giovedì 9 aprile 2009

PER CAMBIARE IL MONDO, PRIMA BISOGNA INTERPRETARLO

Sull’affermazione che per cambiare il mondo bisogna prima interpretarlo si posa tutta la filosofia dell’essere e del fare, anche se, per restare nelle categorie richiamate da Rossini “la destra” e la “sinistra” bisogna vedere quando, all’interpretazione, deve segue (o si voglia far seguire) il cambiamento.

Io ho trovato una risposta magnifica nell’articolo di Alfredo Reichlin pubblicato da La Repubblica di sabato scorso. In questi tempi di analisi sulla crisi economica mi auguro che l'abbiano letto in tanti, nei circoli e nelle direzioni del PD.
Ne riporto alcuni tratti:

E' cominciata una riorganizzazione su scala mondiale di quella cosa (non economica soltanto, come ci ammoniva Marx) che si chiama capitalismo. Non è poco. I suoi esiti sono molto incerti, imprevedibili. Possono essere anche catastrofici. Se non ora, quando la sinistra italiana, se non vuole evaporare, capirà che deve affrontare un nuovo inizio?....se non vogliamo ridurre tutto ai conflitti ed alle rivalità personali bisogna riconoscere che è proprio sulla natura del cambiamento che in fondo non ci siamo mai intesi.

E’ giunto il momento che i cosiddetti quarantenni prendano finalmente la parola.. a loro spetta dirigere. Vogliono cominciare a comandare? Giusto. La condizione, però, è che essi siano almeno convinti della necessità di aprire una pagina nuova nella cultura e nella storia politica della sinistra “e una nuova classe dirigente non può affermarsi se non parte dalle ragioni per cui siamo stati sconfitti così profondamente, anche idealmente, anche culturalmente”

Che cosa abbiamo mai opposto ad un’economia di rapina basata sul più grande passaggio di ricchezza dal lavoro (non solo operaio) alla rendita finanziaria? Con in più un tale saccheggio del risparmio da parte del sistema bancario per cui davvero l’economia di carta si è mangiata l’economia reale. Ci rendiamo conto che le fondamenta della democrazia sono effettivamente in pericolo?.....Nessuno nega la funzione essenziale dei mercati, perfino a salvaguardia della libertà delle persone. Ma che succede se si mercatizza l’universo sociale e tutti i bisogni, la creatività, le speranze che costituiscono la persona sono ridotte alla capacità di consumo?... Non è la necessità di socialismo come si sarebbe detto un tempo. E’ il fatto che non si può più accettare che una ristretta oligarchia riduca il lavoro a merce di scarto e che neghi di fatto quel tempo dei diritti dell’uomo che fu aperto dalla rivoluzione francese.

Smettiamola quindi di stupirci del successo di Berlusconi anche tra i ceti più deboli. Il populismo vince perché il riformismo diceva e faceva belle cose ma era senza popolo. Quale riformismo?....Ci rendiamo conto della violenza dello scontro che è in atto in America tra Wall Street e il potere politico?...impressionante è la posta in gioco. Nella sostanza è la ridistribuzione della ricchezza e del potere. E’ certamente anche il tema del futuro dell’America di fronte a scelte drammatiche che evitino scontri di civiltà e che affrontino la sostenibilità dello sviluppo, cioè il modo di produrre e consumare. In Italia invece la novità che ci offre Berlusconi è l’arte antica di arrangiarsi in attesa che passi la crisi. Altri pezzi di questa fragile Penisola, un tempo bellissima, consegnati alla speculazione edilizia, chiudere un occhio sull’evasione fiscale, tagliare le spese considerate superflue, cioè la scuola, la ricerca, la cultura. Dimenticavo il “Dio, patria e famiglia” di Tremonti e il “neoguelfismo” degli atei devoti che insieme a una allegra brigata di nani e ballerine si stanno ponendo sotto la tonaca protettiva del cardinal Bagnasco.


Ecco, a pensare che la sfida è di questa portata, che il vero motivo per cui si aderisce al Partito Democratico(dove non si accede per prescrizione medica o per concorso o per contratto) è facilitare la ricerca ed il raggiungimento della felicità, che tristezza ritrovarsi poi alle prese con le strategie (sic!) che hanno un respiro (meglio dire un affanno) di anni? No! Di mesi legati alle cariche e caricucce!
Che amarezza scoprire che non esiste più la capacità di indignarsi di fronte alla notizia di bimbi afgani che qui, in Italia, a Roma, vivono nei tombini! Che delusione cogliere la consapevole accettazione che un italiano su tre dichiari un reddito sotto i 10.000 euro!

Io sono quella che ha proposto di arrivare al congresso di ottobre con 5 punti su cui fare sintesi. Ho già segnalato la laicità come valore trasversale irrinunciabile.
Il secondo punto è: cambiamento? Se si sì quale, come?

Grazia Nardi

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