martedì 6 luglio 2010

"Dopo il Cinzia-gate non temiamo più nullama ora basta nomi di candidati calati dall' alto"


Viaggio nei circoli del Partito democratico bolognese in pieno toto-sindaco: meglio le primarie, però gli iscritti chiedono conto dei tagli a welfare e cultura

di BEPPE PERSICHELLA (del (30 giugno 2010)

C' È un ritornello che si ascolta tra i militanti del Pd, la base un po' frastornata, chiamata a rimettere in piedi le feste dell' Unità e un partito ancora sotto choc per il Cinzia-gate. E ora a fare i conti con una campagna elettorale iniziata male, con il primo nome bruciato all' altare delle primarie, quello di Lorenzo Sassoli de Bianchi. Basta bussare ai circoli aperti anche in questi pomeriggi d' estate per sentirsi ripetere una semplice domanda: «Che cosa vogliamo fare di ques ta città?». Perché il dopo Delbono ha avuto le sue fasi, «si è passati dalla demoralizzazione alla elaborazione del lutto. Ora c' è l' attesa, che deve essere motivata» avverte Enrico Boccaletti segretario del circolo dell' Arcoveggio.
Tempi, scadenze, obiettivi. Terminata la Festa dell' Unità, infatti, «dobbiamo pensare ad una partecipazione più ampia per individuare il nostro futuro candidato» puntualizza Antonio Monachetti, segretario della Bolognina. C' è infatti un punto che mette tutti d' accordo: bisogna fare le primarie, dubbi non ce ne sono. E vanno fatte così come le ha invocate il segretario provinciale Raffaele Donini. Perché, spiega Francesco Mileno del circolo San Vitale, «i nostri elettori sono stufi di questi giochi di palazzo». Sassoli è un nome di tutto rispetto, è la premessa, «ma ha proposto qualcosa per la città?» chiede Bruno Sedda, segretario del circolo Gramsci. «Dietro i nomi - continua - dobbiamo costruire qualcosa».
Già, ma cosa? «I miei iscritti sono preoccupati d' altro. Chiedono dei tagli al welfare e alla cultura, non il nome del futuro candidato» aggiunge Elvira Mirabella, del Pilastro. Perché in una città commissariata, dove la politica fatica ad emergere, è più difficile dare delle risposte. «Quello che i militanti pretendono è di scegliere al nostro interno le persone più rappresentative. Basta con i nomi caduti dall' alto» incalza Monachetti. In troppi non hanno capito come sia uscito il nome dell' imprenditore della Valsoia «così poco conosciuto tra di noi», osserva Vinicio Zanetti del circolo San Donato.
«C' è stata indifferenza per una candidatura comparsa e ricomparsa nel giro di così poco tempo» ammette. Ha quindi forse ragione Massimo Cacciari quando dice che il Pd bolognese ha voglia di perdere? «Dopo le dimissioni di Delbonoè davvero difficile aver paura di quello che sta accadendo» confida Elvira Mirabella. Insomma, l' ex sindaco di Venezia non convince. Ma di frontea chi la giudica come una provocazione («quanto tempo passa davvero tra i cittadini?») c' è chi ammette che «un nervo scoperto esiste». E allora la soluzione può essere quella più semplice, far entrare in campo nomi conosciuti «come Cevenini» o per lo meno popolari come lui.
«Risparmieremmo tempo e risorse» ragiona Fabio Migliori del circolo Andrea Costa. Archiviata la candidatura di Sassoli e liquidato l' allarme di Cacciari, la base chiede al partito idee e identità. L' estate finirà in fretta - spiegano dai circoli - poi si dovranno scaldare i motori per davvero. Perché l' attesa (e la pazienza) non è eterna, e da qui all' autunno «molti punti dovranno essere chiariti». La festa dell' Unità al Parco Nord sarà il termometro delle aspettative di iscritti e militanti.


(30 giugno 2010)

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