venerdì 10 aprile 2009

Chianti, Valdorcia, Langhe e Valmarecchia


Come nelle favole, ma questa non sembra di quelle a lieto fine, c'era una volta una destra conservatrice e una sinistra riformatrice e/o rivoluzionaria. Oggi,non sto qui ad analizzare le cause e le traversie che hanno provocato questo sconvolgimento, e' passata largamente nel senso comune l'idea che la destra e' riformatrice (o rivoluzionaria) e la sinistra e' conservatrice e lotta per salvaguardare l'esistente. E' inutile perdere tempo per spiegare quanto questo pesi in negativo sulla capacita' della sinistra di essere un polo di richiamo e di aggregazione per quanti non credono che questo sia il migliore dei mondi possibili.

E' tutta colpa della potenza mediatica di Silvio Berlusconi? Certamente no:in questo convincimento c'e' un fondo di verita' che commetteremmo un errore a negare. Da quando la sinistra e' uscita ferita dal crollo del muro e da altre traversie tipicamente italiane mi pare che abbia rinunciato alla elaborazione di un pensiero critico (ma realistico e costruttivo) e si limiti a giocare di rimessa in campo avverso,quello di Berlusconi: lui vuole cambiare, in peggio secondo me, la Costituzione e le istituzioni repubblicane, la pubblica amministrazione e lo stato sociale noi,non avendo un'idea di governo qualitativamente diversa,finiamo per dire semplicemente dei no e per passare cosi' come i piu' strenui difensori dell'esistente (anche di quello indifendibile).

Occorre secondo me al piu' presto riprendere una capacita' progettuale autonoma che non puo' che essere il frutto di un'ampia e spregiudicata elaborazione collettiva a differenza di quello che avviene nella destra dove i progetti escono come conigli dal cilindro di Berlusconi su suggerimento dei suoi sondaggisti. Non esistono punti di riferimento fissi come qualche decennio fa e questo piu' che impaurirci deve farci apprezzare la liberta' di nuotare in mare aperto. Secondo me questo nuovo progetto di governo non puo' non avere dei solidi riferimenti alla realta' italiana e essere ben radicato nella nostra grande tradizione culturale e artistica e puntare sull'ambiente e sulla tutela del paesaggio, sull'agricoltura di qualita' e sull'eccellenza dei nostri prodotti agro alimentari, sulla piccola industria e sull'artigianato, sul turismo e su quella che definiamo buona qualita' di vita.

Quando si impostano questi discorsi dalle persone realiste (quelle che sono i conservatori di sinistra) solitamente ci si sente rispondere: ma tu vuoi bloccare lo sviluppo,queste sono belle parole,noi dobbiamo governare e fare avanzare l'economia. Dimenticano questi conservatori alcuni particolari: muovendosi su questo terreno Berlusconi sara' sempre piu' bravo e credibile di loro,che in questo modo si privano di qualunque credibilita' nella critica a questa destra (ma ce li vedete gli amministratori della costa romagnola mobilitare i cittadini contro la cementificazione e il piano casa del governo Berlusconi: chi li seguirebbe?) e infine che elaborare una critica al pensiero unico dominante significa allargare la base produttiva e creare ricchezza.

Per non essere astratto o troppo vago faccio solo due esempi. Io penso che una moderna sinistra di governo debba dire un deciso no alla cementificazione e al consumo del territorio e dire che prima di costruire nuove case occorre recuperare o abbattere le vecchie costruzioni,come si fa in molti paesi civili. Capita purtroppo di vedere centri storici carichi di arte e bellezze architettoniche disabitati e lasciati in rovina (o esposti ai rischi sismici) circondati da orride periferie fatte di casermoni di cemento. Recuperare questi centri significa favorire l'edilizia e allargare l'occupazione. Ma mentre per costruire quei condomini e quelle case a schiera che infestano le nostre periferie e le nostre campagne e' sufficiente un geometro (alla romagnola) e una manodopera dequalificata e spesso “in nero”, per recuperare un borgo serve ben altra qualita': geologi e urbanisti competenti, ingegneri che conoscano la matematica, la fisica e le tecniche di costruzione, architetti che conoscano e rispettino la storia e la cultura del luogo, artigiani che sappiano lavorare la pietra e il legno, manodopera che solo puo' uscire da universita', scuole e pubbliche amministrazioni efficienti e rinnovate.

Altro tema fondamentale: la sinistra deve con decisione tutelare il paesaggio italiano. Non solo il Chianti, non solo la Valdorcia o le Langhe e altri tantissimi angoli d'Italia, ma anche, per stare vicino a casa, la Valmarecchia che vediamo come sfondo nei quadri di Piero della Francesca e di Giovanni Bellini. Fare questo non significa imbalsamare e bloccare l'economia. Significa puntare su un turismo di qualita' con recupero di borghi, creare alberghi diffusi e agriturismi, incentivare un'agricoltura ricca e non inquinante che e' occasione di impiego per laureati e tecnici agrari, favorire il settore agroalimentare che nella nostra provincia puo' contare su prodotti di eccellenza, creare insomma ricchezza nel rispetto dell'ambiente e delle nostre tradizioni migliori. La speculazione edilizia lasciamola fare alla destra: noi dobbiamo essere e anche apparire figli di un'altra cultura.

Tanti altri esempi si potrebbero fare e altri hanno sicuramente piu' competenza e fantasia di me per farlo.Da tutto questo dovrebbe scaturire una vasta discussione ideale e culturale per giungere a un programma credibile di governo che inizi a camminare sulle gambe di tanti: pensiamo a questo come un obiettivo prioritario e smettiamo di rincorrere Berlusconi sul suo terreno.

Ancora madido di sudore per cotanto scritto l'occhio mi cade su un ritaglio di giornale. Il Partito Democratico dell'Alta Valmarecchia si e' riunito a Novafeltria con il candidato alla presidenza della provincia di Rimini e tutti sono stati concordi nel chiedere l'annessione a Rimini (noi siamo impegnatissimi nelle battaglie di retroguardia e a fare campagna elettorale per la Lega) e nel chiedere nuovi tracciati e infrastrutture della Marecchiese tra Ponte Santa Maria Maddalena e Ponte Messa, collegamenti funzionali tra Marecchiese e caselli autostradali Rimini Nord e Rimini Sud della A 14, collegamento fra la Marecchiese e la E 45 (!) e tanto altro: insomma ancora cemento, consumo di territorio, incentivazione di trasporto privato su gomma e inquinamento. Mi sono cadute le braccia (e anche qualcosaltro).

Gilberto Mangianti Rimini 09/04/09

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