martedì 3 febbraio 2009

UNO SPUTO NEL MARE MAGNUM DELLA POLITICA CHE CONTA



















Bello il pomeriggio di sabato scorso con Pasquino. Belle le tante persone che c’erano, le loro critiche e le loro speranze.

Mentre giravo per dare il microfono a chi voleva intervenire ogni tanto incrociavo lo sguardo con qualcuno dei presenti e mi domandavo cosa pensasse e che storia personale poteva averlo portato lì.

Perché sono consapevole che siamo diversi. Ma quando vedo che riusciamo a incontrarci e a stabilire punti di contatto, su quel minimo comun denominatore che ci ha permesso di non mettere il punto interrogativo al titolo dell’incontro, so che possiamo fare ancora della strada.

Il prof. Pasquino ci ha stuzzicato per bene. Ha toccato insistentemente i nostri nervi scoperti (una partecipazione più a parole che nei fatti, l’inconsistenza davanti a decisioni che non possiamo più demandare – vedi il testamento biologico, la difficoltà interna ad accettare il dibattito, le critiche, il conflitto duro e sano, per cui D’Avanzo ci indica come leoni senza denti): e io mi sento di ringraziarlo per questo.

Ci siamo misurati con l’autorevolezza di un prof. di Scienza Politica con la schiena dritta, tanto competente quanto personalmente deluso dal PD.
La nostra posizione sul pd arriva a una conclusione diversa dalla sua. Lo sapevamo già. E la nostra posizione è diversa per la nostra capacità di azione, di impegno, per il tentativo - in questo gomitolo di mesi di vita del nostro circolo - di un'elaborazione dalla base difficile ma reale più che per gli stimoli scesi dall’alto.
Detto ciò, penso anche che se il Pd ha perso una risorsa come Pasquino, ha perso l’ennesima occasione.

Del pomeriggio voglio ricordarmi di due affermazioni che mi hanno colpito, proprio perché provenivano entrambe da voci scettiche nei confronti del PD:
a) Il primo è quando Pasquino stesso (mi sembra si stesse parlando di Soru come scintilla di rinascita per il progetto del Partito Democratico) ha ammesso che se il PD perde vuol dire che perde tutta l’Italia.
b) Il secondo l’ha dato uno degli ultimi interventi. Non lo conosco per cui lo chiamerò il signor X. Il Signor X si è presentato come ipercritico del PD, Il Signor X non sa se alle europee voterà e non sa se voterà per il PD. Ma contemporaneamente il Signor X raccontava di essere stato la sera prima a un incontro di un circolo pd e di essere tornato (e con piacere constatava di vederci così in tanti) il giorno dopo al nostro incontro.

Questa per me è la speranza. Nel grande e nel piccolo anche i più scettici continuano a guardarci. Più o meno cinica che sia la loro scommessa, si aspettano da noi che si ritrovi la forza e la testa per migliorarci. A destra e a sinistra la politica dei partiti genera disaffezione, dimostriamo che noi abbiamo gli anticorpi per ostacolare tutto ciò.

Le nostre assemblee, le nostre riunioni, le nostre direzioni devono riempirsi sempre di più non svuotarsi come già succede da più parti. Si riempiono se affrontiamo temi veri, la realtà delle cose che ci toccano con la pretesa reale di contribuire ciascuno con la propria specifica sensibilità. Sennò (e aggiungo giustamente) la gente se ne sta a casa.
In questa "legge dei grandi numeri" e del massimo coinvolgimento, la nostra ricerca del minimo comun denominatore è la nostra possibilità concreta di incidere: se vogliamo tutelare questa ricchezza potenziale il conflitto sano ci vuole, così come ci vuole il nostro lavoro meticoloso e paziente che ci rende più coesi senza fughe in avanti.

Il nostro circolo è perifericissimo, è uno sputo in tutto il mare magnum della politica che conta, ma tiene viva nel concreto – e tenacemente – la visione di un Partito Democratico possibile: il nostro è un cantiere ancora in corso, e perché l’edificio sia a beneficio di tutti continueremo su questa strada, continueremo a misurarci sui temi, tutti i temi, a far emergere il conflitto sano laddove c'è per raggiungere una sintesi chiara e limpida su tutti gli aspetti che c'entrano con la qualità delle nostre vite.

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