lunedì 6 luglio 2009

L'assedio


Riportiamo qui di sotto l'interessante (ed interessata) dichiarazione di D'Alema di un paio di giorni fa.

Da Repubblica del 3 luglio:

[Massimo D'Alema] difende quegli "apparati" da più parti additati come il freno alla riuscita del Pd. Contesta la tesi di chi li indica come gli unici responsabili delle "due disastrose sconfitte politiche" dei democratici. A passare per il principale responsabile dell'affossamento del Pd non ci sta. L'ex ministro degli Esteri lo dice chiaro e tondo: "Se si dà la colpa di non aver raggiunto il 40% dei consensi auspicato da Eugenio Scalfari agli apparati cattivi, non c'è discussione politica, ma solo la ricerca della via per eliminare i cattivi e si finisce male".

Il giorno dopo la convention organizzata da Veltroni, D'Alema analizza la vicenda italiana degli ultimi quindici anni e rilancia la sua idea di partito. Che deve scacciare le suggestioni leaderistiche e tornare a fare politica. Cosa che, spiega il presidente di ItalianiEuropei, al congresso di ottobre non si potrà fare [...].

E' preoccupato D'Alema per una fase politica che vede "una nuova destra populista e nazionalista" imperversare in Europa. Qualcosa, continua "che ci ricorda quello che avvenne dopo la crisi del '29 con il New Deal da un lato e il nazionalismo dall'altro. Il risultato è diverso: non voglio dire che siamo alle porte del nazismo ma molti ingredienti sono simili".

Le argomentazioni sono sicuramente di qualita', ma una difesa degli "apparati" brandendo lo spauracchio del fascismo forse fa' pensare male (andreottianamente). Come qualcuno ha fatto notare, ricorda le campagne elettorali in cui Berlusconi brandiva lo spettro comunista contro la democrazia (...a proposito di berlusconismo debole...).

Ma la chiave di lettura strettamente congressuale non sfugge. La difesa d'ufficio (questa si', ben poco politica...) degli apparati sa di difesa dall'onda che cresce, sa di difesa contro chi si sta organizzando "fuori da palazzo", sa di sindrome degli assediati, sa di ricerca di consenso dove conenso non c'e'. Cioe' nella base del PD.
Sicuramente c'e' piu' di un motivo, ma immediatamente tutti gli intoccabili notabili del PD riminese hanno pensato bene di schierarsi gia' a sostegno del candidato d'apparato, ovvero del conto-terzista Bersani (intendendo in conto a D'Alema, ca va sans dire...).
Che l'onda stesse crescendo anche a Rimini noi ce ne eravamo accorti da tempo.
Vuoi vedere che se ne sono accorti anche "loro"? Oppure, piu' tristemente, obbediscono con avvilente ossequio agli ordini di cordata per garantirsi (ma per quanto ancora?) il loro percorso "di carriera"?




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