venerdì 21 agosto 2009

Flexecurity


Sempre a proposito delle proposte di Pietro Ichino sui contatti di lavoro, riceviamo la segnalazione di un articolo gia' del febbraio scorso sullo stesso tema.

“Un nuovo contratto per tutti”: la flexsecurity proposta da Ichino parte da qui

Ecco il primo intervento di commento alla proposta-progetto sulla Flexecurity lanciata da Pietro Ichino, che JobTalk rilancia a sua volta. Altri arriveranno, anche critici naturalmente. Si parte dai fondamentali, ovvero il libro di Tito Boeri e Pietro Garibaldi uscito in autunno e già molto popolare, letto e spiegato qui dal nostro scrittore precario Fabrizio Buratto.


“Un nuovo contratto per tutti – Per avere più lavoro, salari più alti e meno discriminazione”, è uscito nell’ottobre 2008 a firma di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, editrice Chiarelettere. Nel gennaio 2009 il senatore del Pd Pietro Ichino, partendo da questo testo, ha proposto la sua bozza per un disegno di legge del quale Rosanna Santonocito ha parlato giovedì su questo blog, e che deriva dalle idee elaborate su di un altro blog, la voce.info fondato – come ricordano Boeri e Garibaldi nell’introduzione del libro – in un caldo 4 luglio del 2002. Potenza di internet e della sua capacità di mettere a confronto opinioni, mantenere vive discussioni. La Flexsecurity di Ichino risulta più rigida del “contratto unico” pensato da Boeri e Garibaldi, come si evince dalle slide riassuntive del progetto, che pure è stato ben accolto non solo da alcuni esponenti del Pd, ma anche da Emma Marcegaglia. Veniamo al testo di Boeri e Garibaldi, sintetico e ricco di dati. Prima di arrivare allo sviluppo del “contratto unico”, i due economisti ripercorrono quella “rivoluzione silenziosa” che ha portato alla proliferazione delle forme contrattuali atipiche, iniziata non con la tanto vessata legge Biagi del 2003, bensì molti anni prima. 1983: introduzione del contratto di formazione lavoro, 1984: introduzione del part-time e, soprattutto, 1997: pacchetto Treu, varato dal primo governo Prodi e votato – ricordano gli autori – “anche da Rifondazione Comunista”. La legge Treu introdusse il lavoro interinale, fino ad allora vietato, e regolamentò i co.co.co., una tipologia di lavoro già esistente ma poco utilizzata. Di qui l’origine dell’iniquità, che “il contratto unico a tempo indeterminato”, pensato da Boeri e Garibaldi, dovrebbe andare a sanare colmando il divario fra lavoratori di serie A (a tempo indeterminato e supertutelati), e lavoratori di serie B (precari con poche tutele o nessuna). Ecco come.Contratto unico a tempo indeterminato per tutti, con una fase di inserimento di tre anni – durante la quale il licenziamento può avvenire solo dietro compensazione monetaria o giusta causa – salario minimo da applicare ad ogni prestazione di lavoro, e contributo previdenziale del 33% per tutti i contratti.

Senza misure di questo tipo la povertà in Italia è destinata a salire, mentre il potere di acquisto, la competitività e la produzione a scendere. Boeri e Garibaldi reputano necessario anche un sistema di ammortizzatori sociali, e supportano ogni loro proposta confrontandola con i dati degli altri paesi europei. Un esempio: in Italia i disoccupati che percepiscono un’indennità non arrivano al 20%, in Francia sono il 75% e in Germania l’80%. Con la crisi sarà ancora più difficile attuare una riforma di questo tipo, ma gli autori sono convinti: l’Italia è destinata al collasso se continua a pagare “tasse svedesi con stipendi greci”.

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