martedì 11 agosto 2009

Primarie e congresso


Sono 820.607 gli italiani che si sono iscritti al Pd. Saranno pure meno di quel milione a cui ammontavano gli iscritti di Ds e Margherita, ma sono tesserati «veri», dicono al Pd; non ci sono le «anime morte», quei fenomeni di tesseramento gonfiato che aveva caratterizzato soprattutto la Margherita. Il dato è stato reso noto oggi, insieme all'annuncio che sono rimasti in tre i contendenti per la segreteria, e cioè Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino, con l'esclusione per insufficiente numero di firme del 'quarto uomò, Amerigo Rutigliano.Intanto, Franceschini ha lanciato un appello, raccolto, almeno sembra, da Massimo D'Alema: «Chi vince il congresso non sia tritato subito dopo». La commissione nazionale per il congresso, presieduta da Maurizio Migliavacca, ha escluso dalla corsa Rutigliano, perchè aveva corredato la propria candidatura da firme di non iscritti al Pd. La griglia di partenza vede dunque tre candidati 'verì, e cioè Bersani, Franceschini e Marino, in un congresso altrettanto vero, in cui ciò non si conosce oggi chi sarà il vincitore. "Veri" e certificati sono gli iscritti di tutte le regioni, comprese quelle meridionali con numeri 'monstrè, come la Calabria (58.454 iscritti su 1,8 milioni di abitanti) o della Campania (119.469). L'Emilia Romagna, con 140.179 tessere resta la regione più Democrat.Franceschini ha incassato l'appoggio non solo di Sergio Cofferati, ma anche della sinistra interna che fa capo alla Cgil, con Paolo Nerozzi, Carlo Podda, Achille Passoni. Certo, alcuni dirigenti del sindacato di Corso Italia si sono visti alla convention di Bersani (Agostino Megale, Nicoletta Rocchi, Fabio Solari o Carla Cantoni), ma i primi sono iscritti e votano già nella prima fase.Cofferati, e con lui Cesare Damiano, ha invitato ad avere un dibattito «senza asprezze, perchè poi il congresso terminerà e dovremo tornare a lavorare insieme, e perchè durante il congresso ci saranno anche accadimenti fuori di noi» a partire dalla crisi a settembre. «Il congresso finisce e il partito resta», gli ha fatto eco Damiano. «Alle primarie negli Usa se le danno di santa ragione - ha detto preoccupato Enrico Farinone - ma lì si contendono la presidenza del Paese».Franceschini ha invitato a «non temere il congresso» che anzi «farà bene» al Pd. Ed ha marcato la differenza tra lui e Bersani: è lui a farsi garante di un Pd «plurale» e non «dominato da una sola cultura» e del fatto che «il bipolarismo non morirà con l'uscita di scena di Berlusconi», con un ritorno «ad alleanze fatte dopo le elezioni». Franceschini ha poi lanciato un appello: «Togliamoci dalla testa che chi vince cominci ad essere tritato subito dopo il Congresso». Immediato il sì di Massimo D'Alema: «Sono d'accordo - ha detto - chi vince il congresso deve essere messo nelle condizioni di governare il partito. Come ha detto Bersani, valorizzando tutte le forze, tutte le personalità che ci sono in questo partito». Tuttavia lo stesso D'Alema ha sferrato un nuovo attacco alla gestione Veltroni-Franceschini, alle primarie, al tipo di congresso che si andrà a fare.Secondo l'ex premier «negli Usa le primarie ci sono per eleggere il presidente degli Stati Uniti, non il presidente del partito democratico». L'ostinazionè per le primarie per l'ex premier va di pari passo con «l'idea di un partito fluido non si sa con chi». perchè «essere iscritto a un partito politico non è un marchio di infamia- scandisce d'alema- ma un segno di partecipazione attiva alla vita sociale». D'Alema dice che non si tratta di rifare il Pc, l'importante è «avere una grande forza organizzata: noi non siamo scalabili, non siamo una società contendibile». D'Alema esterna tutti i propri «dubbi sull'utilità di tuffarci in questo congresso: sarò all'antica, ma inizio già ad essere stanco ora, figuriamoci ad ottobre». il problema è che per due mesi e mezzo ci faremo comizi gli uni contro gli altri: andremo sui giornali solo per il nostro dibattito interno, e questo prolungato dibattito provocherà un appannamento del nostro ruolo». Affondo contro Franceschini: "Dopo aver perso quattro milioni di voti- attacca l'ex premier- avrei chiamato a raccolta il partito. Invece, dal segretario abbiamo sentito l'appello a favore di un congresso per mettere a posto 'quelli di primà. peccato che 'quelli di primà, con l'eccezione del sottoscritto, sostengono tutti il segretario. Avevano così paura di essere colpiti- dice D'Aalema- che sono andati dall'altra parte».

Nessun commento:

Posta un commento