischierebbero di deturpare Rimini.
Gli amministratori necessitano di riflessioni, di incontri quotidiani con le componenti della città per delineare un progetto che non avanzi a spizzichi e bocconi ma che faccia parte di un disegno innovativo che delinei la città per i prossimi vent'anni.
Avremmo voluto guardare avanti, aprire una serie di prospettive sul destino della nostra città partendo da quella “Rivoluzione Verde” che potrebbe far diventare Rimini la Copenhagen italiana, invece abbiamo dovuto perdere tempo per contrastare ignobili proposte come quella di aprire una strada nel cuore della città, nel Parco Cervi, al posto dell'unica ciclabile circondata dal verde attualmente esistente nella città. L'allucinante proposta aveva come motivazione quella di avvicinare di più Marina Centro al futuro Palacongressi. Come se il Parco e la ciclabile non fossero delle risorse da mettere sullo stesso livello delle infrastrutture. Una mentalità arcaica.
La tenelovela sullo stadio è l'emblema di questa mentalità e la dice lunga su quanto questa giunta sia culturalmente arretrata. Il fatto che nel bilancio apparva ancora il progetto da 28 milioni è grave e al tempo stesso grottesco. Lo stadio andava riqualificato già da tempo con una cifra inferiore ai 10 milioni di euro. Lo abbiamo detto fin dall'inizio e continueremo a ripeterlo fino alla noia.
Nel triennale c'è la voce riguardante il project del lungomare. Un gesto di arroganza nei confronti di tutti quelli che chiedono con forza di aprire un dibattito dal quale potrebbe scaturie una visione condivisa. Ma anche verso le ns Istituzioni, e in particolare il Consiglio Comunale dove su un tema così suggestivo non esiste ancora uno straccio di dibattito.
Dovremmo chiederci se la motivazione di essere soggetti attrattori basti per i gruppi economici internazionali ad ottenere sconti importanti sugli oneri di urbanizzazione.
In campagna elettorale avevamo promesso che avremmo finalmente chiuso una ferita storica. Sta di fatto che il teatro galli anche per questa legislatura resterà un miraggio.
Dovevamo anche risolevere il tema Rimini Nord: viabilità e risanamento ambientale.
Ci è stato chiesto di avvallare una colata di cemento da 40mila metri quadri di residenziale più un Paladanza. Potete immaginare la mia risposta....
Ho cercato anche di far luce su alcune annose questioni come ad esempio la vergognosa cattedrale nel deserto della nuova questura. Per fare chiarezza mi sono appellato alla magistratura. Ho parlato anche di cultura della legalità. Volevo offrire uno spunto di riflessione. In cambio ho ricevuto solo minacce di querela dai banchi della giunta (Sindaco, Vice e candidato alla presidenza della Provincia). Consiglio a costoro di visitare il sito del Comune di Firenze il quale ha uno sportello per la cultura della legalità dove spiega chiaramente quando può nascere il cortocircuito tra chi governa e chi è governato e cioè: ”quando gli amministratori perdono di vista il concetto di rappresentanza e prendono posizioni o tengono comportamenti che vanno contro il buon senso comune, contro gli interessi della maggioranza dei cittadini.”
Tempo fa scrissi una lettera al Sindaco dove citavo il pensiero del Cardinale Martini, il quale si rivolgeva alla Chiesa ma vale per qualsiasi Istituzione: “Grande è la vanità nella Chiesa. Certe cose si sa non si dicono perché bloccano la carriera. Si cerca di dire ciò che fa piacere ai superiori, si cerca di agire secondo quello che si immagina sia il loro desiderio.” Proprio per evitare questo che ho sempre detto quello che penso. Guai se tutti fossimo allineati. Ce ne sono fin troppi!
Stasera tra i consiglieri del partito democratico ci saranno decisioni diverse in quanto esistono profonde divergenze su bilancio, modo di amministrare e metodi seguiti fino ad oggi, nonchè sul modo di rapportarsi con i consiglieri da parte della Giunta ed in primo luogo da parte del Sindaco, e del Vicesindaco che rappresentano i vertici di questa amministrazione. Chiedo di lasciare libertà di critica e di dissenso. E se qualche voce sul bilancio uscirà dal coro, sarà bene che venga ascoltata e rispettata.
I conti invece cominceremo a farli dal mese di giugno quando il vostro collega di giunta si presenterà alle elezioni provinciali e i cittadini saranno chiamati alle urne.

Fabio Pazzaglia
Intervento sul bilancio di previsione
29 gennaio 2009

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