sabato 1 ottobre 2011

Dalla periferia dei partiti al centro della politica



“Non dobbiamo pensare, tuttavia, a una deriva inevitabile. La crisi dei partiti personali ha, infatti, sollecitato la reazione di molte "persone", che agiscono nella società civile e sul territorio, ma anche alla periferia dei partiti. Ne abbiamo avuto esempio in occasione delle amministrative e dei referendum. Da ciò la speranza - e qualcosa di più. Che le persone di buona volontà e i mille segmenti del movimento invisibile cresciuto in questi mesi non si rassegnino”.
Ilvo Diamanti

In un momento di crisi non soltanto economica, il Partito Democratico, soprattutto nelle sue realtà periferiche (federazioni territoriali e circoli) può realizzare azioni reali di cambiamento a costo zero proponendo non solo enunciati, ma comportamenti concreti.

1. Rapporto partito e Amministrazioni


La crisi e le manovre del governo mordono principalmente su due fronti: quello delle famiglie e quello delle amministrazioni.

In questi anni di opposizione parlamentare le amministrazioni locali sono state giocoforza l'elemento più significativo della nostra vicinanza alla comunità di cui facciamo parte: sia per la concreta visibilità delle nostre scelte, sia per l'immagine a livello nazionale di un PD diviso e indeciso a causa di correnti e fazioni in perenne contrasto tra loro.

Sul nostro territorio – nonostante ciò – abbiamo assistito e stiamo assistendo a notevoli criticità che non sono riconducibili soltanto alle difficoltà che già i nostri sindaci devono affrontare per problemi di bilancio, ma difficoltà che nascono dal nostro interno e che dunque si aggiungono fino a segnare la fine di esperienze amministrative, difficoltà che nascono da una mancanza di unità che non riguarda solo la normale dialettica politica interna, ma che riguarda piuttosto uno schema di rivalsa costruito su fazioni e che si scarica sistematicamente sulle amministrazioni.

E se il PD non può essere visto come un comitato elettorale è anche vero che un partito non è fatto per tenere in scacco un'amministrazione. Non si tratta di liberare chi ci amministra dal confronto leale sia col proprio partito, sia con la propria maggioranza (anzi meno yes-man e yes-woman meglio è) ma dalla navigazione a vista a cui spesso sono costretti. In gioco c’è il rapporto, anzi la correttezza del rapporto tra partiti ed istituzioni. La confusione può andare solo a danno delle seconde e, quindi, del sistema democratico.

Sinteticamente: fare o voler fare l'amministratore degli amministratori non è un ruolo naturale di un partito, così come non lo è quello di essere impegnati prevalentemente a tessere legami con i piccoli partiti di cui si finisce per stare sotto ricatto se, come ancora prevalentemente avviene, le relazioni non si basano sugli obiettivi programmatici, ma su di un consenso ottenuto in cambio spesso di nomine.

Le amministrazioni locali sono il primo strumento per realizzare l'alleanza con i cittadini – quel nuovo civismo che sta tanto a cuore al PD – prima che un'alleanza e un equilibrio tra coalizioni, partiti o correnti interne.

Liberiamo le istituzioni restituendo al Partito il suo ruolo di elaborazione dei valori, di sintesi del dibattito, di formazione politica e culturale, di ricerca del confronto nella società e non solo nelle stanze.

Comportamento:
C'è un processo di selezione della leadership ampiamente codificato (le primarie aperte) che ci impegniamo a perseguire e poi un processo di costruzione del progetto politico in cui riconosciamo in primo luogo i contenuti per costruire l'alleanza con i cittadini. Sotto quest'ottica va ripensata la strategia: tutto ciò che riguarda le alleanze e le coalizioni vanno discusse apertamente nei circoli, tutto ciò che compete per ruolo, regolamenti e facoltà agli amministratori è materia degli amministratori. Il PD fa un passo indietro su tutto ciò che non gli compete (es. le nomine) per fare un passo avanti su ciò che è propria prerogativa: la costruzione chiara del progetto politico per avere più coraggio nelle decisioni chiave (vedi punto 3).

2. Referendum, Partecipazione, Primarie per i parlamentari

Al di là del merito dei quesiti, la stagione referendaria ci mostra come anche il principio su cui ci siamo costruiti – quello della partecipazione – si stia realizzando altrove. Con una risposta inizialmente tiepida da parte della dirigenza del PD (non invece quella dei circoli o di ciò che chiamiamo base ma che di fatto è il PD) salvo le adesioni personali, numerose ma a schema assai sparso. Correggere questa timidezza è l'impegno di una segreteria contemporanea, avendo il coraggio di posizioni anche originali e fuori dagli schemi, aprendo la discussione ai livelli superiori e – nel caso – compiere anche scelte non scontate.

Per molti circoli aver agito per l'abrogazione del porcellum con l'obiettivo di ridare voce al nostro elettorato è stato dunque un passaggio cruciale. Mettersi al servizio di questa iniziativa è stato e sarà innanzitutto un modo per cogliere le opinioni e le aspirazioni dei cittadini perchè dietro a quella firma apposta da gente di ogni ceto, età e formazione – e che magari non ha al primo posto dei propri problemi il sistema elettorale - c'è una voglia forte di cambiamento che il PD deve cogliere e interpretare, farlo senza distinguo e senza remore per liberare le energie che ha.

Comportamento:
Nonostante dunque le remore, riconosciamo come nel PD più che altrove si deve realizzare questo processo permanente di partecipazione, e farlo in chiave non populistica come invece avviene per altre formazioni partitiche. La partecipazione in massa alla raccolta firme di quest'ultimo referendum non è che l'ulteriore spia del cambiamento che chiediamo. Ci impegniamo sin da ora a sostenere – se ci sarà – la partecipazione al referendum per il raggiungimento del quorum, senza arrivare ad aderire all'ultimo.
Ma soprattutto per dimostrare ai cittadini la reale – e non demagogica - vocazione democratica del nostro partito, ci impegniamo ad andare oltre:
nel caso non si arrivasse a fine legislatura ad avere una nuova legge elettorale che torni a far scegliere i cittadini i propri referenti in parlamento, come PD ci impegniamo a sostenere iniziative concrete e cioè costituire le nostre liste attraverso le modalità delle primarie aperte, fosse anche come scelta territoriale.

3. Conquistare il consenso, uscire dalla difensiva

Ma la funzione del PD non è solo quella, pure essenziale, della scelta della leadership. A fronte di altre realtà politiche che di fatto si identificano con il leader (da Berlusconi a Di Pietro), il PD, per contro, non può essere il partito degli apparati, autoreferenziali dove il confronto viene sostituito da un gergo rituale sempre più distaccato dal sentire comune. A cosa serve avere una segreteria, una direzione, un insieme di circoli se poi non circolano le idee, le opinioni, non cresce una cultura politica di identità ed appartenenza, motivata e consapevole?

Il nostro obiettivo politico deve essere quello di riempire i circoli di persone, di quelle che vivono in quei territori che vogliono innanzitutto riconoscersi in un partito, soprattutto in un partito di centro sinistra, prima di votarlo.

Comportamento:
Spostiamo l’ambito del confronto, dalla irritante polemica mediatica, alimentata da esigenze di schieramento che men che mai può interessare i cittadini, passiamo alla “chiamata” dei cittadini che oggi chiedono meno partito e più partecipazione. Stabiliamo una tabella di marcia, un calendario con all’odg tutti i temi più difficili su cui il partito, la città, il Paese dovrà fare le sue scelte (solo per citarne alcuni a ruota libera: 1) province sì, no, forse? 2) lavoro, ha ragione la cgil, ha ragione confindustria, c'è una terza ragione? 3) tassa di soggiorno, utile, necessaria, dannosa? 4) testamento biologico, valore civile, coscienza individuale? 5) legge contro l'omofobia, una vergogna che non ci sia, un argomento non prioritario? 6) antifascismo, valore storico, esigenza attuale, connotato acquisito, a rischio, 7) I nuovi Italiani è un fatto di Integrazione o di sicurezza?..)

Documento congressuale del Circolo PD di San Giuliano
MIGLIORARE E' PARTECIPARE

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