Il Partito Democratico si è accordato con i dipietristi per candidare a sindaco un ex vicesindaco di Alleanza Nazionale.
La base del Pd e i partiti minori contestano l'indicazione. Previste clamorose reazioni.
«Scioccati». Anche questo termine, per quanto forte, non esprime appieno lo stato d'animo della base del Pd di Termoli. La decisione ufficiale di candidare per il centrosinistra Pasquale Spagnuolo, un uomo da sempre di centrodestra, più volte nelle liste del partito di Fini in corsa per un posto in Regione, ha fatto trascorrere una notte insonne e forse con molti incubi almeno a metà dei tesserati Pd, agli iscritti al circolo dell'Italia dei Valori e a tutti i rappresentanti locali dei partiti minori, dai Socialisti a Rifondazione Comunista, passando per Sinistra e Libertà. La dice lunga la nota diffusa ieri dai componenti dell'area che fa capo a Bersani. «Dire che siamo scioccati e delusi dai vertici regionali e nazionali del Pd di candidare il dottor Spagnuolo a sindaco di Termoli è poco. Tutti gli iscritti dell'area Bersani in Basso Molise e nell'intero Molise - si legge ancora in sintesi nel documento della base del Pd - chiedono con urgenza che sia convocata un'assemblea degli iscritti del circolo di Termoli e a seguito che vi sia la convocazione dell'assemblea regionale del Partito Democratico come prevede lo statuto. Vogliamo porre delle domande al segretario Danilo Leva, vogliamo che la segreteria del partito ascolti i cittadini presenti sul territorio che hanno dato mandato ai propri referenti in assemblea regionale ad esporre la contrarietà a questa scelta». La guerra interna al Pd approderà anche a Roma. «Porteremo avanti la nostra protesta e manifesteremo il nostro malcontento anche ai vertici nazionali - dice il Pd - non vogliamo spaccare il partito ma i vertici regionali non possono decidere per chi li ha votati alla primarie». È dunque bagarre nel centrosinistra all'indomani dell'operazione portata a termine da Leva, Totaro e Ruta e dell'accordo nazionale sottoscritto con Di Pietro per presentare a Termoli Spagnuolo e a Montenero di Bisaccia la Rosati. Il segretario regionale dei Socialisti Scarano ha detto: «Noi andremo per la nostra strada, questo accordo non ci interessa». Gli ha fatto da eco il segretario cittadino, Santoro. «Così - ha detto in sintesi - non è possibile alcuna unità». Sul piede di guerra anche il Partito della Rifondazione Comunista che non intende sostenere un uomo della destra. «È assurdo - ha detto Manocchio - è un accordo che non accettiamo». Forti perplessità sono state espresse dal responsabile cittadino dell'Italia dei Valori, De Lena. «La vedo male - ha detto in sintesi De Lena - noi le elezioni le vogliamo vincere, non perdere». Il clima è diventato di fuoco, le dichiarazioni fatte un po' da tutte le parti in nome dell'unità sembrano essere state disattese, le soluzioni elaborate per porre fine alla frammentazione non paiono aver dato alcun frutto, ma anzi hanno acuito le divergenze di vedute. Intanto il termine per la presentazione delle liste si avvicina inesorabilmente e non si escludono, a questo punto, altri colpi di scena.
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