mercoledì 30 marzo 2011

CRITERI

La riunione della direzione riminese del PD di sabato scorso aveva come tema “criteri per la selezione dei candidati nella lista comunale del Partito Democratico di Rimini per le Elezioni Amministrative nel Comune di Rimini del 15 e 16 maggio 2011 a rinnovo del Consiglio Comunale di Rimini”. Sembrava un bando per un pubblico concorso ma bando non è. E forse un bando non ci starebbe male come formula nuova, innovativa, trasparente…

Ed a leggere le 9 regoline, come sempre, ci si trova di fronte a quelle ovvie ed a quelle misurate con l’arcinoto bilancino, dove ogni parola è stata valutata attentamente: possono anziché devono, lì ci sta bene “è determinante” là “il confronto”, se poi nei criteri generali non ci rientrano quelli/e che invece devono esserci a “prescindere”, nasce l’articolo ad hoc. Una fatica enorme per poter affermare la massima rappresentatività e dover invece introdurre il solito mix.

In queste circostanze mi viene sempre in mente la storiella per cui ad un “pezzo grosso” del paese si rivolge un suo sostenitore per chiedere di sistemargli il figlio. “Che problema c’è? Va bene Direttore Generale? Ma no! – risponde l’omino, è troppo per mio figlio che ha doti modeste, allora Ragioniere Generale?, rilancia il potente, ma non se parla, è la risposta, mio figlio non ha studiato. Ma allora cosa vorrebbe fare?, taglia stupito il big. Andrebbe bene farlo diventare bidello, osa il meschino. Riposta finale: Eh no! Per diventare bidello ci vuole il concorso!

Non sono sprovveduta, so bene che nelle liste come nelle candidature individuali si devono tenere in conto gli equilibri, le “aree”, i premi di anzianità, i pedaggi, si é sempre fatto così, lo sappiamo, ma sappiamo anche che sono cambiati i tempi: disaffezione, assenteismo, allergia per i “soliti”….e si può continuare …possono condizionare di molto gli esiti di un voto soprattutto locale.

Perché è vero che senza sintesi non si vince ma senza coesione non si governa. E questo è il punto: su cosa e come costruire la coesione? Il valore ed il potenziale della lista dei candidati alla carica di consigliere è e si sta rivelando ancor più basilare.

La lista ci deve trasmettere orgoglio, non il senso di un adempimento, rappresentatività quindi non solo di equilibri o di interessi particolari anche legittimi ma di quello che vorremmo essere. Lo slogan del candidato: “voltare pagina, una ventata di aria fresca” deve valere anche per consiglieri….

I circoli sono citati spesso nel regolamento che fissa i criteri di cui sopra. Bene, io ci credo. Circoli, però come ambito di risorsa territoriale, come decentramento della ricerca, come penetrazione nel territorio per conoscere, animare, stimolare, cogliere le esigenze, le novità, i cambiamenti che si registrano nella comunità. In questo senso vanno intesi e non come organismi stitici, autoreferenziali, esposti alle pressioni e/o legati pregiudizialmente ad aree o personaggi.

Perché, intervenendo, ho insistito su questi aspetti? Non certo per retorica, ma per urgente necessità. Perché ho trovato sconfortante che solo Paolo Ciavatta (anche lui del Circolo di San Giuliano), sofferente per lo stato sempre più diffuso dei fatti, abbia proposto che i candidati sottoscrivano un impegno formale di fedeltà alla coalizione di governo avendo come unica alternativa le dimissioni dalla carica di consigliere.

Solo che il problema, oggi più che mai, non è formale ma politico.

Ho trovato grave (e l’ho detto) che in una riunione sulla composizione del consiglio comunale, come quella di sabato scorso, si sia ignorato, neanche posto sullo sfondo, quello che è avvenuto o sta avvenendo in alcuni, troppi comuni della nostra provincia. Scioglimento di consigli, sindaci che si dimettono. E le cause non sono “tecniche” o finanziarie, giacchè tutti i comuni sono alle prese con serissimi problemi di bilancio e non sono le opposizioni che ci spaventano, anzi! Le cause vanno ricondotte ad atti di pirateria politica interna, al fatto che mandiamo in consiglio persone che non hanno un’etica, un senso di appartenenza, che si spostano su altari diversi dove la fede c’entra poco!

Dunque la responsabilità di chi, di fatto, ha l’ultima parola sulle candidature, è grande. Non si possono armare le cordate. E neanche alimentare “candidati di professione” che, per garantirsi nel tempo, alimentano meccanismi perversi.

Insomma candidature come apporto ad un progetto coerente con i presupposti di rinnovamento su cui è sorto il PD, coerente con lo slogan del candidato sindaco e non come risarcimento o compensazione.

Grazia Nardi

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