sabato 18 luglio 2009

Fuoco alle polveri!


Ormai tutti, ma proprio tutti, sanno del botta e risposta tra Oreste Delucca e il sindaco Ravaioli. Per i meno attenti, riportiamo i due interventi a mezzo stampa.
E riflettiamo.

Pd, a Rimini bisogna cambiare

Inutile negarlo, molti riminesi hanno votato (o non hanno votato) alle elezioni provinciali avendo l’attenzione rivolta al comune che, in genere, è una realtà molto più sentita. Nel caso specifico, poi, il candidato Presidente era un assessore comunale, quindi il voto costituiva un giudizio sul suo operato a Palazzo Garampi.
Confesso di essermi comportato così anch’io. Appartengo inequivocabilmente all’area di centro-sinistra e al ballottaggio ho votato per Vitali; non mi sarei mai perdonato una scelta che avesse favorito il candidato di centro-destra.
Però sono tra coloro che non gli hanno permesso di raggiungere la maggioranza al primo turno. Un periodo di “purgatorio” doveva fargli capire che non gode di un consenso totale e incondizionato. A prescindere dalla sua azione come assessore ai servizi sociali, ha fatto parte di una giunta con molte pecche e non hai mostrato il benché minimo dissenso verso le tante scelte discutibili di questa amministrazione.
Se dai dati delle elezioni provinciali i soli voti del comune di Rimini, emerge che il divario trai due schieramenti si è ridotto ad un solo punto percentuale. L’amministrazione è in bilico; la rendita di posizione goduta nel passato, ormai è ridotta al lumicino. Tanto che – secondo il vice sindaco – aggiornare il programma amministrativo ed è necessaria la rinascita del PD locale.
Ma qui nascono i problemi. Il PD è praticamente muto, senza un segretario comunale e con un segretario provinciale (dispiace dirlo) inconsistente, insignificante. A chi vorrebbe contraddirmi, chiedo: “Gli avete mai sentito esprimere un concetto politico di qualche peso?”
Quanto al programma amministrativo, il vice sindaco in un lungo articolo-intervista pone l’attenzione sul tema prioritario della viabilità. Direi che il problema è più grande di quello enunciato, riguarda in senso globale la mobilità a Rimini, che non è fatta di soli mezzi a motore. Occorre progettare una città nuova, dove sia possibile muoversi in forme più umane, più razionali, meno caotiche, garantendo non solo una viabilità più scorrevole, ma offrendo anche l’opportunità di usare gli automezzi il meno possibile, con minore spreco di risorse energetiche, minore inquinamento acustico e dell’aria.
Riguardo all’altro aspetto toccato –la ristrutturazione dello stadio- emerge chiaramente la filosofia di fondo che ha caratterizzato questa amministrazione comunale e ha raccolto il più ampio consenso tra la popolazione. Infatti il vice-sindaco, anche annunciando l’inizio dei lavori ha dichiarato che “ci sarà la contropartita immobiliare, senza la quale non è possibile fare nulla”.
Per un intervento non proprio prioritario e che interessa una parte modesta dei cittadini, si produrrà l’ennesima cementificazione (in via Fantoni) e l’ennesimo consumo di territorio; così come è ad esempio avvenuto per il 105 Stadium, di cui i riminesi non sentivano davvero un gran bisogno. E gli esempi potrebbero continuare. Altro che “qualità urbana”, come afferma il sindaco. Si stanno svendendo gli ultimi spazi disponibili, secondando l’ingordigia e le mire degli immobiliaristi. Come nei recenti progetti per la marina, presentati a destra e manca dal vice sindaco stesso, lanciati prima ancora che venisse elaborato il “piano strategico”, quindi privi di ogni coerenza con la pianificazione urbanistica dei prossimi decenni.
Se si vuole davvero “aggiornare il programma amministartivo” e dare segnali di discontinuità, occorre mettere una pietra sopra a questi progetti, occorre mettere da parte quanto prima possibile la persona dell’attuale vice-sindaco, occorse pensare ad un futuro candidato-sindaco dotato di alto profilo e non ad un “ re travicello” come è stato in questi anni o come si vorrebbe nei prossimi (stando alle voci che circolano). Il tutto aprendo subito un ampio confronto coi cittadini, per ascoltare le vere esigenze.
Il PD riminese ha la forza per fare questo? Altrimenti tra due anni rischia grosso. Poco importa se l’opposizione attuale naviga in cattive acque. Quando la gente è scontenta, punta a cambiare, anche se l’alternativa non entusiasma. Occorre tenere presente che le elezioni non si perdono soltanto per i meriti altrui, più spesso si perdono per i propri demeriti.
Oreste Delucca

Cominciamo a cambiare dalle parole

Sarà perché mi sento ancora –nonostante tutto- lontano da un certo modo di fare politica, ma confesso che provo un certo fastidio a leggere interventi sprezzanti e, alla lettera, offensivi come quello apparso oggi a firma di Oreste Delucca. Offensivi non tanto per la critica alle scelte amministrative fatte dal governo locale che rappresento, ma per i giudizi sulle persone, espressi con un furore manicheo che fa intravedere un astio per certi versi personali. Per Delucca, io sarei un “ re travicello”, il vice sindaco dovrebbe essere messo da parte il prima possibile, il segretario PD “inconsistente e insignificante”, il neo Presidente della provincia sarebbe stato rinviato al ballottaggio come punizione per la sua militanza nella Giunta di Rimini. Questa non è un’analisi del voto, ma una sgraziata e infantile sequela di considerazioni il cui solo obiettivo è quello di insultare senza alcun costrutto. Perché? Un rancore come quello trasudante da questo intervento raramente difficilmente si spiega con la categoria della politica, anche se su questa voglio restare. Innanzitutto per precisare un paio di questioni riguardanti le ultime elezioni, comunque positive nel suo complesso per il centro-sinistra riminese, visto quello che è accaduto lontano (il centrodestra che ha sfondato in molti territori prima nostri e in Europa) e vicino (Bellaria, Gemmano, Montefiore). A Rimini il distacco non è di un punto percentuale, ma di quattro (47,58% contro 43,81%, in termini assoluti 2795 voti), misurando ovviamente la forza della coalizione sul primo turno. Infatti, se prendessimo in considerazione il solo turno del ballottaggio, risulterebbe che lo stesso scarto (2 punti) è quasi al millesimo equivalente a quello del ballottaggio del’99 (Ravaioli vs Gentilini). Vuol dire che in dieci anni non è cambiato nulla? La logica che discende dal ragionamento di Delucca condurrebbe a una naturale derivata: che le forze più critiche nel centro sinistra contro questa amministrazione comunale dovrebbero incassare consensi in sensibile crescita. E’ così? Non mi pare. Mi pare invece che Rimini stia (comunque meglio di altri) in quel solco che vede il PD e in generale il centrosinistra in difficoltà identitaria in tutta Italia e in tutta Europa: elettori, sfiduciati, partiti della sinistra in difficoltà, una classe dirigente a metà del guado. Sì, è vero: bisogna cambiare. Bisogna cambiare uomini politiche, idee, approccio con le persone, comunicazione. Ma bisogna anche cambiare un atteggiamento culturale che trova nel livore rivolto ad personam il suo osessivo sfogo (come si fa, non solo a scrivere, ma anche a pensare “sono tra coloro che non hanno permesso a Vitali di raggiungere la maggioranza al primo turno?” Si voleva forse che il centrosinistra a Rimini perdesse?). In chiave congressuale, allora, Bersani è un calvo re travicello di D’Alema? Franceschini un’occhialuta foglia di fico di Veltroni? Marino un “dottor morte”abortista?
Anch’io sono un sognatore e ho un sogno: cominciamo a cambiare dalle parole, per favore.
P.S. Sul tema del bilancio amministrativo di questi dieci anni la mia visione è completamente diversa da quella di Delucca e sarà mia cura, più avanti, illustrarla con elementi e fatti e non solo opinioni negli organismi e nelle sedi deputate.
Sindaco di Rimini

N.B. Quello nel ritratto è Giuseppe Giusti. A lui si devono i riferimenti al "re travicello".

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