domenica 2 maggio 2010

"Torna il rimpianto per dirigenti che non prendevano megastipendi"


Il sondaggio lanciato da Repubblica sul Partito Democratico sembra dare risultati in spettacolare sintonia con il sentire riminese. Leggete per credere.


Dopo la presentazione dell'agenda per la mobilitazione dei democratici, i lettori giudicano le proposte e ne fanno altre. Legalità, no al precariato, meno Casta, una legge sul conflitto di interessi. E la sicurezza? Conta poco di MATTEO TONELLI

Dietro le nuove parole, chiedono volti nuovi. Facce "credibili" che portino avanti quel progetto politico chiamato Pd che a molti, così come è adesso, piace poco o non piace per nulla. E' uno spaccato interessante quello che viene fuori dai più di duemila commenti su Repubblica.It dopo la presentazione dell'agenda per la mobilitazione dei democratici.


L'invito era chiaro: quale temi vorreste che facessero parte dell'agenda politica del Pd? Alcune risposte erano facilmente prevedili: l'attenzione ai temi del lavoro e la lotta al precariato, la legalità, un fisco più giusto con meno evasione fiscale. Ed ancora più risorse per la scuola, la ricerca, un no secco al nucleare e il puntare sulla cosidetta economia "verde". Ma non è solo questo il dato che colpisce. Ciò che innerva tutti i commenti è l'invito, meglio il monito, ad un'etica che un partito "di sinistra" (perchè questo chiedono in moltissimi) deve avere. Torna più volte il richiamo alla questione morale di berlingueriana memoria. Torna il rimpianto per dirigenti che "stavano tra la gente", "non prendevano megastipendi" e facevano politica "nell'interesse dei più" (e non lasciano buchi imbarazzanti negli occulti conti del partito). Un'onda che cresce e che travolge "il vecchiume" che c'è adesso (D'Alema particolarmente sotto tiro") e che chiama a gran voce "volti nuovi", come Debora Serracchiani, Nichi Vendola e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Nomi nuovi e nuovi comportamenti. Per evitare che "lotte di potere", "divisioni interne" e "caccia alle poltrone" facciano sprofondare il Pd nel baratro.


Volti nuovi, dunque. Ma anche temi nuovi o da rilanciare con più forza. Ed è a questo punto che emergono le sorprese. Ricordate la sicurezza? Quel tema che sembra essere diventato la giusta chiave per conquistare elettori? Bene, stando ai commenti così non sembra. Almeno tra gli elettori del centrosinistra. Non sono molti quelli che chiedono una stretta respressiva, ancor meno quelli che paventano pericoli che li costringono a non uscire di casa. Molto più forte sale la richiesta di legalità, che è indirizzata verso i corrotti (che siano politici o no cambia poco) e di una giustizia più giusta che sia uguale per tutti e che accorci i tempi, biblici, di attesa.
Poi, c'è il lavoro. Che "non c'è e che bisogna creare", che va "tutelato e difeso". Questo deve fare il Pd. Senza se e senza ma. Lottando contro il precariato, schierandosi dalla parte dei lavoratori ("e non sono in campagna elettorale, vero Bersani?"), aumentando le tutele sociali. Ed è forte, a maggior ragione in tempo di crisi, quel senso di delusione nel vedere i democratici "candidare imprenditori e scordarsi di chi lavora". Si resta sui temi economici e si assiste allo sdegno collettivo per la situazione del fisco. Grida vendetta quell'evasione stellare, sale costante la richiesta di un partito che si impegni perchè tutti paghino in base ai propri redditi. Nessuna generica volontà punitiva verso "i ricchi", solo la consapevolezza che "giustizia sociale" significa anche questo. Si potrebbe ancdare avanti così per parecchio. Scoprendo che un tema come quello della legge sul conflitto di interessi, che, spesso viene fatto passare come di nessun interesse per i cittadini, in questo caso interessa eccome. Sono tantissimi quelli che chiedono una legge che lo regoli: "Andrebbe messo al primo posto perché la disastrosa decadenza morale che vive l'Italia non sarebbe possibile senza il possesso dell'intero sistema dei massa media da parte di Berlusconi". Ed ancora meno burocrazia, una nuova legge elettorale, la difesa della Costituzione, la tutela dei diritti civili, una legge sul biotestamento. Tanti temi ma, alla fine, ciò che colpisce sono i toni usati. Quella continua richiesta di "rigore morale" da parte di chi dirige il partito. Perché le idee servono ma serve anche "il coraggio" di metterle in pratica, perché dalla casta e dai suoi privilegi o si è dentro o si è fuori. Le terze vie non esistono se ci si vuole chiamare Partito Democratico. Poche indulgenze, insomma. Critiche ma anche incoraggiamenti a Bersani (negli ultimi interventi particolarmente apprezzata la sua partecipazione "emotiva" 3 ad Annozero). Però la pazienza sta finendo. "Ancora parole? Datevi da fare e parlate meno". Questo accade nel Pd dell'anno 2010. Accade che "il nuovo", che tanti chiedono, passi per "il vecchio". Che tanti avevano dato, frettolosamente, per morto.

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