venerdì 24 luglio 2009

C'E' BISOGNO DI MARINO

Marino non alimenta la frantumazione, anzi!
Due candidature secche, un ex ds (Bersani) ed un ex margherita (Franceschini), ovvero il peccato originario del PD, quelle non frantumano, spaccano peggio di una bisettrice.
Con l’affermazione di uno dei due (che in questo caso sarebbe una vittoria in un duello tra due ex partiti ora ridotti a rango di correnti)…cosa succederà al PD?
Più precisamente sarà ancora PD?

Purtroppo c’è chi vuole farla passare come esigenza di chiarezza.
In realtà affermare un’omogeneità di parte è una contraddizione in termini.
Qual è il vero obiettivo?
Ridurre la base per manovrarla meglio?
Gestire i circoli come affiliazioni volte alla conservazione?
E conservazione di cosa? Cercare alleanze di volta in volta imbarcando soggetti che rievocano, alla faccia della chiarezza, le sofferenze patite con l’esperienza ulivista?
Lasciare vuoti attorno a valori fondamentali occupati sistematicamente da liste, listarelle, pseudopartitioccupaposti.
Tenere in piedi coalizioni in forza di poltrone a breve/medio termine. E per fortuna perché quando il termine è più lungo si alimentano strategie di sottobosco che ci hanno portato qui, dove siamo adesso. Ammazza che progetto!

E allora tra chi non vuole morire democristiano e chi non vuole morire comunista (perché anche questi sono i motti che si fanno passare con gli ammiccamenti), non è meglio vivere col PD?

No, non sono ragionamenti semplicistici, ingenui. Sono valutazioni che guardano la prospettiva vera di un grande partito democratico, capace di porsi in alternativa al centrodestra e ad un berlusconismo che sta invertendo il sistema dei valori, intaccando le categorie del pensiero, distorcendo le regole del gioco democratico, penetrando in ogni sistema, anche nel nostro. Ed allora le grandi strategie, la forza e la capacità organizzativa, strutturale…sono indispensabili ma occorre stabilire a servizio di chi e di che cosa.

Prima di tutto il PD ci deve piacere, deve piacere ai volontari. Impegnarsi per la sua affermazione deve essere un piacere, non un adempimento dovuto ad uno schieramento precostituito: A Rimini si è riunita la corrente di Bersani, quanti sono stati invitati? Chi è stato invitato? E allora siamo alle idee, al valore dei programmi o agli schieramenti precostituiti?

E allora di Marino c’è bisogno.

Marino ci vuole per la sua capacità di intercettare sentimenti ed idee comuni, rivoluzionarie perché normali, bisogno di chiarezza, aspettative di coerenza, fame di trasparenza tanto da mettere in piedi, in pochi giorni, grazie a legami nati spontaneamente nelle relazioni politiche vere, quelle vissute da volontari.. una rete che non ha precedenti che unisce persone di ogni.età e formazione. Ma questo non dice niente? Non siamo “quelli di Marino” i frou frou.. della politica, quelli “che parlano solo della laicità mentre c’è la crisi economica”. Noi siamo quelli del PD che doveva rompere i vecchi schemi (ex ds –ex margherita), quelli del codice etico, delle primarie vere, delle candidature basate sulla meritocrazia, dei circoli aperti alla gente e non chiusi nei direttivi sfiaccati e targati, dei luoghi democratici delle decisioni, del linguaggio diretto, dell’ammissione delle responsabilità, delle scelte e non del ma anche, certo quelli della laicità come garanzia per tutti, della laicità che non è valore circoscritto ai diritti civili ( e già non sarebbe poco), ma al rispetto delle persone a prescindere….. dell’ambiente, della gestione sana del territorio…vedere Manifesto e programma del PD di illo tempore…è già stato scritto tutto! Il problema è che non lo abbiamo mantenuto.

Marino non è fenomeno di costume. Il bravo cardiochirurgo, così bollato ferocemente da D’Alema, non avrebbe il profilo adatto? Non direi, visto quello che ha messo in piedi. E chi le avrebbe le grandi doti? Quelli che hanno scientemente strutturato le correnti prima che si radicasse il PD, usando gruppi e sottogruppi, mantenendo la divisione sui problemi per alimentare la propria ragion d’essere? Così sui diritti delle donne, dei gay. Così sul rapporto col sindacato (e quindi sui diritti dei lavoratori), così sui temi dell’immigrazione e della sicurezza, così sui temi dello sviluppo economico e sui modi per uscire dalla crisi di sistema. Marino dà fastidio a quelli che puntano sugli schieramenti, anche per quello che, invece, è il suo valore di sintesi. Marino è cattolico, laico, democratico. Questa è la dimostrazione che le tante evocate “anime diverse”, le diverse sensibilità, possono e devono coesistere. Questa è la sfida vincente del PD, vincente perché questa fusione è già nelle persone, negli elettori, nei tanti orfani di rappresentanza.

E’ qui il punto. Il profilo adatto ad un leader, oggi, è di chi sa fa farsi interprete, riconosciuto, di una gamma così vasta d’interessi, di chi cerca un modo organizzativo che guardi al futuro e non al passato anche, perché no, di chi parla un linguaggio non criptato che possa finalmente arrivare alle persone, tante persone.

L’assurdità è un’altra, è che in un Partito che si definisce democratico prima di arrivare al voto democratico per eleggere il leader, ci sono le forche caudine di selezione, a vantaggio di quelli “strutturati” da sempre, perché da sempre hanno gestito le cordate. E non è ora di cambiare?

Qualcuno dei “grandi” ha eccepito anche sulla correttezza di quanti, in questi giorni, si sono adoperati per tesserare tante persone al PD. Dice, D’Alema ( che di tessere se ne intende visto che quelle di RED sono partite prima di quelle del PD) che non ci si può tesserare solo per un congresso! E invece bisogna cogliere la forte motivazione che sta dietro a queste tessere, lì c’è il futuro, sicuramente più di quanto ce ne sia nelle tessere di quelle zone dove le iscrizioni superano i voti.

Marino non è effetto dei Piombini o dei Lingottini. Marino è stato creato proprio da coloro che, ai vertici, ne contestano la candidatura, ne mettono in dubbio le capacità organizzative. Marino è la risposta ai loro guasti. Altrimenti oggi , non saremmo all’elezione del Segretario, il terzo dopo poco più di un anno. Mica si possono ammazzare tutti! Ogni tanto qualcuno si fa avanti e resiste!

E questo è un altro motivo per cui sostenere il terzo. Per dimostrare che è possibile, anche quando ci siano candidati che “altri non si può perché è stato deciso”, che ce ne possono, devono essere altri. Come, ci siamo lamentati tante volte che “nessuno aveva il coraggio” di sfidare le decisioni della nomenklatura e adesso che, qualcuno, degnissimo lo fa, che scuse abbiamo? Anzi, pensando alle scadenze elettorali che interessano anche il nostro territorio, questo è l’esempio che potrà incoraggiare tante persone capaci e per bene a candidarsi.


Grazia Nardi

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