domenica 31 maggio 2009

Icone


Seguiendo il sasso lanciato da Alberto Rossini, via Marta Meo, riprendiamo la frase di Massimo Gramellini che, commentando la performance televisiva di Berlusconi nel salotto di Bruno Vespa, ha parlato del "primo statista pop che abbia mai calcato il Palcoscenico della Storia".

Osservazione spiritosa e acuminata. La riporto perchè pop non è una parolaccia, o meglio è sempre stata vista con una certa diffidenza da sinistra (e qui ci piace citarci, http://pdsangiuliano.blogspot.com/2009/05/masse-ed-elite.html) anche se ci si dimentica che "pop" non è altro che l'abbreviazione di "popular". Insomma, la capacità di generare un terreno comune tra il PD e il popolo non dovrebbe essere un problema se è vero, come è vero, che sono popolari le radici del PD.Nel bell'articolo di Marta Meo pare implicito il messaggio che l'iconografia a cui rifarsi debba essere "alta", quando invece il "popolare" richiama spazi attigui all'immaginario dei singoli, non necessiamente "bassi" (o "nazional-popolari"), ma comunque quotidiani, vicini, riconoscibili e in cui riconoscersi. Gli "angeli del fango"? Se non avessi visto "La meglio gioventù" non avrei saputo dire chi fossero (qui forse puo' giocare un fattore generazionale). Tina Merlin? Per me ha il volto di Laura Morante in "Vajont". Intendiamoci, sono rispettabilissime figure degne dello scopo, ma mi parrebbe davvero un miracolo di comunicazione di massa se queste figure entrassero nell'immaginario collettivo.
Vuoi per il dilagante riverbero della tv, vuoi per la pericolosa deriva di "polverizzazione" della società, credo che sia il marem magnum del pop a essere il più indicato come bacino a cui attingere per generare quella mitopoiesi a cui anche tanti "giovani" scrittori stanno rivolgendo tentando di conciliare grandi narrazioni storiche e cultura pop(http://www.carmillaonline.com/archives/cat_new_italian_epic.html ).

Ilvo Diamanti parlava qualche giorno fa su Repubblica di "politica pop" e lo faceva a partire del fatto che la distanza fra cittadino e spettatore si sta assottigliando sempre più. Difficile pensare che sul terreno di Berlusconi, la tv, si possa trovare un'icona che agisca, come dire, omeopaticamente contro di lui.

E' forse (e dico forse) nella memoria e nell'esperienza collettiva che vanno ricercate quelle icone, quelle immagini, quelle faccie che ci possono fare da specchio, in quel pop che ha il potere di evocare la nostra storia.

A me vengono in mente un pò di esempi:1) le foto dei soccorritori subito dopo la bomba alla stazione di Bologna;2) le foto degli emigranti con le valigie di cartone che arrivano nelle stazioni di Milano o Torino;3) le foto di certi call center di oggi;4) i gruppi di ciclo-amatori della domenica mattina;5) le file ai seggi delle primarie.

Sono solo esempi e ce ne sono sicuramente tanti altri piu' azzaccati. Se il pay off (le didascalie...) di queste foto fosse qualcosa tipo: "Questi, siamo noi", chi non si sentirebbe coinvolto (anche se sicuramente non in tutte)?Ovvio che otterebbero effetti ben diversi se fossero utilizzate a fianco di uomini e donne credibili, di un PD credibile, piuttosto che a fianco di esponenti già troppo fortemente connotati.

Nessun commento:

Posta un commento