La fotografia dello stato in cui versa la Cgil non sta tanto nella gestione Epifani, quanto nel fatto che al prossimo congresso la mozione che sfiderà la maggioranza lo farà da una piattaforma ancora più retriva, novecentesca, conservatrice e preistorica, quella di Cremaschi, Rinaldini e compagnia bella (coloro i quali vedono come nucleo del sindacato la rappresentanza di pensionati e di lavoratori dipendenti con contratti a tempo indeterminato, niente di male se non che oggi questi sono una minoranza). E dire che potrebbe servirci davvero un sindacato forte e moderno, all’altezza dei problemi di questi tempi e capace di interrompere l’imbarazzante gioco delle parti che è diventata la concertazione in questo paese. Basti pensare alla eufemisticamente "timida" reazione all'annunciato sciopero degli immigrati previsto per il 1 marzo. Invece ci tocca tifare per Epifani.
Un post al blog di Francesco Costa recita: "Io sono per la CGIL, perché dove la CGIL non c’è i lavoratori non stanno meglio. Anzi. Altra cosa è denunciare i limiti attuali. Da iscritto, oggi non me la sono sentita di votare. Non mi sentivo rappresentato da nessuna delle due mozioni, nemmeno un poco. Però, nell’organizzazione conosco anche tante brave persone, che si impegnano con passione per quello in cui credono. In loro ripongo la speranza che, prima o poi, le cose cambieranno anche lì."
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