domenica 26 aprile 2009

Ancora sulla complessita'


Presegue, sul nostro blog, il confronto sulla complessita' con un nuovo intervento di Gilberto Mangianti.

Su questo blog Alberto Rossini ha recentemente trattato con efficacia il tema della complessita'. Con lo schematismo e l'eccessiva semplificazione che il ristretto spazio di un articolo richiede, si puo' convenire che la destra e' quella parte politica che a questioni complesse offre risposte semplici (o meglio semplificate). Gli esempi di Rossini sono calzanti: il problema dell'immigrazione irregolare? Militarizzazione delle frontiere e carcere per i clandestini; l'ordine pubblico? Esercito nelle strade e ronde (milizie?) di cittadini; inefficienza della pubblica amministrazione e della scuola? Colpa dei fannulloni e via elencando. Il punto di forza di questa politica e' che crea un consenso facile e immediato. Il pubblico (che periodicamente diventa elettorato) educato piu' dalle porno-trasmissioni di Maria De Filippi che dalle buone letture trova qualcosa di semplice e di facilmente recepibile. Il punto di debolezza e' che il consenso spesso e' superficiale e poco motivato e che soprattutto questa politica non risolve i problemi: infatti la delinquenza non diminuisce, l'immigrazione clandestina prosegue piu' di prima, la pubblica amministrazione continua ad essere poco efficiente e la scuola con professori sempre piu' demotivati continua a licenziare diplomati e laureati (pochi) non all'altezza degli standard internazionali.
Anche a destra vi e' consapevolezza di questi limiti e si cerca di rimediare in due modi: cercando il monopolio dell'informazione stampata e radio televisiva (i problemi se non si risolvono possono essere edulcorati,manipolati o ignorati......) e cercando di “nobilitarsi” in campo culturale: riscrivere la storia (per poi riscrivere la Costituzione) e cercare disperatamente ascendenti culturali. In questo ambito, ad esempio, inserisco la patetica rivalutazione del futurismo italiano e l'incensazione di quella autentica nullita' artistica e culturale che fu F. T. Marinetti uno dei tanti italiani che dava in pubblico manifestazioni di facile anticonformismo e in privato ritirava la paghetta mensile dal regime fascista (uno che ha fatto scuola,per intenderci!).
La sinistra italiana invece e' particolarmente portata all'analisi della complessita' anche per motivi storici risalenti alla sua nascita: pensiamo a Labriola, alla straordinaria ricchezza dei quaderni di Gramsci,alla storia,con le sue luci e ombre, del PCI e del tentativo di Giorgio Amendola di innestare questo partito nella tradizione culturale italiana non disdegnando incursioni nell'idealismo di Croce per contrapporsi all'aridita' del materialismo scolastico,all'apporto di intellettuali “atipici” come Pasolini ecc. ecc. Anche se oggi, di fronte alla crisi politica e ideale della sinistra, c'e' chi pensa di scimmiottare la destra (guardiamo a come il centrosinistra governa gli enti locali in Romagna a proposito di semplificazione: il mattone e la speculazione edilizia tirano? Bene, costruiamo sempre e dovunque e al diavolo il buon governo!) indubbiamente la cultura della complessita' e' parte importante del DNA della sinistra.
Il punto di forza di questo assunto e' la tendenza ad approfondire i problemi e ad affrontarli nella loro intierezza,il punto di debolezza e' che questo in politica troppo spesso si e' tradotto in inconcludenza,in incapacita' di prendere decisioni e nel rinvio sine die delle soluzioni da adottare. Io penso che il punto di forza dell'attuale governo Berlusconi stia nel ricordo ancor vivo che gli italiani hanno dell'indecoroso spettacolo offerto dalle risse quotidiane fra Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto, Di Pietro, le fazioni dei DS e della Margherita che finivano per offuscare quello che di buono riusciva a fare il governo Prodi e a rinviare all'infinito le soluzioni da adottare. La saggezza degli elettori ha poi provveduto a mettere ai margini della politica questi rissosi inconcludenti (non tutti purtroppo!).
Quale soluzione a questa situazione apparentemente senza sbocchi? Io la vedo solo in un rapporto stretto, ma osmotico e di reciproca autonomia fra politica e cultura. Compito della cultura e' analizzare il reale e approfondire la conoscenza dei problemi in piena liberta' di ricerca;compito della politica e' offrire soluzioni pratiche e applicabili al governo della cosa pubblica.Per fare questo sono necessarie coalizioni omogenee,uomini politici all'altezza di questi compiti:non si fa (non si dovrebbe fare) politica senza un solido retroterra culturale,programmi di governo chiari e realistici che abbiano l'obiettivo non del tirare a campare ma di ammodernare e migliorare la societa' italiana,capacita' di prendere decisioni meditate ma tempestive.
Quindi, per terminare, viva la cultura della complessita', abbasso la sindrome della complessita' che se si trasforma in paralisi: e' la patologia mortale della sinistra di governo.

Gilberto Mangianti, Rimini 22 aprile 2009

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