lunedì 18 maggio 2009

I pidocchi rifatti


Due cose colpiscono il viaggiatore che percorre l'Italia. Da un lato la bellezza del nostro territorio e dei centri storici delle citta' e dei nostri borghi di provincia cosi' ricchi di sorprendenti opere d'arte che si integrano armonicamente nel paesaggio,frutto di una continua interazione fra cultura e ambiente che ci ha resi unici nel mondo. Dall'altro si e' colpiti dalla bruttezza delle opere contemporanee che spesso sconfina nella volgarita' o in quella che possiamo definire “violenza estetica”.Archistar,amministratori corrotti (o forse semplicemente ignoranti), volenterosi abusivi e potenti speculatori sembra facciano a gara: costruzioni orrende che offendono il senso estetico,grandi opere che feriscono a morte il paesaggio,periferie degradate e tristissimi loculi abitativi,villone pretenziose dimora di pidocchi rifatti, generale disprezzo per la natura, per la storia e per la cultura. A volte si rimane sorpresi per come si possa ancora godere dell'antica bellezza NONOSTANTE le brutture della nostra contemporaneita'. Nel passare dei secoli,al di la' delle civilta' italiche che si sono succedute,colpisce una costanza: per i nostri avi l'utile doveva essere anche bello.
Lo erano i luoghi di culto (andate a vedere la Valle dei templi,pur ferita dall'abusivismo moderno, o le pievi romaniche dal fascino sommesso della campagna toscana e poi paragonatele allo squallore di certe chiese moderne fatte di acciaio e cemento armato....), lo erano le grandi opere (stupisce ancora l'eleganza degli acquedotti romani), lo erano gli edifici istituzionali dei Dogi e le sedi commerciali dei grandi banchieri fiorentini: belle e funzionali anzi funzionali perche' belle.
In altre parole la ricchezza e il potere producevano bellezza attraverso l'arte, l'architettura e l'urbanistica, il modellamento del paesaggio e questo a sua volta riproduceva ricchezza e legittimava e nobilitava il potere.
Da qualche decennio assistiamo a un cambiamento epocale: la ricchezza e il potere hanno divorziato dalla bellezza.Questo e' un aspetto del rapporto fra cultura e politica che troppo spesso trascuriamo il che non e' senza conseguenze per la comprensione della crisi della sinistra e del crescente appeal del berlusconismo. Quanto influisce il brutto sulle persone? Vivere in quartieri dormitori, tra la sporcizia e il rumore, nel degrado ambientale e morale, anche se si hanno le tasche piene di soldi, cambia in peggio la mentalita' delle persone. La televisione pubblica e privata (non mi riferisco tanto all'innocuo Emilio Fede quanto alla tv spazzatura della De Filippi, della D'Eusanio, dei Cucuzza, della D'Urso o di Alba Parietti...) lancia con efficacia messaggi semplici e incisivi: l'importante per avere successo e' apparire e per fare questo servono non lo studio e il lavoro ma la volgarita',l'impudicizia,la mancanza di dignita' e di principi. Quelli che erano disvalori sono diventati requisiti indispensabili per il successo, nel mondo dello spettacolo e della politica.Il tutto e' reso ancora piu' devastante dal vuoto di una sinistra che sembra avere smarrito la strada e non e' in grado di offrire valori alternativi,rinnovati e seducenti. Dove governa il centrosinistra, poi, non mi pare che si vedano riferimenti diversi dal pensiero unico dominante,anzi mi sembra che si gareggi in un patetico e vano inseguimento del berlusconismo.
Questa educazione al brutto, questo sdoganamento del cattivo gusto ha finito per formare, assieme ovviamente ad altri fattori ben piu' importanti che andrebbero analizzati ad uno ad uno (ah! la cultura della complessita'......) un nuovo tipo di italiano che sfugge agli schemi interpretativi della sinistra. Costui ha un altro concetto di morale e moralita',e' del tutto indifferente alle beghe legali di Berlusconi e dei suoi frequentatori, non conosce indignazione civile (o meglio si indigna per cose del tutto diverse da quelle che fanno indignare la sinistra),trova obsoleta la liturgia della vecchia politica (antifascismo, Costituzione, dibattiti e confronto e ricerca della sintesi...),vede in Berlusconi un modello integrale di vita e trova irresistibili quelle che i “vecchi pensanti” definiscono gaffe del leader. Furbizie,raccomandazioni,scorciatoie,favori dati e ricevuti (di qualunque genere) tutto e' visto come moralmente lecito se finalizzato alla conquista del mitico successo. Spesso vota per il centrodestra, spesso non vota,qualche volta vota il centrosinistra perche' vede la politica (e' in larga parte indifferente lo schieramento) come uno dei mezzi per “fare carriera” e di volta in volta sceglie quello che per lui e' piu' conveniente.
Io penso che per uscire dalla crisi politica e ideale che attanaglia il centrosinistra meglio sarebbe analizzare e capire questi elementi nuovi che hanno sconvolto il quadro politico piuttosto che dedicare attenzioni alle lotte personalistiche nel partito democratico o al divorzio fra Silvio e Veronica che tanto sembra appassionare l'opposizione: per questi temi e' piu' che sufficiente un plebeo e sintetico machisenefrega!

Gilberto Mangianti

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