venerdì 4 giugno 2010

Un Watergate italiano


da Post, 2 giugno 2010

Su Repubblica, il senatore Zanda paragona la vicenda del nastro Fassino-Consorte allo scandalo americano

“Un Watergate italiano”: ad astrarsi e giudicare l’Italia come se fosse – o dovesse essere – un paese normale, le parole del senatore del PD Luigi Zanda non suonerebbero come un’evocativa trovata di comunicazione. Suonerebbero semplicemente come la verità, un’esatta definizione di quello che potrebbe essere imputato al capo del governo Silvio Berlusconi.
Se fosse vera, infatti, la ricostruzione sarebbe questa: il Presidente del Consiglio avrebbe ricevuto personalmente un uomo che non conosceva e da lui avrebbe accettato una registrazione giudiziaria coperta da segreto, passandola poi a suo fratello perché ne pubblicasse il contenuto sul quotidiano di sua proprietà, essendo il contenuto – una telefonata privata del capo del partito di opposizione – imbarazzante per la stessa opposizione. E promettendo al donatore del nastro: «La mia famiglia gliene sarà eternamente grata».
Ad avvicinare la vicenda al Watergate oggi è Zanda un’intervista su Repubblica:

«È talmente oscura e grave la vicenda del nastro con la conversazione Fassino-Consorte da poter essere paragonata a un Watergate all’italiana»

«È una vicenda molto inquietante da qualsiasi punto di vista la si osservi. Intanto c’è l’uso contro il segretario di un grande partito, i Ds, di intercettazioni che non sono state nemmeno vagliate dalla magistratura su questioni di assoluta irrilevanza penale. A una società privata era stata affidata in outsourcing l’attività di intercettazione e, prima ancora di consegnare i nastri al magistrato, questi sono stati fatti ascoltare a Paolo Berlusconi che se n’è poi servito per una campagna scandalistica sul suo giornale».

«Se davvero Berlusconi ha pronunciato la frase “la mia famiglia gliene sarà grata…”, allora saremmo davanti a un fatto in cui si utilizzano mezzi di lotta politica che oltre a essere illegali non sono ammissibili in nessuna democrazia. Sì, sarebbe un Watergate, sia pure all’italiana, con tutto il familismo del rapporto tra fratelli».

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