
Propongo di promuovere una grande intesa tra lavoratori e imprenditori, nella quale questi ultimi rinunciano al lavoro precario in cambio di un contratto di lavoro a tempo indeterminato reso più flessibile con l’applicazione di una tecnica di protezione della stabilità diversa da quella attuale per i licenziamenti dettati da motivo economico-organizzativo. La cosa può funzionare così:- d’ora in poi tutti i nuovi rapporti di lavoro, esclusi soltanto quelli stagionali o puramente occasionali, si costituiscono con un contratto a tempo indeterminato, che si apre con un periodo di prova di sei mesi;- la contribuzione previdenziale viene rideterminata in misura uguale per tutti i nuovi rapporti, sulla base della media ponderata della contribuzione attuale di subordinati e parasubordinati; una fiscalizzazione del contributo nel primo anno per i giovani, le donne e gli anziani determina la riduzione del costo al livello di un rapporto di lavoro a progetto attuale; la semplificazione degli adempimenti riduce drasticamente i costi di transazione;- dopo il periodo di prova, si applica la protezione prevista dall’articolo 18 dello Statuto per il licenziamento disciplinare e contro il licenziamento discriminatorio, per rappresaglia, o comunque per motivo illecito;- in caso di licenziamento per motivi economici od organizzativi, invece, il lavoratore riceve dall’impresa un congruo indennizzo che cresce con l’anzianità di servizio;- viene inoltre attivata un’assicurazione contro la disoccupazione, di livello scandinavo: durata pari al rapporto intercorso con limite massimo di quattro anni, con copertura iniziale del 90% dell’ultima retribuzione, decrescente di anno in anno fino al 60%), condizionata alla disponibilità effettiva del lavoratore per le attività mirate alla riqualificazione professionale e alla rioccupazione;- l’assicurazione e i servizi collegati, affidati ad enti bilaterali, sono finanziati interamente a carico delle imprese, con un contributo determinato secondo il criterio bonus/malus (il cui costo iniziale è stimato intorno allo 0,5% del monte salari): l’imprenditore che ricorre con maggiore frequenza al licenziamento per motivi economici od organizzativi vede lievitare il contributo; quello che non vi ricorre lo vede scendere;- il compito del giudice è limitato a controllare, su eventuale denuncia del lavoratore, che il licenziamento non sia in realtà dettato da motivi illeciti (per esempio: licenziamento squilibrato a danno di persone disabili, donne, lavoratori sindacalizzati, ecc.); il “filtro” dei licenziamenti per motivo economico è costituito invece essenzialmente dal suo costo per l’impresa; costo che la legge o il contratto collettivo stabiliscono in misura tanto più alta quanto maggiore è il livello di stabilità che si vuol garantire.
Ho tradotto questo progetto per la transizione alla flexsecurity in un saggio pubblicato a ottobre sulla rivista ItalianiEuropei (quella di D'Alema, ndr) e in un disegno di legge presentato, insieme ad altri 30 senatori del PD, il 25 marzo 2009 (n. 1481/2009). Nel dicembre scorso il progetto ha avuto il sostegno esplicito del Segretario del Partito Walter Veltroni e del Coordinatore del Governo-ombra Enrico Morando. Il testo del disegno di legge e tutti gli altri documenti disponibili nel sito relativi al progetto sono agevolmente accessibili attraverso il Portale della flexsecurity. Sul terreno della riforma della disciplina del rapporto individuale di lavoro, il 9 luglio 2008 ho presentato - insieme ai senatori Treu, Roilo, Nerozzi, Passoni e alcuni altri - il disegno di legge n. 884 sulle dimissioni del lavoratore mirato a introdurre una nuova disciplina efficace, senza costi per le imprese e i lavoratori, contro il fenomeno delle “dimissioni in bianco”, dopo l’abrogazione della legge del 2007.-
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminahttp://jobtalk.blog.ilsole24ore.com/jobtalk/2009/02/flexecurity-un-nuovo-contratto-per-tutti-la-flexsecurity-proposta-da-ichino-parte-da-quii.html
RispondiElimina