Guardate bene. Guardate senza farvi confondere da giornalisti (o supposti tali) e dichiarazioni ad minchiam (prof. Scoglio docet). Il dato che deve far riflettere non e' la vittoria asperrima di Vendola (neanche D'Alema aveva sperato di vincere, non fatevi ingannare) su Boccia (servile a obbedire a D'Alema a candidarsi come suicida, Emiliano l'aveva capita da subito...). Il dato che ha fatto girare la testa a D'Alema (e al cortigiano Latorre, come rido...) e' stata, nella regione che ha inaugurato la stagione delle primarie (che soprattutto e' la sua!), l'immane lezione di democrazia delle primarie: alle urne si sono presentati in più di 192mila, incuranti delle lunghe code per l'esiguità dei seggi. Le urne sono rimaste aperte dalle 8 alle 21, in un clima di festa e senza alcun incidente. Dice Michele Emiliano (che conferma di non essere uno sprovveduto), facendo l'eco a Sergio Chiamparino:" Vendola ha meritatamente vinto le primarie impartendo al nostro partito (e soprattutto al suo gruppo dirigente, n.d.r.), e non a Francesco Boccia, una dura lezione che non può più essere ignorata. Anche la più razionale delle strategie politiche non può essere calata dall'alto - ha rincarato la dose - e non può essere attuata ignorando i sentimenti di rispetto e di affetto delle persone nei confronti di quei pochi politici che nel bene e nel male sono sintonizzati con il senso comune".
Non dobbiamo mai dimenticare che, al netto delle opinioni e del risultato pugliese, le primarie restano il migliore strumento di marketing politico del PD. E per 2 ragioni:
1) la gente (la nostra gente) se le aspetta perche' e', in questo momento storico, il nostro tratto distintivo: le parole di Vendola stavolta sono un manifesto : "In casa del centrosinistra il candidato alla presidenza della Regione Puglia non viene deciso a Palazzo Grazioli, ma da una porzione del corpo elettorale rilevante di 200mila elettori. Nessuno si deve sentire sconfitto". Il tema della partecipazione resta vincente, le primarie non hanno mai deluso e il candidato che ne esce e' un candidato non forte, ma fortissimo, che magari lascia strascichi nel partito (vedi Riccione), ma unisce gli elettori;
2) sono uno strumento elettorale straordinariamente tattico: chi sa chi e' il candidato della destra? Tutti parlano delle primarie del PD e non della candidatura di un signor nessuno per la destra. Immaginate la portata meramente elettorale di queste primarie (che gia' sono state una bomba mediatica) fatte subito prima (o il piu' vicino possibile) alla data delle elezioni "vere"(quelle di fine marzo). E comunque scommettete che Vendola vince anche a marzo?
In tempi non sospetti sostenevamo che o la strategia nazionale (che, beninteso, ci deve assolutamente essere) era sbagliata (con l'UDC a qualunque costo e a suo insindicabile giudizio) o gli uomini che la dovevano realizzare non erano adeguati ("i giovani gia' sperimentati" e i loro padrini): ecco, all'indomani di come sono andate le cose in Puglia, Lazio e Piemonte (cioe' le regioni-chiave in termini strategici), probabilmente entrambe le cose.
Bersani ha una grande occasione: dopo il 29 marzo, smetta di essere un segretario conto-terzi e inizi a pensare, per citare Curzio Maltese oggi su Repubblica, a "uccidere il padre" (o il padrino? Mah...).
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