A Rimini non solo il verde pubblico e' insufficiente e sempre piu' scarso ma si direbbe anche che sia dato in gestione a chi odia il verde.
Nel Quartiere n.1 vi era fino a qualche anno fa un interessante ecosistema urbano costituito dagli argini del deviatore del Marecchia e dal parco Marecchia stesso. In esso era presente una ricchissima flora spontanea che oltre a rallegrare con i colori,con le fioriture e gli odori permetteva la vita di una miriade di insetti e di invertebrati che a loro volta fornivano nutrimento a micromammiferi (ricci,talpe,arvicole,pipistrelli ecc. ecc.) e a svariate specie di uccelli (passeri,cardellini,merli, rondoni e altri insettivori).La sera poi era possibile ascoltare,cosa sempre piu' rara dalle nostre parti,concerti di grilli e cavallette e nelle notti di maggio vedere le lucciole, cosi' care a Pasolini e alla fantasia dei bambini.Insomma vi era un microcosmo piacevole da vivere e interessante da studiare. Ora tutto questo non esiste piu':interventi massivi e pesanti per la cosidetta cura del verde hanno distrutto tutto.Piu' volte all'anno con puntualita' e determinazione degna di miglior causa operai con mezzi cingolati,ruspe e quant'altro radono al suolo ogni forma di vita vegetale e animale e pressano il terreno rendendolo una landa sterile (a proposito chi li manda? chi controlla il loro operare? Quanto ci costano questi interventi?).I risultati di questo trattamento sono ben visibili:in inverno fango e terra battuta con chiazze di erba tipo moquette,in estate terreni gialli e polverosi ben poco invitanti in mezzo ai quali scorre il Marecchia ridotto a fogna a cielo aperto,il tutto decorato dai piu' svariati rifiuti, bottiglie di plastica,materassi che nessuno si premura di raccogliere in attesa di una provvidenziale piena del fiume che trascini tutto in mare. Ora io capisco bene come siano necessari lavori di sfalcio per mantenere agibile la pista ciclabile,che occorra radere l'erba attorno alle panchine e tenere libere aree per i giochi dei bambini ma non e' possibile intervenire con metodi meno distruttivi? Non sarebbe possibile e utile riservare aree destinate alla crescita delle piante spontanee e garantire la sopravvivenza a tanti animali? Perche' non si pensa al ripristino di fossi e di piccoli stagni per permettere la crescita delle piante ripariali autoctone e la vita degli anfibi che tra l'altro sono a forte rischio di estinzione? Sarebbe questo un modo piccolo ma concreto per salvaguardare la biodiversita',creare piccoli parchi naturali in citta' e avere autentiche aule a cielo aperto per lezioni di scienze biologiche a scolaresche e bambini. Ovviamente non e' realistico pensare che i nostri amministratori tutti presi a progettare un futuro di mirabolanti effetti speciali e a gestire una quotidianita' di cemento e grandi opere trovino il tempo per occuparsi di queste piccolezze ma lasciatemi tuttavia sperare che se mai vi sara' veramente un rinnovamento della politica si possano avere un giorno degli amministratori che comprendano che anche le rane,le farfalle,le ortiche sono importanti per quella che definiamo qualita' della vita. Gilberto Mangianti
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