lunedì 31 maggio 2010

Parla Donini, segretario bolognese in pectore


Repubblica — 26 maggio 2010
Raffaele Donini, ma che aria tira nel suo partito?

Lei deve ancora diventare segretario e già le danno dell' analfabeta politico. «Non rispondo sul piano personale, ho stima di Duccio Campagnoli e so distinguere il peccato dal peccatore. Ma quel che dice è sbagliato. Di candidare Guazzaloca non se ne parla. Io voglio portare il Pd verso il futuro e così sarebbe voltarsi all' indietro. Chi firma per la mia candidatura mi dice: firmo perché hai detto quella cosa su Guazzaloca».

Si rende conto che prenderà in mano un partito ai minimi storici di credibilità in questa città?
«Un partito che ha grandissime risorse di entusiasmo e intelligenza politica».

E che ha perso un voto su cinque e un iscritto su cinque in un anno solo.
«Non mi sfugge. C' è un problema di fiducia nella politica, non se un elettore su tre non va a votare...».

C' è un problema di fiducia per il suo partito, con un sindaco dimissionario dopo sei mesi perché indagato per peculato...
«È il problema di un sindaco, non di un partito».
Nominato con primarie che dovevano garantire la scelta del migliore. Riconosce che il sistema delle primarie ha fallito? «Non sono sbagliate le primarie, ma un certo modo di maneggiarle».

Cioè come consacrazione popolare di una scelta dall' alto?
«Non accadrà di nuovo».

Vuol dire che non ci sarà il ' candidato del gruppo dirigente' ?
«Sarebbe una tragedia se il gruppo dirigente Pd, non facendo tesoro degli errori, si coagulasse su un nome. Non solo: non permetterò a nessuno nel gruppo dirigente di dare indicazioni, neppure a titolo personale. I candidati alle primarie saranno tutti figli miei, senza preferenze».
E vinca il migliore?
«Sì, però attento: non è che un partito si limita a fissare la data delle primarie e poi sta a guardare. Deve sollecitare i cittadini migliori, dentro o fuori il partito, a farsi avanti».

Dentro o fuori?
«Nessuno scandalo se il candidato avrà la tessera Pd, nessuno se non l' avrà. Il sindaco rappresenta una città, non un partito».

Ma ci sarà il simbolo Pd sulla scheda? O vi nasconderete dietro una lista civica?
«Le sembra questo il problema maggiore? Faccia questa domanda a un cassintegrato, se ha il coraggio. Comunque il Pd non si nasconde proprio. Il problema del simbolo non è prioritario: non per me, almeno. Comunque lo vedremo dopo il congresso».

E Guazzaloca, se non candidato, lo accetta come alleato?
«Senta, io voglio tre cose in un preciso ordine. Primo, un congresso aperto: dobbiamo uscire dalla gabbia del criceto. Poi una proposta per Bologna, fatta assieme alle forze vitali della città, ma chiaramente nel campo del centro-sinistra. Lei mi chiede solo di tattichee procedure, ma io in questi giorni vado nelle piazze a parlare solo di lavoro, di scuola, di casa. Alla fine, se sarà possibile, alleanze chiare: ma questo problema viene per ultimo, guai a invertire l' ordine».

Tutte le aree del Pd la voteranno, ma tutte cercano di "mettere dei paletti", insomma di condizionarla.
«Impareranno a conoscermi. Mi fa piacere avere ampio consenso, ma avrei potuto fermarmi lì, invece sto andando di persona a chiedere firme in tutti i quartieri. Io sarò segretario con le mie idee, e il Pd - non io, il Pd - deve vincere la sua sfida. Non ho paura di slealtà: darò l' esempio. Più sarò generoso e aperto io, più lo saranno tutti».

E se Bologna voltasse le spalle non solo al Pd, ma anche alla politica? Non vedo cortei che chiedono elezioni prima possibile...
«Noi le chiediamo, ma non abbiamo gli strumenti e la forza per averle. Cancellieri sta lavorando bene, ma una città ha bisogno anche di progetti di grande respiro, non solo di una buona gestione dell' ordinario».

E quali progetti ha visto realizzare negli ultimi dieci anni? Per forza ci si accontenta di un buon amministratore di condominio.
«Vuole farmi dire che non c' è più bisogno della politica? Non ci riuscirà. Io sono ancora il ragazzo che nel ' 94 fece incontrare a Monteveglio don Dossetti e Nilde Iotti, io alla buona politica ci credo e non me l' ha ordinato il dottore di provare a fare il segretario. Lei ha ragione, sarà facile come rimettere il dentifricio nel tubetto, ma perché non provarci?»

di MICHELE SMARGIASSI

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