sabato 22 agosto 2009

La parabola tragicomica della Lega Nord


Io non voto per la Lega, si sa.

Io pero', se fossi leghista, inizierei a essere stanco.
Perché chiunque si accorge di quanto stiano pigliando per i fondelli i loro stessi elettori: gli danno le ronde, la caccia ai clandestini, i matrimoni vietati coi migranti, i dialetti nelle scuole, magari pure l’inno regionale. E intanto giù nuovi miliardi di Stato alle clientele meridionali, in attesa di nuove costose macchine per mantenere consensi sotto gli Appennini.
In tutto questo mi chiedo se i leghisti - intendo gli elettori, non i parlamentari che la sera pare si vedano ciondolare nel centro di Roma tutti contenti del loro imprevisto destino - si ricordano vagamente di come, quando e perché, una ventina di anni fa, era nata quella bestia strana chiamata lega.
Io un po’ me lo ricordo perché in quei tempi ne ho conosciuti tanti, di neosimpatizzanti leghisti, e con tanti ci ho discusso, fino a ore senza senso e fino a comprenderne in parte se non le ragioni almeno le cause efficienti: la rottura storica del quarantennale patto nord-sud messo in piedi dalla Dc, quello per cui il meridione forniva alla pianura padana manodopera in quantità e il Nord restituiva in parte i profitti al Sud attraverso le casse per il mezzogiorno, le assunzioni nello Stato e nel parastato, le pensioni facili e così via.
Un compromesso che ha funzionato tre o quattro decenni, appunto, e che poi si è rotto quando il nord non ha più avuto bisogno di braccia per le sue fabbriche, ma il rubinetto di soldi da nord a sud non veniva contestualmente chiuso.
Beh, nel frattempo la Lega si è fatta da moto di stizza a partito di governo, ma in vent’anni di manovre, urla e celodurismi le sue istanze sono al punto di partenza. Anzi, peggio, perché si va felicitando di un nuovo equilibrio assai meno conveniente, per il nord, di quello che si è rotto vent’anni fa: un compromesso per cui il Nord fornisce voti al governo e soldi alle sue clientele ottenendo in cambio solo simboli: simboli vuoti fatti di bandiere, inni, dialetti.

Per dire di un argomento molto leghista (della prima ora) e ampiamente condivisibile, ma di cui non si sente certo piu' parlare: nessun esponente della Lega sottolinea piu' il fatto che la sanita' lombarda (o emiliana-romagnaola o piemontese...) costi davvero drammaticamente meno di quella siciliana e con una qualita' enormenente piu' alta, al punto che sono tanti i meridonali a farsi curare al nord, ma di lombardi ( o emiliani-romagnoli o piemontesi...) davvero non ce ne sono vanno in Sicilia a farsi curare...
Pero' per un’ora di bergamasco alle medie si fanno proclami roboanti: davvero straordinario il risultato della sua vita in politica, ministro Bossi.

Liberamente ispirato a un post di Alessandro Gilioli.

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