Il Corriere di oggi dedica ampio spazio alla débâcle nei sondaggi (e nell’immaginario) di
The One, che non è un profumo o una canzone, ma Mr. Obama. La battuta la rubo a Jonathan Franzen, quello dello stupendo
Le correzioni, che in un’intervista molto snob e molto lagnosa se la prende con New York Times e America varia (le casalinghe che sparlano di Tiger Woods in realtà attaccherebbero il presidente: sarà), e così spiega: «Questi incidenti sono fatti su misura per Twitter, blog e tv. Le big corporation e i repubblicani traggono vantaggio dal tenere il dialogo lontano dai contenuti veri. Gli attacchi anti-Obama non si basano sui fatti ma sulla fantasia.»Il problema è quando il dialogo è lontano dai contenuti veri, e in cambio non c’è neanche qualche status succulento da intercettare sui network.
Penso all’estenuante Craxeide. Bravo, cattivo, statista, tangentista, da commemorazione, da rimozione. Tutto si tiene. Da noi non sarà colpa dei tweet, ma dei soliti giornali, che – ora parlo di Repubblica –
titolano un intervento di Penati «Rivalutare il socialismo della Milano da bere». Ma la notizia c’è. E poi capisci perché ti dicono: «Non voglio rinnovare la tessera del Pd.» Io la tengo, ma solo se in cambio ci danno i punti-fragola. Soprattutto ora che bisogna comprare i drink. (Che poi, anche qui, la contemporaneità: almeno, «nella fantasia», Obama è scivolato mangiando sushi.
di mattiacarzaniga P.S. Comunque, al di la' della bassa riconoscenza correntizia, ci deve essere un perche' ben piu' dolorosamente prosaico a giustificare la candidatura perdente in partenza di Penati in Lombardia.
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