Ho avuto paura per tutta l'andata.
Ma non c'entra niente il viaggio in pullman piuttosto travagliato dove abbiamo incontrato la neve invernale e camion bloccati sul ghiaccio che sbarrano la strada di traverso, o la prospettiva – di noi, orfani di segretari e vertici locali sulla nostra navetta che viaggiava nel limbo - addirittura di fare marcia indietro e di non poter raggiungere la capitale.
Dicevo, ho avuto paura per tutta l’andata, ma solo di questo: di approdare a Roma e di essere parte di una kermesse fatta ad arte per galvanizzare sul nulla ripetuto, l’incubo di ritrovarmi in una specie di kinder-heim per i piccoli dei circoli. L'orrore di tornare e di non poter rendere partecipe il mio circolo (circolo fenomenale e avanti anni luce nella costruzione del PD) perchè non c'era niente di nuovo sotto il cielo.
Invece no.
E vado subito al dunque.
Nel discorso di apertura di Franceschini, per quanto tiepido, già c’erano i segnali di quella alzata di testa o inversione di rotta o cambiamento di canale (chiamatelo come volete) che lentamente si sta producendo: la conclusione, a braccio, è stata invece molto più passionale e convincente.
Più passionale e più convincente perché avvenuta dopo una ventina di interventi che hanno rappresentato in lungo e in largo la nostra Italia: la voce di chi non ha voce, la voce di chi usa parole sue, spesso seccate dall’emozione, la voce critica e propositiva, la voce dei circoli, quelli ancora vivi come il nostro.
Si è verificato un fatto per me straordinario: il dialogo base-vertice senza mediazione e senza demagogia perché il nostro segretario tirando le conclusioni si è fatto carico di impegni da mantere nel breve periodo e di azioni precise.
A questo va aggiunto un'importante ammissione di responsabilità, chiedendo scusa a tutti noi a nome dei verici nazionali e via via quelli più territoriali per non aver saputo interpretare il rinnovamento, per essersi chiusi in vecchie logiche correntizie, sprangando la porta al nuovo che dai circoli (almeno da quelli che si sono organizzati sul territorio e non solo sulla carta), volenti o nolenti, avanza.
Dopo aver ascoltato per oltre sei ore ininterrotte gli interventi, secondo me, il nostro Franceschini, è andato ben oltre alle conclusioni che si era immaginato: il cuore gli ha preso a pulsare più in fretta, sensazione sicuramente aliena a chi macina politica da tempo e che spesso deve stare più attento a guardarsi alle spalle piuttosto che sentire e vedere il mondo che sorprendentemente va avanti davanti a sè. Il cuore gli ha preso a pulsare più in fretta, perchè, con piacere, non ha tenuto conto di una cosa: che la speranza, di per sé, è pericolosa, perchè è contagiosa.
E ancora una volta, e dai circoli, di speranza concreta ce n'era a fiumi.
Il rinnovamento è stato al centro del dibattito. Alla faccia di chi tenta di fermarlo anteponendo alla sua realizzazione pretestuosamente ora scadenze elettorali, ora la grave crisi economica, ora diversivi come l’arrotolamento sui temi etici: come se un serio rinnovamento non fosse l’arma più strategica per vincere le elezioni, per produrre idee fresche ed energiche per affrontare al meglio la grave crisi economica, per sorpassare la diatriba laici/cattolici utile solo a chi vuole coltivare il proprio orticello di voti.
Il rinnovamento è la chiave per vincere le elezioni, dare risposte ai problemi della crisi, sbloccare il partito sui temi dei diritti civili. Si deve fare tutto e assieme, nello stesso tempo.
Un rinnovamento che finalmente (a detta del nostro segretario che sembra aver raccolto tutti gli spunti arrivati dai circoli) passa per quell’organizzazione del PD che abbiamo sempre di più sostenuto con forza anche qui a Rimini. Vi sintetizzo i punti:
1- Le segreterie (e Franceschini ha utilizzato un generico, ma molto più chiaro “Luoghi in cui si decide”) devono prima di tutto guardare ai circoli e avere le porte spalancate a chi ha voglia di impegnarsi e di mettersi in gioco: la meritocrazia deve essere un principio valido anche all’interno del partito, chi ci mette del suo e chi sul campo ha successo con un'azione volontaria e meticolosa che porta via tempo libero e risorse deve avere il rispetto delle segreterie ed essere preso ad esempio.
2- Il finanziamento, basato su un tipo di federalismo perequativo, deve raggiungere assolutamente e prima di tutto i circoli: le segreterie provinciali devono garantire l’autonomia finanziaria e soprattutto la sede dei circoli senza se e senza ma. Perché è dai circoli che si parte (o ri-parte). Punto.
3- La formazione: punto nodale, fare crescere quella famosa classe dirigente diffusa, è di fatto il principio dell’ultimo metro delle reti distributive. Molti di noi che si sono affacciati da pochissimo alla vita politica hanno bene in chiaro il progetto del PD. Ma ci mancano gli strumenti per compiere quell’ultimo metro per essere incisivi e per far valere il proprio talento: per organizzare le idee attorno ai temi attuali (green economy, società dei diritti, conoscenza dei meccanismi della governance) e assumere maggior autorevolezza davanti ai big del partito è necessario un piano di formazione serrata e intensiva, è indispensabile che lo si faccia ad ogni livello. I circoli e le uniioni di circolo devono essere spazi di crescita calibrati sulle nuove forze, non si può avere paura di far crescere il nuovo che scombina i piani. A livello provinciale ci si deve dare un piano preciso di formazione aperto a tutti quelli che si vogliono mettere in gioco: un piano coordinato e concordato assieme ai circoli che prenda i migliori teorici, analisti, esperti di governance e ci metta tutti sui banchi.
4- Attenzione, sentite un po’: l’istituzione delle assemblee permanenti dei circoli nazionali, regionali, e quindi provinciali e comunali (vi fischiano le orecchie? A me si). Assemblee che non sono dei parlatoi, né tantomeno quello strano format a metà strada tra la conferenza unidirezionale e la lezione col maestro unico che sono diventati i famosi “forum”. Ma arene vere di confronto, dove la temperatura e la passione possono salire per far emergere il nuovo dalla base, contagiarsi, riconoscersi e assumere un’identità dai contorni chiari e netti.
Tutti questi punti dovranno essere recepiti anche qui a Rimini. Dovremo organizzare un’assemblea dei circoli per dibatterli assieme al nostro segretario. Perché ripeto: si deve fare tutto assieme.
Come vedete, siamo sintonizzati.
Tornando ancora sull’Assemblea, mi frullano ancora in testa (non avendomi mai convinto) le affermazioni di alcuni big che sentivo in una delle prime Assemblee provinciali che facemmo qui a Rimini, le parole erano più o meno queste: Non serve a niente chiedere di avere i luoghi per confrontarsi, se non si hanno le idee. Tradotto: fidatevi, c’è chi le idee le ha, lasciateli pensare per voi, che di idee non ne avete un granchè, e non state a perdere tempo in assemblee e incontri che non vi porteranno mai da nessuna parte.
Benissimo. Io la penso tutto il contrario.
L’Assemblea di ieri è uno di quei famosi luoghi (che noi abbiamo sempre chiesto di avere), dove abbiamo visto che di idee ce ne sono, di nuove e di concrete e ricaricherei la dose e l’entusiasmo dicendo che oltre le idee ci sono anche le persone. Spesso ci siamo detti che se anche ci fosse stato un Obama tra di noi non l’avremmo mai potuto riconoscere. Debora Serracchiani, semisconosciuta segretaria provinciale del PD di Udine, ieri ci ha colto tutti di sorpresa (base e vertici). Vi posto il video del suo intervento, dobbiamo seguire questa ragazza nei prossimi mesi.
Noi invece ci vediamo questo lunedì, ore 21, solita sede.
Robi
P.s.
A questi appunti sull'Assemblea nazionale dei Circoli, aggiungo – anche per rispondere al post di Rossano di ieri - un impegno del nostro segretario in merito alle candidature per le europee. In onestà, Franceschini ha detto che non saranno i circoli a esprimere direttamente i candidati alle europee (perché i seggi sono attribuiti su scala sovra-provinciale, e soprattutto perché la scelta delle candidature seguirà criteri di massima copertura delle competenze necessarie in relazione alle aree di lavoro del parlamento europeo).
Detto ciò ha però assicurato, davanti a 2000 coordinatori di circolo, che ci daremo questo tipo di metodo:
- primo (il minimo dovuto): non saranno parcheggi o pre-pensionamenti per i politici di lungo corso calibrati col bilancino un ex ds/un ex margherita ecc...,
- secondo: che prima di tutto dovrà tenersi conto del livello di valore aggiunto che ciascun candidato può effettivamente dare nell’area di competenza a lui riconosciuta;
- terzo: che la rosa di nomi verrà proposta su base regionale e che ogni unione regionale dovrà garantire, a ricaduta, il più possibile la consultazione dei circoli territoriali. Anche su questo punto dovremo collegarci col nostro segretario provinciale per stabilire come, in emilia-romagna e dunque anche a Rimini, procedere (e ricordo che lo stesso Errani è membro della Segreteria di Franceschini che ieri si è impegnato affinchè questo metodo sia applicato regione per regione) .
Ma non c'entra niente il viaggio in pullman piuttosto travagliato dove abbiamo incontrato la neve invernale e camion bloccati sul ghiaccio che sbarrano la strada di traverso, o la prospettiva – di noi, orfani di segretari e vertici locali sulla nostra navetta che viaggiava nel limbo - addirittura di fare marcia indietro e di non poter raggiungere la capitale.
Dicevo, ho avuto paura per tutta l’andata, ma solo di questo: di approdare a Roma e di essere parte di una kermesse fatta ad arte per galvanizzare sul nulla ripetuto, l’incubo di ritrovarmi in una specie di kinder-heim per i piccoli dei circoli. L'orrore di tornare e di non poter rendere partecipe il mio circolo (circolo fenomenale e avanti anni luce nella costruzione del PD) perchè non c'era niente di nuovo sotto il cielo.
Invece no.
E vado subito al dunque.
Nel discorso di apertura di Franceschini, per quanto tiepido, già c’erano i segnali di quella alzata di testa o inversione di rotta o cambiamento di canale (chiamatelo come volete) che lentamente si sta producendo: la conclusione, a braccio, è stata invece molto più passionale e convincente.
Più passionale e più convincente perché avvenuta dopo una ventina di interventi che hanno rappresentato in lungo e in largo la nostra Italia: la voce di chi non ha voce, la voce di chi usa parole sue, spesso seccate dall’emozione, la voce critica e propositiva, la voce dei circoli, quelli ancora vivi come il nostro.
Si è verificato un fatto per me straordinario: il dialogo base-vertice senza mediazione e senza demagogia perché il nostro segretario tirando le conclusioni si è fatto carico di impegni da mantere nel breve periodo e di azioni precise.
A questo va aggiunto un'importante ammissione di responsabilità, chiedendo scusa a tutti noi a nome dei verici nazionali e via via quelli più territoriali per non aver saputo interpretare il rinnovamento, per essersi chiusi in vecchie logiche correntizie, sprangando la porta al nuovo che dai circoli (almeno da quelli che si sono organizzati sul territorio e non solo sulla carta), volenti o nolenti, avanza.
Dopo aver ascoltato per oltre sei ore ininterrotte gli interventi, secondo me, il nostro Franceschini, è andato ben oltre alle conclusioni che si era immaginato: il cuore gli ha preso a pulsare più in fretta, sensazione sicuramente aliena a chi macina politica da tempo e che spesso deve stare più attento a guardarsi alle spalle piuttosto che sentire e vedere il mondo che sorprendentemente va avanti davanti a sè. Il cuore gli ha preso a pulsare più in fretta, perchè, con piacere, non ha tenuto conto di una cosa: che la speranza, di per sé, è pericolosa, perchè è contagiosa.
E ancora una volta, e dai circoli, di speranza concreta ce n'era a fiumi.
Il rinnovamento è stato al centro del dibattito. Alla faccia di chi tenta di fermarlo anteponendo alla sua realizzazione pretestuosamente ora scadenze elettorali, ora la grave crisi economica, ora diversivi come l’arrotolamento sui temi etici: come se un serio rinnovamento non fosse l’arma più strategica per vincere le elezioni, per produrre idee fresche ed energiche per affrontare al meglio la grave crisi economica, per sorpassare la diatriba laici/cattolici utile solo a chi vuole coltivare il proprio orticello di voti.
Il rinnovamento è la chiave per vincere le elezioni, dare risposte ai problemi della crisi, sbloccare il partito sui temi dei diritti civili. Si deve fare tutto e assieme, nello stesso tempo.
Un rinnovamento che finalmente (a detta del nostro segretario che sembra aver raccolto tutti gli spunti arrivati dai circoli) passa per quell’organizzazione del PD che abbiamo sempre di più sostenuto con forza anche qui a Rimini. Vi sintetizzo i punti:
1- Le segreterie (e Franceschini ha utilizzato un generico, ma molto più chiaro “Luoghi in cui si decide”) devono prima di tutto guardare ai circoli e avere le porte spalancate a chi ha voglia di impegnarsi e di mettersi in gioco: la meritocrazia deve essere un principio valido anche all’interno del partito, chi ci mette del suo e chi sul campo ha successo con un'azione volontaria e meticolosa che porta via tempo libero e risorse deve avere il rispetto delle segreterie ed essere preso ad esempio.
2- Il finanziamento, basato su un tipo di federalismo perequativo, deve raggiungere assolutamente e prima di tutto i circoli: le segreterie provinciali devono garantire l’autonomia finanziaria e soprattutto la sede dei circoli senza se e senza ma. Perché è dai circoli che si parte (o ri-parte). Punto.
3- La formazione: punto nodale, fare crescere quella famosa classe dirigente diffusa, è di fatto il principio dell’ultimo metro delle reti distributive. Molti di noi che si sono affacciati da pochissimo alla vita politica hanno bene in chiaro il progetto del PD. Ma ci mancano gli strumenti per compiere quell’ultimo metro per essere incisivi e per far valere il proprio talento: per organizzare le idee attorno ai temi attuali (green economy, società dei diritti, conoscenza dei meccanismi della governance) e assumere maggior autorevolezza davanti ai big del partito è necessario un piano di formazione serrata e intensiva, è indispensabile che lo si faccia ad ogni livello. I circoli e le uniioni di circolo devono essere spazi di crescita calibrati sulle nuove forze, non si può avere paura di far crescere il nuovo che scombina i piani. A livello provinciale ci si deve dare un piano preciso di formazione aperto a tutti quelli che si vogliono mettere in gioco: un piano coordinato e concordato assieme ai circoli che prenda i migliori teorici, analisti, esperti di governance e ci metta tutti sui banchi.
4- Attenzione, sentite un po’: l’istituzione delle assemblee permanenti dei circoli nazionali, regionali, e quindi provinciali e comunali (vi fischiano le orecchie? A me si). Assemblee che non sono dei parlatoi, né tantomeno quello strano format a metà strada tra la conferenza unidirezionale e la lezione col maestro unico che sono diventati i famosi “forum”. Ma arene vere di confronto, dove la temperatura e la passione possono salire per far emergere il nuovo dalla base, contagiarsi, riconoscersi e assumere un’identità dai contorni chiari e netti.
Tutti questi punti dovranno essere recepiti anche qui a Rimini. Dovremo organizzare un’assemblea dei circoli per dibatterli assieme al nostro segretario. Perché ripeto: si deve fare tutto assieme.
Come vedete, siamo sintonizzati.
Tornando ancora sull’Assemblea, mi frullano ancora in testa (non avendomi mai convinto) le affermazioni di alcuni big che sentivo in una delle prime Assemblee provinciali che facemmo qui a Rimini, le parole erano più o meno queste: Non serve a niente chiedere di avere i luoghi per confrontarsi, se non si hanno le idee. Tradotto: fidatevi, c’è chi le idee le ha, lasciateli pensare per voi, che di idee non ne avete un granchè, e non state a perdere tempo in assemblee e incontri che non vi porteranno mai da nessuna parte.
Benissimo. Io la penso tutto il contrario.
L’Assemblea di ieri è uno di quei famosi luoghi (che noi abbiamo sempre chiesto di avere), dove abbiamo visto che di idee ce ne sono, di nuove e di concrete e ricaricherei la dose e l’entusiasmo dicendo che oltre le idee ci sono anche le persone. Spesso ci siamo detti che se anche ci fosse stato un Obama tra di noi non l’avremmo mai potuto riconoscere. Debora Serracchiani, semisconosciuta segretaria provinciale del PD di Udine, ieri ci ha colto tutti di sorpresa (base e vertici). Vi posto il video del suo intervento, dobbiamo seguire questa ragazza nei prossimi mesi.
Noi invece ci vediamo questo lunedì, ore 21, solita sede.
Robi
P.s.
A questi appunti sull'Assemblea nazionale dei Circoli, aggiungo – anche per rispondere al post di Rossano di ieri - un impegno del nostro segretario in merito alle candidature per le europee. In onestà, Franceschini ha detto che non saranno i circoli a esprimere direttamente i candidati alle europee (perché i seggi sono attribuiti su scala sovra-provinciale, e soprattutto perché la scelta delle candidature seguirà criteri di massima copertura delle competenze necessarie in relazione alle aree di lavoro del parlamento europeo).
Detto ciò ha però assicurato, davanti a 2000 coordinatori di circolo, che ci daremo questo tipo di metodo:
- primo (il minimo dovuto): non saranno parcheggi o pre-pensionamenti per i politici di lungo corso calibrati col bilancino un ex ds/un ex margherita ecc...,
- secondo: che prima di tutto dovrà tenersi conto del livello di valore aggiunto che ciascun candidato può effettivamente dare nell’area di competenza a lui riconosciuta;
- terzo: che la rosa di nomi verrà proposta su base regionale e che ogni unione regionale dovrà garantire, a ricaduta, il più possibile la consultazione dei circoli territoriali. Anche su questo punto dovremo collegarci col nostro segretario provinciale per stabilire come, in emilia-romagna e dunque anche a Rimini, procedere (e ricordo che lo stesso Errani è membro della Segreteria di Franceschini che ieri si è impegnato affinchè questo metodo sia applicato regione per regione) .
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